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Baby gang

«Mio figlio 15enne e i suoi amici rapinati in centro»

«Mio figlio 15enne e i suoi amici rapinati in centro»

04 Gennaio 2022, 03:01

«Gli hanno sferrato un pugno sul naso, a crudo, e sono fuggiti. Poi, sono spuntati altri ragazzi che, con la scusa di aiutarlo a pulirsi e riprendersi, l’hanno trascinato nei bagni pubblici e hanno rapinato lui e i suoi amici. E’ successo a mio figlio, di appena 15 anni e, tutto sommato, è andata anche bene. Voglio raccontare l’accaduto per mettere in guardia altri adolescenti e famiglie: le baby gang del centro sono davvero pericolose».

E’ pacato ma fermo Roberto Tinelli, il padre parmigiano che il 31 dicembre si è visto tornare a casa il figlio con il viso sanguinante e gli occhi sbarrati per lo choc. Pieno pomeriggio, pieno centro. Ancora una volta ragazzini terribili che spadroneggiano e si accaniscono sui coetanei, ma questa volta sembra emergere uno schema preciso dietro l’ennesima imboscata.

«In sostanza, si danno il cambio – sottolinea il 45enne - . Prima alcuni picchiano e scappano, mentre i complici entrano in scena subito dopo e forzano i malcapitati ancora disorientati a seguirli in luoghi isolati per derubarli. E finire il lavoro. Mi è capitato di parlarne con altri genitori e pare sia un fenomeno tanto odioso quanto diffuso».

Ma facciamo un passo indietro e torniamo all’ultimo venerdì dell’anno. L’orologio segna le 17 e l’adolescente è insieme a due compagni di classe alla pensilina di viale Mariotti. I tre ragazzi già pregustano la serata di festa e non si accorgono del branco in agguato. «Si sono avvicinati in tre, probabilmente di origine nordafricana – racconta Tinelli -. Forse erano più grandi di qualche anno, ma secondo mio figlio e i suoi amici non ancora maggiorenni».

A quel punto uno di loro ha schiaffeggiato il ragazzo impaurito, per poi colpirlo con un gancio sul naso, tutto sotto gli occhi attoniti dei compagni del 15enne impotenti di fronte alla violenza improvvisa e vigliacca.

Subito dopo il trio è scappato, «ma al suo posto ha fatto capolino un altro terzetto che con insistenza ha trascinato mio figlio e i suoi amici nelle toilette in piazza Ghiaia, dove poi li ha rapinati». Il 15enne non aveva contanti e ha rimediato un altro ceffone. A uno dei suoi amici, invece, hanno rubato 45 euro.

Gli assalitori se la sono data a gambe, mentre le vittime hanno chiamato il 112. Ma poi, stremate dalla paura, hanno preso l’autobus e sono rientrate a casa. Il primo dell’anno, Roberto e il figlio l’hanno così passato tra ospedale e caserma: il ragazzino ha rimediato sette giorni di prognosi e uno spavento che sarà difficile da smaltire, il padre ha una denuncia in tasca e una folla di perché ai quali non riesce a rispondere.

«Da padre è difficilissimo accettare quel che è successo, anche perché ti senti impotente – fa un lungo respiro e riprende -. Mai avrei pensato che potesse accadere proprio a lui. Non voglio che altri ragazzini, altri genitori vivano quello che abbiamo passato e stiamo tuttora passando noi. Mio figlio non vuole più mettere piede in centro e la trovo una situazione surreale e ingiusta».

Tinelli ha il tono dell’urgenza, quando riprende: «Credo che il fenomeno delle baby gang stia assumendo contorni davvero preoccupanti – aggiunge d’un fiato -. E non possiamo fingere che non ci sia, occorre una riflessione collettiva, ma anche un’azione concreta da parte delle istituzioni. Non si può essere sotto scacco di questi bulletti capaci solo di menar le mani e aggredire ragazzini normali, perbene, non abituati alla violenza. Oggi è toccato a mio figlio, a cui è andata di lusso, ma la prossima volta?».

Chiara Pozzati

© Riproduzione riservata

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