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Delitto

Polesine, la donna uccisa a botte dal figlio 51enne ora in stato di fermo e accusato di  omicidio pluriaggravato

 fermo d'indiziato del delitto di omicidio pluriaggravato .

06 Agosto 2025, 15:02

C'è un fermo per la morte della 70enne indiana di Polesine: è il figlio delle donna, R.B. cittadino indiano, classe 1974, accusato di  omicidio pluriaggravato. Un delitto maturato dopo una serie di violenze continue, soprusi e di sopraffazioni che duravano da tempo.

Al fermo dell’indiziato del delitto si è pervenuti dopo indagini serrate, condotte per 36 ore di seguito dal Pubblico Ministero di turno esterno, con il prezioso ausilio dei Carabinieri del Comando Provinciale di Parma e dei reparti territoriali.

Le indagini sono state avviate dopo la comunicazione, da parte della direzione sanitaria dell’Ausl di
Parma (alle ore 18:30 circa del 4 agosto scorso), del decesso della donna a causa di “emorragia cerebrale con segni di traumatismo esterno”.

Alle ore 8:15 della mattina un’ambulanza del 118 di Busseto -a richiesta di uno dei familiari della donna (risultato poi essere
il figlio indagato)- è arrivata a Polesine Zibello, per prestare soccorso alla  donna, colpita, secondo quanto affermava il figlio stesso,  da un malore in casa. 
Dopo i primi soccorsi eseguiti dal personale sanitario del 118, vista la gravità dello stato di salute in cui versava la signora, sul posto è giunta  un’eliambulanza, a mezzo della quale la paziente, in stato comatoso, è stata  trasportata all’Ospedale Maggiore di Parma dove è morta nel primo pomeriggio.

Sul corpo della donna, erano visibili lividi (alla guancia sinistra e su entrambi gli arti superiori) nonché un occhio nero, oltre ad un taglio; - alla richiesta sulle origini delle lesioni, il figlio della donna ha spiegato che la mamma era caduta circa due settimane prima; - in ospedale era stata sottoposta a TAC, che aveva evidenziato una emorragia cerebrale sinistra, oltre ad un segno di avulsione dentaria.

Dalle indagini è emerso un complesso quadro di conflittualità familiare tra l’indagato, da un lato (peraltro spesso incline al bere) e la sua convivente, dall’altro, con la madre dell’indagato (ovvero la vittima) che prendeva apertamente le parti della nuora, determinando con ciò le reazioni del figlio indagato.

Il figlio - da quanto raccolto - ha sempre avuto una condotta maltrattante ai danni della madre, consistita in aggressioni, percosse, violenze pressochè quotidiane, dovute generalmente all’abuso di sostanze alcoliche  tanto che la donna (da sempre schieratasi in difesa della nuora, a sua volta vittima di soprusi) aveva manifestato l’aspirazione a tornare in India per timore di essere uccisa.

L’ultima condotta violenta -da ritenersi all’origine del decesso- sarebbe avvenuta tre giorni fa quando l’indagato, per l’ennesima volta, avrebbe colpito in maniera violenta la madre al capo, cagionandole quelle lesioni che, a distanza di poco meno di due giorni, le avrebbero cagionato uno stato comatoso da cui era derivato il decesso della stessa.
Le prime conferme alla ricostruzione operata nel decreto di fermo sono arrivate dall'esame esterno del cadavere, dal quale è emerso un “quadro di natura traumatica, polidistrettuale,  prevalentemente l’emivolto sinistro” (compatibile con il colpo dato al capo dell’anziana donna, all’origine della emorragia dimostratasi poi letale), ma anche negli arti superiori e gli arti inferiori, riconducibili all’azione di corpi contundenti, riferibili a momenti lesivi diversi.
L’autopsia -che verrà eseguita a breve- consentirà di chiarire tutti i punti ancora suscettibili di approfondimenti dal punto di vista medico-legale.

Il decreto di fermo è stato emesso per fronteggiare il pericolo di fuga dell’indagato che, immediatamente dopo il decesso della madre, per un verso ha cercato di sviare i soccorritori circa la natura del malore insorto nella madre, e, per altro verso, ha abbandonato subito l’abitazione, allontanandosi dalla provincia parmense per raggiungere un conoscente in zona distante dalla sua abitazione, al fine (evidentemente) di far perdere definitivamente le proprie tracce, così rendendosi di fatto irreperibile alle ricerche.

 In definitiva a carico dell’indagato si ipotizza il delitto di omicidio, aggravato per essere stato commesso in occasione della commissione del delitto previsto dall’art. 572 c.p. (maltrattamenti, consistiti in abituali atti di
violenza, fisica e verbale, di disprezzo ed umiliazione, così impostando i rapporti di convivenza familiare a
criteri di sopruso, vessazione e sopraffazione e provocando, altresì, nella donna uno stato di costante timore per la propria incolumità) e aggravato per essere stato commesso nei confronti dell’ascendente.
L’indagato -con la richiesta di convalida del fermo da parte di questo Ufficio- verrà messo a disposizione del GIP, dinanzi al quale -in omaggio al principio della presunzione di innocenza potrà esporre tutti gli elementi a propria discolpa, dopodichè il GIP valuterà se convalidare o meno il fermo e, in ogni caso, se applicare o meno una misura cautelare.

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