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Raisa, sei mesi a letto per il Covid: «Che errore non vaccinarmi»

Raisa, sei mesi a letto per il Covid: «Che errore non vaccinarmi»

di Chiara De Carli

27 Marzo 2022, 03:02

Fontevivo- Ha 57 anni, è moldava, da cinque anni fa la badante e da tre vive a Fontevivo. Fino all’estate scorsa le sue giornate erano senza particolari «scossoni», anche se qualche difficoltà in più la pandemia l’aveva sicuramente portata. Quello che Raisa non immaginava, però, è che l’imprevisto era dietro l’angolo.

«Quando è arrivato il vaccino, sono stata convinta che era meglio aspettare a farlo, anche perché ho qualche disturbo: insomma, avevo paura che ci sarebbero state conseguenze. Poi è arrivata l’estate e sembrava di poterne essere usciti e quindi ho aspettato ancora, cercando sempre di stare attente».

Ma l’attenzione non è evidentemente stata sufficiente: un giorno di inizio settembre Raisa si è svegliata con la febbre alta. «La temperatura era tra i 39° e i 40° ma non credevo di avere il Covid per cui sono semplicemente rimasta a letto, poi ho iniziato ad avere problemi a respirare».

Il 12 settembre nel cortile di casa arriva l’ambulanza del 118 che la trasporta d’urgenza al Maggiore: da quel giorno passeranno sei mesi prima di tornare. «È stata una sofferenza infinita: inizialmente ero ricoverata nel reparto Covid, poi sono stata trasferita in terapia intensiva e lì sono rimasta per oltre due mesi» ricorda Raisa.

Durante il ricovero, in stanza con lei c’erano solo persone più anziane. «Ero la più giovane della stanza: con me c’era una 97enne e un giorno mi ha confidato che anche lei non si era vaccinata per paura. Anch’io avevo avuto paura e per questo avevo aspettato, alla sua età non so se avrei avuto lo stesso timore. Oggi io sono uscita, non so se lei ha avuto la stessa fortuna» riflette Raisa dopo aver lasciato alle spalle i momenti più duri.

Al Maggiore, Raisa passa il Natale, il capodanno e l’Epifania, e solo il 12 gennaio arriva il «via libera» per iniziare il percorso riabilitativo a Borgotaro, dove rimarrà altri due mesi prima di poter essere dimessa. Un tempo lunghissimo, costellato di dolore, paura e speranza, che ha però lasciato anche ricordi che le scaldano il cuore.

«Ho apprezzato la grande gentilezza e disponibilità di medici, infermieri e operatori a partire dallo staff del dottor Riccardi, al Maggiore, e del dottor Fasano a Borgotaro: sono stata sempre assistita con amore e attenzione, e mai nessuno mi ha trattata diversamente dagli altri perché sono straniera. Spero che questo mio racconto serva ad impedire la diffusione di false notizie, spesso alimentate ad arte: per cinque mesi non sono riuscita a camminare e ancora oggi, anche se sono ormai autonoma, faccio molta più fatica a fare le cose rispetto a prima della malattia. Ma sicuramente, senza le cure che mi sono state prestate, ora non sarei più qui».

Chiara De Carli

© Riproduzione riservata

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