Serpagli, Daffadà e Massari
Il parco eolico proposto dalla Duferco Sviluppo spa per le valli del Taro e del Ceno continua a essere al centro del dibattito politico.
Tuttavia, non manca chi invita all’unità di tutti i cittadini, amministratori e politici per portare a casa un risultato nell’interesse della montagna: è il sindaco di Bedonia Gianpaolo Serpagli, che giovedì scorso in Consiglio comunale aveva relazionato all’interno del consiglio comunale sulla proposta di impianto che prevede, per «Parma B», 25 aerogeneratori per una potenza complessiva di 155 MW distribuiti tra i comuni di Bedonia, Compiano, Bardi, Bore e Morfasso (Piacenza).
Allo stato attuale delle informazioni in possesso, per l’amministrazione guidata da Serpagli il parere sarebbe negativo essendo l’impianto «fuori scala» per il territorio.
«Se il progetto che verrà pubblicato sul sito del Mase rispecchierà le informazioni che abbiamo, convocherò un consiglio comunale ad hoc per adottare un ordine del giorno di ferma contrarietà – sottolinea il primo cittadino commentando l’uscita dei leghisti Emiliano Occhi e Tommaso Fiazza, secondo cui la Regione non farebbe gli interessi della montagna parmense -. Tuttavia, questo non è il momento di fare speculazione politica: per contrastare politicamente il progetto e arrivare in fondo alla questione, serve l’impegno di tutti, sia dal punto di vista tecnico, che amministrativo, che politico».
Serpagli poi ricorda che le due normative che regolano questo processo sono le seguenti: gli articoli 8, 23, 25 del D.lgs. n. 152 del 2006 del governo Berlusconi e il D.lgs. n. 190 del 2024 del governo Meloni. «Stiamo parlando di una Via-Valutazione impatto ambientale (Pniec-Pnrr) nazionale di competenza del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Se tutti facessimo la nostra parte, il progetto si potrebbe bloccare. Se, invece, anche su questo importante procedura ci mettiamo a fare mera speculazione politica, non diamo un buon servizio alle nostre vallate».
Per il sindaco di Bedonia, allo stato attuale, «gli unici enti che stanno lavorando per fronteggiare questo percorso, sono l’ente Provincia che ha attivato la sua struttura e ha incaricato lo stesso studio legale che abbiamo incaricato come Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno, e l’ente Regione con cui abbiamo già avviato incontri formali e informali e che si sono messe al servizio delle sette amministrazioni comunali che ritengono il progetto fuori scala per dimensioni e per sproporzione rispetto al nostro territorio».
E i risposta al consigliere regionale Fiazza intervengono anche i colleghi in Regione del centrosinistra Matteo Daffadà e Andrea Massari.
«Leggiamo, con piacere e stupore, le parole del collega Tommaso Fiazza e la sua richiesta che la Regione esprima un parere contrario al progetto eolico sull’Appennino parmense. Bene ricordare però, che la Regione ha già detto no - affermano i consiglieri del Partito democratico - e anche noi consiglieri ci siamo espressi chiaramente contro questo progetto. È una posizione maturata attraverso un confronto vero con il territorio, non una presa di posizione pregiudiziale. È una posizione condivisa dalle amministrazioni locali e dalla Provincia di Parma. A Borgotaro, Bedonia, Cereseto di Compiano, Valmozzola e Bardi abbiamo ascoltato la voce dei cittadini e dei sindaci, tutti uniti nel dire che questo impianto sarebbe troppo impattante in tutta l’alta valle del Taro e del Ceno non compatibile con la salvaguardia del nostro Appennino».
E aggiungono: «La coerenza che Fiazza chiede alla Regione è dunque già realtà. Ora chiediamo coerenza a lui e al Governo che ha la responsabilità su questi progetti mostruosi. Fiazza lo spieghi ai suoi colleghi del centro destra, si faccia davvero interlocutore con il Ministero dell’Ambiente, perché ascolti il territorio e non le multinazionali dell’energia. Questo cosiddetto “parco” eolico, come i tanti biogas nella bassa parmense e i mega impianti fotovoltaici sono figli mostruosi del decreto 190/2024 varato da questo Governo e voluto da maggioranza alla guida del Paese. Decreto che ha tolto ogni potere a Comuni, Province e Regioni. Il tema della produzione di energia pulita è fondamentale e sentito dalle nostre comunità, ma non ogni progetto può essere considerato compatibile con la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Quello proposto sull’Appennino parmense, per dimensioni e impatto, non lo è», concludono.
Monica Rossi
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