Le testimonianze sull'incendio
«L'annuncio da parte del negozio c'è stato, ma in cinese».
Anche il giorno dopo l'incendio in via Emilio Lepido che ha distrutto Happy Home e Bimbo Store, le testimonianze di chi c'era continuano a fioccare. Tra queste quella di una donna che, quando è divampato l'incendio, si trovava con suo figlio dentro Happy Home. «In pochi secondi l’inferno - spiega alla Gazzetta -. Eravamo appena entrati in quel negozio a gestione cinese e all’improvviso c'è stato un blackout parziale». Poi, da parte del personale, è arrivato via altoparlante l'allarme. Probabilmente di lasciare il negozio, ma, come spiega lei stessa ancora incredula, «in cinese. Nessuno l'ha capito».
Ma, anche a chi non sa il cinese, il successivo blackout totale e il fumo nero che ha invaso i locali, hanno fatto capire che bisognava mettersi in salvo. La donna racconta «il panico, la corsa stringendo al petto mio figlio, l'arrivo finalmente all'auto pregando che nulla esplodesse o ci colpisse». Non si dà, però, pace: «Quello che doveva essere un annuncio forte e chiaro di pericolo fatto in cinese è normale? Soddisfa le norme di sicurezza?». Una domanda che si saranno fatta anche altri.
Giovedì, a Happy Home, c'era un'altra madre con il figlio. Che, però, non ha vissuto lo stesso panico, ma lo ha osservato da fuori. «Avevo appena pagato alla cassa - racconta -. Ho ancora lo scontrino che segna le 15,58». Per pochi secondi tutto il resto le è stato risparmiato. «Una volta fuori però - riprende - mi sono accorta che dentro stava succedendo qualcosa di brutto. Ho visto il fumo e poi sentito le sirene dei soccorsi».
Ieri mattina, invece, davanti al negozio incenerito c'era un dipendente cinese di Happy Home. Ha l'aria affranta e chiede informazioni ai vigili del fuoco ancora presenti per monitorare lo spegnimento. Il problema, per lui e altri, italiani e cinesi, che in quei negozi lavoravano, è cosa fare adesso. «Dovrò trovarmi un altro lavoro» dice prima di andare via.
M.Cep.
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