VIOLENZA SESSUALE
Un lavoro regolare, dopo alcune settimane in nero. Era pur sempre un contratto a tempo determinato di soli tre mesi, eppure a Claudia (la chiameremo così) sembrava una grande conquista. «Un primo traguardo», aveva pensato, anche perché il contratto avrebbe potuto poi trasformarsi a tempo indeterminato. Barista in un locale di una zona periferica della città: stipendio tutt'altro che stratosferico, ma a 23 anni quell'assunzione le dava uno spazio di indipendenza e autonomia. Un paio di settimane, però, ed è evaporato tutto: i sorrisini ammiccanti del titolare e i suoi sguardi sono diventati sempre più insistenti. E poi le sue mani hanno cominciato a sfiorare il corpo di Claudia. Per essere più «convincente» le aveva anche inviato un video porno trovato online. Accusato di violenza sessuale, ieri, l'uomo - 54enne - ha patteggiato 1 anno. Con la sospensione della pena, a patto però che, entro un mese dal passaggio in giudicato della sentenza, cominci un percorso di recupero di almeno sei mesi all'associazione «Uomini maltrattanti» di Reggio.
Aveva sempre affiancato Claudia, fin dalla fine dello scorso febbraio, quando ancora non aveva alcun contratto. Non c'era nulla di strano o sospetto in quella presenza: era il titolare che stava la cassa e restava lui la figura di riferimento per i clienti. Ma anche dal 23 marzo in poi, dopo l'assunzione, è rimasto un'ombra accanto a lei. Le molestie sarebbero cominciate già una decina di giorni prima: piccoli schiaffetti sul sedere, tutt'altro che graditi.
Non aveva reagito, Claudia. Si era mostrata insofferente, ma aveva sperato che potesse rimanere un caso isolato. Invece, lui l'aveva rifatto almeno altre tre o quattro volte. Poi aveva preso l'abitudine di usare una sottile bacchetta in legno per toccarle le parti intime. Più e più volte, finché Claudia l'aveva afferrata e spezzata. Ma nemmeno quella reazione era bastata: le mostrava dei video porno sul telefonino e uno glielo aveva pure inviato. Il tutto lontano dagli sguardi dei clienti, in un angolo un po' appartato del bar.
Aveva resistito fino all'8 aprile. E il giorno successivo aveva chiamato la moglie del titolare per dirle che non sarebbe più andata al lavoro. «Problemi di salute», si era limitata a dire. E nel giro di poche ore era arrivato il licenziamento. Ma anche Claudia non è rimasta ferma: due settimane dopo ha fatto denuncia.
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