SAN PANCRAZIO
Distratto. Pasticcione. E incredibilmente goffo. Non avrebbe fatto tremare nemmeno un bambino se quel 23 febbraio 2023 non si fosse presentato con una pistola in pugno all'ufficio postale di San Pancrazio. Era riuscito ad arraffare 490 euro, lasciando altre banconote nei cassetti, senza nemmeno accorgersi che una cliente continuava a starsene al telefono mentre lui si aggirava tra gli sportelli. Così improvvisato, poi, da parcheggiare l'auto in un punto della via, accanto all'ufficio postale, che poi l'ha costretto a fare alcune manovre prima di poter inserire la marcia e fuggire. Mentre una passante aveva avuto tutto il tempo di memorizzare il numero di targa. Prima di entrare in azione, aveva avuto l'accortezza di coprirsi il volto con una mascherina chirurgica, peccato però che l'avesse gettata appena uscito dall'ufficio, ancor prima di salire in macchina.
L'aveva «firmata» quella rapina, e ben presto la polizia è risalita a lui: 40enne, originario del Sud, è stato condannato a 1 anno e 10 mesi e 360 euro di multa. Il giudice, oltre allo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato, gli ha concesso le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti, considerando soprattutto il fatto che è stato risarcito il danno prima del giudizio. La pena è stata sospesa, ed è stata disposta anche la non menzione nel casellario giudiziale.
Quella mattina era entrato nell'ufficio di San Pancrazio poco dopo le 11,30: cappellino da baseball calato sulla fronte e cappuccio della felpa sul capo, aveva lasciato che fosse la pistola a «parlare». In quel momento c'era un'unica cliente nell'ufficio, ma lui aveva puntato dritto ai due sportelli dove erano sedute la direttrice e un'impiegata. Ma quella foga, più che risolutezza, è parsa fin dai primi momenti improvvisazione. Mista a paura, forse. Infatti, aveva messo le mani nei cassetti prendendo una manciata di banconote e dimenticandone altre. Ma soprattutto, bizzarria delle bizzarrie, non aveva minacciato le dipendenti per avere ancora denaro. Non solo. Non aveva nemmeno notato che la direttrice era riuscita a premere il pulsante di allarme antirapina. L'unica cliente, poi, totalmente dimenticata: forse avrebbe potuto anche girare i tacchi e uscire, senza che lui se ne accorgesse. Sicuramente lui non aveva visto o comunque non si era preoccupato del fatto che la donna stesse al telefono mentre lui stava arraffando i soldi.
Si era «accontentato» di poco meno di 500 euro e aveva seminato una marea di tracce ancora prima di andarsene via. Uscendo di fretta dall'ufficio aveva perso il cappellino, poi era stato lui stesso a buttare la mascherina. Se ne era andato a passi veloci verso via Buozzi, a poca distanza dall'ufficio postale, lì dove aveva parcheggiato l'auto. Ma la cliente aveva deciso di stargli dietro: a una certa distanza, ovviamente, ma senza perderlo d'occhio. Tanto che, quando lo aveva visto avvicinarsi all'auto incrociando una ragazza che stava passeggiando con il suo cane, aveva gridato: «Prendigli la targa». E lei era riuscita a memorizzarla.
Anche perché il rapinatore non aveva potuto sgommare via in un istante: la macchina era infatti stata parcheggiata a ridosso di un marciapiede, e la manovra aveva comportato un'altra perdita di tempo. Ma anche più tempo per la ragazza per mettere bene a mente la targa. Del rapinatore allo sbaraglio.
Georgia Azzali
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