E' rimasto vittima due anni fa di un incidente stradale che da allora gli ha impedito di fare cià che più amava e ciò per cui aveva un talento enorme e raffinato: il musicista. E ora Paolo Schianchi, dagli Stati Uniti dove vive da ormai alcuni anni, si racconta a cuore aperto e - in attesa di tornare sul palcoscenico - lancia ciò che è nato dal dolore, dalla tentazione di arrendersi e poi dalla volontà di non mollare: un progetto dedicato ai giovani musicisti. Ecco ciò che ha scritto in un post, da leggere tutto d'un fiato.
"Come stai?
Una domanda ricorrente, rivolta da amici cari e conoscenti a cui sono più o meno sfuggito, scomparendo professionalmente e socialmente per circa due anni, isolandomi dal mondo.
È la domanda che tutti mi hanno fatto, comprensibilmente, e che ho provato ad affrontare come potevo, quando ne avevo le forze.
Le parole non sono un mezzo adeguato a descrivere l'inferno vissuto.
Temo che ogni tentativo sarebbe vano.
Dirò questo: sono rimasto in piedi nonostante tutto, e a testa alta ho affrontato una tempesta interminabile e l'oscurità più totale del non sapere cosa mi stava accadendo e perché.
Ho ardentemente desiderato di farla finita, più che altro per porre fine a un dolore fisico che mi impediva di toccare un letto per mesi e mesi o di dormire per più di un paio d'ore (spesso solo per tratti di 15 minuti senza differenza tra notte e giorno) su una sedia senza poter nemmeno appoggiare la schiena sullo schienale.
Non ho ceduto alla tentazione perché sono un padre, un marito, un figlio e perché sono consapevole di che dono sia la vita e la musica, che ho ardentemente desiderato poter tornare a respirare anche solo per qualche secondo.
Non mi sono mai arreso, mai.
Ho sempre sorriso, le lacrime le ho tenute per me.
Quando è arrivata la pandemia, ho semplicemente disegnato il mio sorriso sulla mascherina, tutto qui.
Ci sono stati momenti in cui sono andato vicino a gettare la spugna, quando mi si diceva che non c'erano molte speranze di salvare il mio braccio, o quando c'erano solo tenebre davanti a me e non si vedeva la luce, ma non l'ho fatto. Il desiderio di tornare alla musica era troppo feroce per cadere a terra definitivamente.
Ogni singolo giorno di questi due anni ho combattuto con tutte le mie forze, senza mai fermarmi. Un lavoro a tempo pieno, con sfide, rischi e difficoltà semplicemente inenarrabili.
Pensavo di dover scalare una gigantesca montagna. Ho poi realizzato che ne dovevo scalare tre.
C'è stato chi mi ha detto che probabilmente non sarei mai più tornato a suonare. Non gli ho mai creduto, perché sapevo che non lo avrei mai permesso.
Come diceva uno dei miei eroi, il fallimento non è un'opzione. Nulla è impossibile, anche se alle volte tutto sembra esserlo.
Tutt'oggi combatto dietro le quinte, ma da un punto enormemente più alto della mia scalata, e sempre con il sorriso, e la testa alta.
Sono orgoglioso, e tanto, di dove sono arrivato e dove sto andando, e sono grato in modo indicibile a tutti coloro che mi hanno aiutato, a partire da chi mi ha rioperato oltreoceano, da chi mi ha seguito dopo l'operazione di revisione con una professionalità e competenza a dir poco straordinarie. Lo sono oltre ogni possibilità di espressione a mia moglie e a mio figlio, che sono stati al mio fianco in questo calvario, ai miei genitori che hanno condiviso il dolore e le angosce di questa interminabile disavventura, a tantissime persone che nei modi più diversi ci hanno supportato e ci sono state vicine con grande cuore.
Non un solo giorno è passato senza che tutte le mie energie andassero sulle terapie necessarie a rialzarmi e risorgere dalle mie stesse ceneri. Diversi professionisti mi hanno detto che non hanno mai visto in tutta la loro carriera nessuno così determinato e che abbia lavorato così duramente per riabilitarsi. Non posso che dire che non potevo fare altrimenti: lo devo alla musica che mi ha salvato, lo devo alle persone che hanno sempre creduto in me, lo devo a chi mi vuole bene, a mia moglie, a mio figlio, ai miei studenti, a chiunque sia stato raggiunto dalla mia musica e dal mio lavoro.
