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«Il mio video per gli U2»

di Matteo Scipioni 

29 Maggio 2021, 09:06

Immaginate, un giorno, di navigare su YouTube, sull’onda dei ricordi. Immaginate un flash passato, un ricordo e andate sul profilo ufficiale degli U2.

Ed ecco che la vostra attenzione, tra le nuvole, viene attirata da un nome. Il vostro. Sul profilo ufficiale degli U2. Minimo cadete dalla sedia. Con la bocca aperta. Se poi si tratta di una vostra creatura, una fetta della magnificenza rock degli U2 che vi appartiene svenite, piangete, iniziate con il prendere lo smartphone in mano, tremando. 
Lui «Kampah» un po’ c’è abituato, giramondo ma con una candela sempre accesa nella sua Parma. Un sacco di collaborazioni energiche, famose, stimolanti e gratificanti le ha alle spalle. Ma alle soddisfazioni, anche postume (a dire il vero, eterne), non c’è mai limite. 
Ed ecco, la storia di questi giorni: la band di Dublino rimasterizza il video di  «Even better than the real thing» e lo posta  sul canale YouTube (oltre 2 milioni di iscritti, per capirci). C’è un piccolo-enorme particolare: il video in questione è stato realizzato da Kampah e da Armando Gallo. Ed ecco servito su un palcoscenico sterminato anche il tributo da parte della monumentale band. 
Avete dubbi? Oltre 200 milioni di dischi, il numero maggiore di Grammy Award (Oscar della musica) per un gruppo con 22 premi, 2 Golden Globe e 2 nomination ai Premi Oscar. Una sintesi più che scarna. Per spiegare chi sono ci vorrebbe uno spazio ben più grande dell’articolo. «Directed by Armando Gallo and Kampah». Trent’anni fa.
Flavio (Kampah) adesso è a Ibiza: «Un posto fantastico», ma la voce e l’emozione è palpabile. Comprensibile. La vita di Kampah è sempre stata un susseguirsi di episodi a volte casuali, sempre sorprendenti, molto spesso decisivi. La storia ha i connotati di quelle leggende rock, eterei ma veri. 
Ci racconta i fatti così come nelle pagine del suo libro autobiografico, un altro tassello a cui manca la ciliegina, ma su questa fatica «letteraria» aspettiamo un altro momento per raccontarla. «Nel ’92 incontrai per caso Armando Gallo, il fotografo dei divi, che avevo già conosciuto e con cui avevo lavorato: per lui avevo curato il design e l’impaginazione del suo libro-catalogo sugli U2, con le sue foto dal palco scattate in tour con loro», spiega Kampah.  «Lui stava per ripartire con gli U2 per fare foto dal palco durante il tour del nuovo album Acthung Baby».  
Tra una chiacchiera e l’altra, davanti al nuovo acquisto di Gallo, una telecamera portatile, a Flavio si accende una lampadina: «Armando, perché intanto che sei lì non fai anche un bel video della band che suona, lo montiamo a Hollywood dove lavoro e glielo proponiamo come video musicale?».  
Davanti alle immagini riprese da Gallo, tornato dalla tournée, a Flavio si accende un’altra lampadina. In quel momento Kampah stava lavorando in anteprima con (quello che all'epoca era) un nuovo software: si chiama(va) Premiere, era prodotto dalla Adobe. Perché non usarlo per il video? Montaggio, filtri, anche se ancora sempre e solo in bassa risoluzione. All’epoca non esisteva ancora un modo per fare l’output del video dal computer: non c’era una scheda video per fare output e il lavoro si poteva solo guardare dal monitor. La soluzione? «Mandi in play il video dalla timeline di Premiere e lo riprendi dallo schermo con la telecamera Hi-8 di Armando».  
I pixel ingranditi, l’immagine sgranata ma in modo artistico-tecnologico, le contaminazioni tra tecnologia e immagine, la distorsione dei canoni di bellezza, il gioco tra i vari diversi monitor dello studio, ognuno col suo tipo di pixel speciale. Stampa, sequenza e altri tocchi con la polaroid. Non è finita, altri passaggi. 
Il video è «frenetico, veloce, una composizione di cose totalmente diverse tra loro, sovrapposte all’inverosimile». Ecco il primo minuto del video è pronto da far vedere alla  band. Bono e gli altri «impazziscono», anzi la loro risposta è: «Finitelo alla svelta. Senza cambiarlo». 
Il resto, come si dice, è storia. Il video andrà in rotazione su MTV e le altre reti di video musicali. In tutto il mondo. Finirà poi nella compilation video di «Achtung Baby - The Videos, The Cameos» insieme a registi importanti come Wim Wenders, Mark Pellington, Anton Corbijn, Kevin Godley. 
«Un video che rifarei senza cambiare un frammento, un’immagine: un video che è nel mio Dna”, spiega Kampah. Uno stile ancora riconoscibile, anche nei suoi recenti lavori di street art: immagini sovrapposte. E i ricordi, le emozione viaggiano, come lui, il parmigianissimo Kampah, giramondo: «Non penso al ritorno, ma alla partenza». E a questa gioia-soddisfazione.

Matteo Scipioni
 

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