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Equitazione

Equus Milano 2025, il premio al maestro Maurizio Orsolini

Equus Milano 2025, il premio al maestro Maurizio Orsolini

22 Ottobre 2025, 10:06

Nei giorni scorsi, presso il prestigioso Royal Club di Vermezzo, in provincia di Milano, il Maestro Maurizio Orsolini ha ricevuto il Premio Equus Milano 2025 con la nomina ufficiale ad Ambasciatore dell’Equitazione Spagnola e Classica nel mondo. Il riconoscimento, consegnato dal Professor Joaquin Vazquez Vela della Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre di Jerez de la Frontera, una delle quattro grandi accademie mondiali di equitazione classica insieme a Vienna, Lisbona e Saumur, celebra una carriera di oltre trentacinque anni dedicata alla diffusione della cultura equestre italiana nel mondo.

Orsolini, istruttore federale FISE, tecnico di Alta Scuola e docente per la formazione dei tecnici federali, è da tempo punto di riferimento nazionale per la formazione e l’insegnamento dell’equitazione classica, che proprio in Italia, e in particolare a Parma, affonda le sue radici storiche più profonde.

Come la musica o la danza, anche l’equitazione classica nasce nel Rinascimento come espressione di cultura, armonia e bellezza. Ma la sua origine è tutt’altro che ornamentale: nelle corti europee del XVI secolo, l’addestramento equestre serviva per formare i cavalieri nei periodi di pace, quando le guerre lasciavano spazio allo studio e al perfezionamento tecnico. L’arte equestre diventava così una forma di educazione militare e morale, in cui l’uomo imparava a dominare il cavallo e, con esso, sé stesso.

Molte figure che oggi appaiono “coreografiche” avevano in realtà una funzione bellica precisa. La cabriolle, salto acrobatico in cui il cavallo si libra e colpisce all’indietro con le zampe posteriori, serviva per liberarsi dagli attacchi della fanteria. La pirouette, rapida rotazione sulle anche, era invece usata per cambiare direzione durante il combattimento, mantenendo la posizione d’attacco con la spada. Esercizi come la levade (nella foto) nascevano dalla necessità di avere un cavallo agile, pronto e disciplinato: un’estensione del corpo del cavaliere.

Fu in Italia, tra Ferrara, Napoli e Parma, che l’equitazione classica prese forma come scienza e arte. Il ferrarese Cesare Fiaschi, nel 1556, pubblicò il trattato Trattato dell’imbrigliare, maneggiare e ferrare cavalli, in cui per primo paragonò le figure equestri alle arie musicali, definendo un linguaggio tecnico e armonico che avrebbe influenzato l’Europa intera.

Nel secolo successivo, la Scuola napoletana divenne centro formativo dei più grandi maestri d’Europa. I francesi, affascinati dall’eleganza e dalla precisione italiana, mandavano i propri istruttori a Napoli per apprendere i segreti dell’Alta Scuola. Da qui, grazie ai maestri napoletani, l’equitazione classica si diffuse verso la Francia, la Spagna e l’Austria, fondando le accademie reali che ancora oggi ne custodiscono la tradizione.

In questo contesto, Parma ebbe un ruolo di assoluto rilievo. Alla corte dei Farnese, una delle più raffinate d’Europa, l’arte equestre era parte integrante della formazione dei nobili e degli ufficiali. L’attuale via della Cavallerizza deve il suo nome al collegamento con il maneggio coperto ducale, oggi sede dell’Archivio Notarile, dove si svolgevano le lezioni e gli esercizi dei giovani cavalieri sotto la guida del maestro di corte.

L’equitazione era una vera e propria arte di governo: insegnava equilibrio, misura e controllo, qualità indispensabili non solo sul campo di battaglia ma anche nel comando e nella vita di corte. I cavalli impiegati erano in gran parte di razza spagnola, i preferiti delle corti rinascimentali per potenza e docilità, e furono proprio questi a ispirare la successiva tradizione dell’Alta Scuola iberica.

Oggi, quest'eredità culturale continua a vivere a Parma, presso la Scuola parmense di equitazione del Castellazzo, dove il Maestro Orsolini tramanda la tradizione dell’equitazione classica secondo i principi di armonia, rispetto e comunicazione con il cavallo. Qui, come nelle antiche accademie, si studia non solo la tecnica, ma anche l’etica del cavaliere, in una dimensione che unisce sport, arte e cultura.

L’equitazione classica è, in fondo, una lezione di equilibrio e bellezza: quella che nasce quando l’uomo non impone la sua forza, ma dialoga con l’animale, nel rispetto reciproco e nella ricerca dell’armonia perfetta.

red.sport

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