Ho imparato tanto sul valore della vita, su quante cose diamo per scontato (compreso poter dormire in un letto), o quanto l'apparenza possa ingannare e quanto ingenuo io fossi.
Tante cose incredibili sono successe, persino una per me profondamente significativa dalle parti della Casa Bianca, ma non sono stato in grado di raccontarle, primariamente a causa degli effetti di un problema personale con cui sono tutt'ora alle prese, scoperto negli States alla fine della seconda guerra mondiale, che affligge anche i soldati al ritorno dalla guerra e chi ha vissuto gravi traumi. Mi causa più che altro difficoltà a dormire dignitosamente e mi ha portato ad isolarmi per lungo tempo da tutto e da tutti, con conseguenti sensi di colpa. Incubi terribili ogni notte legati al questo trauma, e ti svegli urlando a più riprese, ma ci sto lavorando e anche in questo caso sono profondamente orgoglioso del mio percorso di risalita e di quanta strada è stata fatta. Anche questo post ne è - in fondo - una piccola testimonianza.
Anche per questo, ora invece vorrei trovare pian piano la forza e il coraggio di raccontare alcune di queste piccoli grandi accadimenti straordinari di questi ultimi mesi, che sono stati possibili proprio grazie alla potenza della musica, alla speranza che non mi ha mai abbandonato del tutto e a persone meravigliose.
L'ho ritrovata proprio quando sembrava perduta, e quando soprattutto sembrava un lusso che non potevo più concedere a me stesso senza distruggermi.
E invece ora sono qui, in tutto lo splendore di un'armatura fatta del coraggio che è servito per affrontare tutto questo, della bellezza accecante di tutto l'amore che mi ha tenuto in vita in questi due anni e mi ha riportato, millimetro dopo millimetro, verso la musica, e la gratitudine verso tutti coloro che hanno dimostrato di avere un cuore grande.
Come sto?
Oggi sono un uomo più forte, e un musicista ancora più determinato a guardare in alto, a portare con me chi merita di non essere lasciato solo e ad aiutare chi ha più bisogno.
Il dolore è anche fisico quando suono, e per ora ho potuto farlo in piccoli contesti estemporanei per pochi minuti complessi sia emotivamente che fisicamente. Mi sono allenato duramente a non essere distratto dal dolore: la prossima volta che salirò su un palco, anche se per ora per pochi minuti, quel dolore sarà affar mio, e al mondo voglio che arrivi solo la mia musica.
E un domani non lontano, da pochi minuti, si passerà a un concerto, se qualcuno avrà desiderio di riavermi su un palco, e sarà gioia.
È una promessa.
Nel frattempo in questi mesi, specie quando per me il futuro era ancora più incerto, ho vissuto anche del desiderio di far sì che il lavoro di una vita e quanto di buono sono riuscito a costruire attraverso la musica, possa divenire un aiuto a ragazze e ragazzi assolutamente straordinari incontrati sul cammino, che meritano tutto il nostro supporto.
Per questo, ora più che mai, il mio cuore va a loro e al progetto dell'Innovatorio, che oggi vanta la collaborazione e la disponibilità di artisti del calibro di Malika Ayane, un'artista dal cuore grande, di Dietrich Paredes, uno dei più grandi musicisti e direttori d'orchestra al mondo, e un uomo incredibile (anche lui un'Einstein Visa, ma nel suo caso meritata) e tanti altri straordinari musicisti a cui va tutta la mia gratitudine e ammirazione.
Un progetto straordinariamente ambizioso tra Italia e Stati Uniti, per salvare giovani talenti da un presente difficile. Un progetto considerato folle o addirittura incomprensibile da alcuni, ma invece fondamentale e meraviglioso. Soprattutto, un progetto che, per quanto difficile da realizzare senza grandi mezzi, è pur sempre possibile, e assolutamente inestimabile perché, lo so per esperienza, può davvero cambiare profondamente la vita a questi ragazzi e portarli a sognare il futuro che meritano, e a tramutarlo in realtà.
Con l'aiuto di tanti può davvero accadere.
In questi giorni si decideranno le sorti.
Se volete scoprirlo e far sì che accada, potete leggere qui:
https://www.yourmusiclab.org/it/sostieni-innovatorio-it/
Per il resto, cercherò di tornare pian piano al mondo e a portare nel mio piccolo un sorriso e speranza, anche solo con l'esempio di tutto quello che ho imparato sul cammino, a chi più ne ha bisogno.
Ad maiora, semper."
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