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CINEMA

Oppenheimer favorito agli Oscar. Miglior attrice, "duello" Emma Stone - Lily Gladstone

L'Italia tifa per «Io Capitano» di Matteo Garrone

Oppenheimer favorito agli Oscar. Miglior attrice, "duello" Emma Stone - Lily Gladstone

di Alessandra Baldini

09 Marzo 2024, 10:26

La domanda non è se, ma quanti. Alla vigilia degli Oscar la statuetta per il miglior film sembra ormai assegnata: a salire sul palco del Dolby Theater di Los Angeles saranno Christopher Nolan e il cast al completo di «Oppenheimer». Il film sul padre della bomba atomica arriva all’appuntamento tra domani e lunedì con 13 nomination (una meno di All About Eve, La La Land e Titanic), un successo che ha il sapore dell’inevitabilità.
Collegata su Rai1, l’Italia tifa per «Io Capitano» di Matteo Garrone, in corsa in una cinquina internazionale eurocentrica con lo spagnolo «La società della neve» di J.A. Bayona, il tedesco «The teachers' lounge» di Ilker Catak, «The zone of interest» del britannico Jonathan Glazer e «Perfect days», presentato dal Giappone ma firmato Wim Wenders.
Spiazzando «Barbie» di Greta Gerwig, a cui era stato associato fin dal debutto lo scorso luglio, il maxi-biopic su Oppenheimer ha fatto man bassa di premi, a partire dai Golden Globe, passando per i Bafta (sette statuette) più tre alla Sag per miglior cast, miglior attore protagonista (Cillian Murphy) e migliore non protagonista (Robert Downey Jr). Oppenheimer è l’undicesimo film incoronato dalla Producers Guild, dalla Sag e dall’associazione dei registi: una tripletta che, con la sola eccezione di Apollo 13, ha portato all’Oscar più prestigioso a cui potrebbero aggiungersene altri sei-sette.

Sono in finale per best film 10 pellicole: insidiano Oppenheimer la dark comedy Leone d’Oro a Venezia di Yorgos Lanthimos «Povere creature!» (11 candidature), «Killers of the Fower Moon» di Martin Scorsese (10), il campione di incassi dell’estate «Barbie» (8 ma non per la regia), «The Holdovers - Lezioni di Vita» di Alexander Payne (5).

E poi «Maestro» di Bradley Cooper, «American Fiction» di Cord Jefferson, «Past Lives» della coreana-americana Celine Song uscito al Sundance, «Anatomia di una caduta» di Justine Triet, Palma d’Oro a Cannes ma snobbato dalla Francia per il miglior film internazionale, e «last but not least» «The Zone of Interest», vincitore del Grand Prix che potrebbe riservare sorprese.

Gli Oscar premiano l’industria del cinema e sono dunque un test sugli investimenti miliardari di studi e servizi in streaming: Netflix, con un pot-pourri di Maestro, Nyad, American Symphony, El Conde, May December, Nimona, Rustin e The Wonderful Story of Henry Sugar, è arrivato in testa con 16 candidature, seguito da Universal di Oppenheimer con 13 ex aequo con Searchlight (quasi tutte di Povere Creature!) e Apple (10 per Killers of the Flower Moon).
La Warner di Barbie e Color Purple si è fermata a quota nove, mentre A24 (asso pigliatutto l’anno scorso con Everything Everywhere All At Once e quest’anno in gara con Zone of Interest e Past Lives) è arrivato a sette.
Snobbate Gerwig (che corre per la miglior sceneggiatura non originale) e Song, resta Justine Triet in pista a tener alto il nome delle registe in cinquina.
Ce la farà una di loro a tenere testa a Nolan che ai Dga ha battuto Scorsese (a 81 anni il candidato alla regia più anziano)?
E sempre in materia di donne, ci sarà suspense per la migliore attrice: la Sag ha rimesso in gioco Lily Gladstone, prima candidata nativa-americana, contro la favorita Emma Stone di Povere Creature! già premio Oscar per La La Land. Scontata invece la miglior non protagonista: sarà la afro-americana Da’Vine Joy Randolph che ha vinto finora 36 premi dal debutto del film a Telluride. Tra gli attori, il frontrunner è Cillilian Murphy davanti a Paul Giamatti, mentre nei ruoli secondari Downey Jr. è strafavorito rispetto a Robert De Niro, Mark Ruffalo, Sterling Brown e Ryan Gosling che salirà comunque sul palco con 65 ballerini per cantare I am just Ken.

È uno dei brani in corsa per la miglior canzone originale, e sarà un derby in casa Barbie con Billie Eilish di What was I made for, favorita rispetto agli altri candidati: Jon Batiste con It Never Went Away da American Symphony, il nativo Scott George con Wahzhazhe (A Song for My People) da Killers of the Flower Moon e l’eterna finalista Diane Warren per The Fire Inside da Flamin’ Hot, debutto alla regia di Eva Longoria.

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