×
×
☰ MENU

AVEVA 84 ANNI

Giulio Pezzani, addio al farmacista che amava l'opera

Giulio, Pezzani, addio al farmacista che amava l'opera

di Lorenzo Sartorio

05 Febbraio 2024, 03:01

È stato una vita in mezzo a pasticche, compresse, fiale, pomate, unguenti, sciroppi, però, la terapia per la cura del suo spirito non era basata sui farmaci ma sulla cultura in generale, l’arte e, soprattutto, la musica. Giulio Pezzani, conosciutissimo e amatissimo farmacista di San Lazzaro, gestore per anni della storica Farmacia Cavallina, è venuto a mancare nei giorni scorsi all’età di 84 anni.

Nativo di Sorbolo, di famiglia del posto (il padre Bruno gestiva un importante negozio di armeria, vendita bici, articoli caccia e pesca che aveva fondato il padre Nestore, cugino del grande poeta Renzo Pezzani), Giulio, dopo avere frequentato tutti i corsi scolastici all’Istituto Salesiano, si iscrisse alla nostra Università dove si laureò in farmacia. Come primo impiego svolse la professione di divulgatore scientifico per la casa farmaceutica Angelini per la zona di Reggio Emilia.

Negli anni Settanta vinse un concorso e ricoprì l’incarico di direttore della farmacia comunale di piazza Lubiana, dov’era adorato dai clienti, specie quelli anziani, per i quali aveva sempre una parola buona ma, soprattutto, la battuta pronta e simpatica. Com’era, in effetti, simpatico lui. Infatti, Giulio aveva una straordinaria empatia verso la gente e, quel sorriso contagioso e quei due occhi vispi come fiammelle, ne facevano un autentico personaggio amato da tutti.

Negli anni Ottanta aprì una farmacia a Viareggio nella quale restò dietro al banco 12 anni non mancando di seguire da vicino tutti gli eventi musicali pucciniani che si svolgevano nel vicino lago Massaciuccoli. Negli anni Novanta la decisione di fare ritorno nella sua cara Parma acquistando la Farmacia Cavallina di San Lazzaro ora gestita dalla figlia Marina.

Un carattere estroso, estroverso, un libero pensatore, una persona molto colta ed anche molto buona, un po’ fuori dagli schemi come, d’altra parte, tutte le persone dotate di vivace intelligenza. Oltre la professione che ha esercitato sempre con grande scrupolo e competenza, Giulio, aveva l’arte e la musica nel sangue. Tant’è che in qualche farmacia che gestì promosse anche alcune mostre di quadri. La musica lo aveva affascinato fin da giovane anche se non disegnò lo sport, infatti , praticò sia tennis che calcio.

Fu per anni corista della «Verdi» e dei «Cantori del Mattino» di Noceto diretti dall’indimenticato maestro Adolfo Tanzi al quale Giulio era accomunato, non solo da grande amicizia, ma anche da quel pizzico di sana follia che li rendeva unici.

Cinque anni fa la morte della moglie Gloria, che aveva sposato nel 1969, anche lei farmacista e cugina dell’indimenticabile maestro di giornalismo Egisto Corradi. Un dolore che fu mitigato, in parte, dalla vicinanza della figlia Marina e dell’adorata nipote Lavinia, aspirante giornalista.

Claudio Mendogni, anima storica della Corale Verdi ed uno dei capofila della parmigianità, ricorda commosso il fraterno amico. «Giulio era una bella persona, un uomo che sapeva scherzare con raffinata ironia. Mi fu fraternamente vicino in tristissimi momenti della mia vita come pure collaborò a diverse iniziative che organizzai in seno alla “Verdi”, non solo partecipando come corista, ma anche riprendendo con la cinepresa tutte le fasi dei vari eventi. Era una persona di vastissima cultura e un vero appassionato di musica dello stesso stampo del loggionista storico del Regio Gigètt Mistrali di cui era molto amico». Poi Mendogni cita un aneddoto. «II fucile che imbracciò Don Camillo per difendersi dai “rossi” nei film di Duvivier girato a Brescello proveniva dall’armeria del padre di Giulio e, di questo, ne andava fiero».

Enrica Valla, presidente della Corale Verdi, si stringe alla famiglia a nome di tutta l'associazione. «Giulio, nell'ultimo periodo, si era dedicato a riprendere tutti gli eventi della Corale. Cantava sempre meno, ma era sempre presente ai concerti per registrarli. Credo che sia stato una delle memorie storiche della Corale. Aveva una grandissima competenza lirica e musicale. Era un pozzo di sapere. Moltissimi cantanti lo hanno conosciuto e apprezzato. Ci mancherà».

Mario Marini, attuale gestore del Bistrot della Corale Verdi, ricorda un dettaglio. «Quando veniva a fare le prove, si fermava a mangiare da noi. Aveva l'abitudine di consumare una tazza di caffellatte. Diceva, “mi raccomando, caffellatte, non cappuccino, non voglio la schiuma”. Era un personaggio, ed era molto simpatico. Si fermava con i camerieri a raccontare i suoi aneddoti in loggione o in tour per l'Italia».

Enrico Maletti, alfiere del dialetto, infine aggiunge: «Sempre presente alle iniziative in dialetto parmigiano dove ho partecipato. Con la sua videocamera si piazzava in un angolo e registrava la serata. La sua famiglia deve avere ereditato un "archivio" di registrazioni prezioso. Amante della lirica e del "dialètt pramzàn”, quando parlavo con lui era solo un dialogo in dialetto, anche quando andavo nella sua farmacia alla Rocca di San Lazzaro. Di pramzàn cme lu, i n'in fan pu, a s'é rott al stamp. Bón vjaz Dottor».

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI