Commento
Nella crisi più tragicomica della Repubblica, quella nella quale la Camera plaude al premier appena impallinato al Senato e dove tutti riescono ad addossare la colpa al prossimo, in particolar modo se quest’ ultimo di colpe non ne ha, a perdere la faccia sono stati in molti. Troppi. Ma se la faccia si può perdere senza patimenti della coscienza, c’è una cosa che nessun parlamentare sarebbe stato disposto a perdere: il vitalizio.
Ebbene, le norme che regolano la forma pensionistica destinata a onorevoli e senatori prevede che si maturi il diritto della quota per i cinque anni della legislatura quando questa sia arrivata ad almeno quattro anni, sei mesi e un giorno. Provate a indovinare: la data fatidica è il 24 settembre, proprio un giorno prima (ma toh!) delle elezioni. Ma non fatelo notare ai diretti interessati: vi risponderebbero stizziti che le nuove Camere si insedieranno addirittura il 15 ottobre, la bellezza di 21 giorni dopo la fatidica data «salva pensioni». Che la crisi sia deflagrata solo a vitalizio salvo, resta una pura coincidenza...
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