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oltre l'8 marzo

Centro antiviolenza, non solo numeri: storie di coraggio

Ecco i dati a Parma: violenza psicologica (236) fisica (201), economica (107) e sessuale (35)

Centro antiviolenza Non solo numeri: storie di coraggio

09 Marzo 2022, 09:52

Sono ancora una volta preoccupanti i dati che, come da tradizione, il Centro Antiviolenza di Parma rende pubblici in occasione dell’8 marzo. «Numeri - dicono le operatrici del centro - che rappresentano solo uno “spaccato” del nostro lavoro quotidiano. I numeri restano fini a sé stessi se non letti correttamente e inquadrati nel fenomeno culturale e strutturale che è la violenza sulle donne. Dietro alla violenza vi sono dei meccanismi e dei modelli culturali che i dati statistici da soli non possono spiegare, ed è quindi fondamentale la lettura che ne può fare chi lavora nei centri antiviolenza grazie alla propria esperienza a contatto con le donne. Oltre ai numeri ci sono le storie reali delle donne “sopravvissute” che si sono rivolte a noi».


I dati del 2021
Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 le donne che hanno subito violenza e che hanno contattato la realtà parmigiana del Centro sono state 328, di queste 261 sono nuovi contatti mentre 67 stavano già affrontando un percorso di uscita dalla violenza. Rispetto al 2020 c’è stato un aumento di richieste al Centro Antiviolenza di Parma da parte delle donne che hanno subito violenza: si è passati da 307 a 328. Rispetto alle donne che si sono rivolte nel 2021, invece, è stato rilevato come la maggior parte siano donne italiane (148) mentre le donne straniere sono state 96.


Non solo violenza fisica
La violenza subita, sottolineano al Centro Antiviolenza «non è mai solo fisica, ma la componente psicologica è sempre presente nelle relazioni violente, ovvero le donne vengono continuamente sminuite e perdono fiducia in sé stesse, entrando così in questo meccanismo». Stando ai dati pertanto la maggior parte delle donne ha subito violenza psicologica (236) e a seguire fisica (201), economica (107) e infine sessuale (35). Le donne che si sono rivolte al centro hanno espresso il bisogno di sfogarsi (108) oppure hanno richiesto ulteriori informazioni (80) o un colloquio successivo di accoglienza (81). Molte di queste hanno richiesto consigli e strategie (88), consigli legali (59) e consulenze psicologiche (11). Infine, sono state richieste anche la partecipazione a gruppi di sostegno (1), ospitalità (4) e ospitalità in emergenza (45), e ricerca della casa o del lavoro (2), perché, spiegano ancora, «il percorso di uscita dalla violenza è a tutto tondo, non un servizio di assistenza ma un sostegno perché le donne ritrovino la loro libertà e autodeterminazione».


Figlie e figli vittime
Tra le donne che hanno contattato per la prima volta il centro riferendo di subire violenze quelle con figli sono state 173, senza 55, per un totale di 228. «Dal racconto delle donne - sottolinea il centro - rileviamo che i figli e le figlie che hanno subito violenza (185), diretta e/o assistita, risultano essere il 61,3%». Insomma «i minori che vivono in un contesto in cui si agisce violenza se non la subiscono direttamente comunque la vivono e la percepiscono indirettamente con gravi conseguenze». Le donne con figli accolte in ospitalità sono state 17, senza figli 6, per un totale di 23 donne e 34 minori ospitati. Spesso è necessaria l’ospitalità per casi di emergenza.
«Dobbiamo lavorare per le nuove generazioni - concludono dal centro - perché nelle prospettive future possano avere nuovi modelli da seguire per costruire una società egualitaria per tutte/i che veda nel confronto e nel rispetto l’unica via da seguire».
r.c.

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