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La memoria di Parma «nata» in Sudafrica


La memoria di Parma  «nata» in Sudafrica

di Antonio Bertoncini

16 Febbraio 2022, 13:05

Il custode della memoria di Parma del ventesimo secolo arriva dal Sudafrica. Il suo nome è Marco Minardi, storico per professione, che da quasi quarant’anni presidia l’Istituto Storico della Resistenza, prima come collaboratore, poi come direttore. Il suo oggetto del cuore, quello custodito con cura quasi maniacale per mezzo secolo nell’armadio di casa, è in realtà un’accoppiata composta da un elegante blazer blu, divisa scolastica della King Edward High School di Johannesburgh, e del copricapo di paglia, che veniva conferito ai partecipanti delle prime classi sportive della scuola, in occasione della tourné in Monzambico, alla quale Minardi partecipò come componente della squadra di basket nel 1973.


Oggi Marco si considera un parmigiano doc, anche se è nato a migliaia di chilometri di distanza, a Joannesburgh, dove ha vissuto fin quasi a vent’anni. I suoi genitori – il papà dei Molén Bass, la mamma dell’Oltretorrente – nel 1959 decisero di emigrare in Sudafrica in cerca di fortuna. L’idea vincente arrivò nel 1964: allora i giornali viaggiavano via mare e per gli emigrati nell’Africa meridionale arrivavano dopo mesi. Il signor Minardi pensò che in aereo l’informazione avrebbe viaggiato più veloce. Così rilevò «L’Edicola» nel centro di Johannesburgh e organizzò in esclusiva la distribuzione della stampa italiana in tutta l’Africa meridionale. «In quegli anni – ricorda Minardi - la nostra edicola era diventata un ritrovo per la comunità italiana». Lì Marco frequenta le scuole fino alle superiori, ma nel 1974, quando arriva il tempo di iscriversi all’Università, i genitori decidono di tornare a Parma, e per lui comincia una vita del tutto nuova in un mondo fino ad allora sconosciuto. «Mi sentivo come spezzato – confessa - proiettato in una vita che non era la mia. Trovai la mia strada a Bologna, dove mi laureai in storia contemporanea con Luciano Casali, che fu nominato responsabile scientifico della Mostra per il sessantesimo delle Barricate di Parma 1922. Mi volle come collaboratore, e mi trovai a lavorare con Guido Pisi. Fu un incontro che segnò una nuova svolta nella mia vita».


Così, dal 1983 Marco Minardi comincia la sua lunga avventura all’Istituto Storico della Resistenza, come custode della memoria di Parma: «Allora – racconta – l’Istituto era in via Mameli, e a presiederlo era Sergio Passera. Qui ho scoperto tante persone, ho capito che dietro le schede dei partigiani ci stavano uomini e donne, con le loro emozioni e i loro sentimenti. L’incontro che mi ha dato di più è quello con il mitico Annibale (Luigi Rastelli), vicecomandante della Brigata Garibaldi, che tornò ad indossare la divisa partigiana solo nella sua ultima sfilata per il 25 Aprile».


Minardi ha vissuto nel 1984 il trasloco nell’attuale sede (un locale del Comune in vicolo delle Asse), inaugurata dal presidente partigiano Sandro Pertini. Nel 2007 Guido Pisi decide di tornare all’insegnamento, così Minardi diventa direttore. Sotto la sua guida l’Istituto si adatta al mutare dei tempi, con un mondo partigiano che si va sempre più assottigliando: promuove ricerche storiche sul Novecento facendo crescere giovani studiosi, intensifica il lavoro verso le scuole, allarga l’orizzonte all’età contemporanea e organizza i viaggi della memoria, portando i ragazzi in visita nei campi di sterminio, per far vedere ciò che è stato. Lo fa in una rete vasta che coinvolge Comuni, Provincia, Fondazioni bancarie e Regione. Sulle pareti campeggiano tanti quadri, fra cui quello di Latino Barilli, che si classificò secondo al concorso Cln Artisti nel ‘46, quello immancabile di Ubaldo Bertoli, la maschera funeraria e la foto storica di Guido Picelli, dono dei Ds (Democratici di Sinistra) dell’Oltretorrente, di cui Minardi fu segretario, al tempo in cui faceva politica e visse un’esperienza in Consiglio Comunale.

All’Isrec il cuore della documentazione è l’Archivio della Resistenza: «Il fondo del Movimento di Liberazione – spiega Minardi – comprende il ruolino redatto dal Comandante di ciascuna delle 14 Brigate partigiane che operarono nel parmense, con l’indicazione dei partigiani combattenti e dei caduti. Presso l’Istituto si trova l’elenco quasi completo dei 12000 partigiani del parmense e dei 797 caduti combattendo per la libertà, ma ci sono anche gli elenchi delle donne che fecero la Resistenza, dei deportati, dei prigionieri alleati del campo di Fontanellato, e dei militari di Parma prigionieri nei campi degli alleati. A questi si aggiungono i fondi provenienti da archivi privati importanti, come quelli di Pci e Pri, e di don Cavalli, Giacomo Ferrari, Dante Gorreri e Aristide Foà. «Gran parte di questo materiale – rende noto Minardi, insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica nel 2017 – si può trovare già in rete sul nostro sito, nelle banche dati di Parma ‘900».Anche per la memoria della Resistenza, il futuro viaggia ormai sulle pagine web.

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