STORIE DI EMIGRAZIONE
Sono stati tanti gli incontri interessanti nell’affollato agosto bardigiano. In paese, come ama fare da anni, ha soggiornato Angela Hartnett, chef stellata Michelin a Londra.
Nata nel 1968 a Canterbury, laureata in storia a Cambridge, ha iniziato a cimentarsi nell’arte culinaria in piccoli locali e poi è stata chef al Tamarind Cove restaurant alle Barbados. Tornata a Londra nel 1994, è diventata allieva dello chef Gordon Ramsey con cui ha collaborato 17 anni nei suoi ristoranti aiutando il Petrus a ottenere una stella Michelin. Nel 2008 ha aperto il suo primo ristorante - «Murano» - a Mayfair, un ambiente raffinato di alta cucina che ha ricevuto una stella Michelin e 4 Rosette AA. Nel 2013 ha avviato il primo dei Cafè Murano, il Saint James’s restaurant, poi il Covent Garden, il Bermondsey e il Marylebone che dirige attorniata da un affiatato staff.
La ristoratrice è un volto notissimo della tv, come protagonista della serie Hell’s Kitchen UK e di altri format, ed è autrice del best seller Angela Hartnett’s Cucina: Three Generations of Italian Family Cooking. Ha ricevuto il titolo di Membro dell’Ordine dell’Impero britannico (Mbe) per il suo contributo all’industria dell’ospitalità e recentemente è stata nominata ufficiale dell’Ordine dell’Impero britannico (Obe).
Il rapporto di Angela Hartnett con Bardi deriva dalla madre Giuliana Pesci, una gallese figlia di emigranti bardigiani che si erano trasferiti in Galles e poi a Londra. Serafino, nonno di Angela, era uno dei Pesci brothers, proprietari di locali «fish and chips» nell’East End della capitale britannica. Il cibo italiano, in particolare la pasta, è sempre stato un legame indissolubile della famiglia con il paese e la passione per la cucina è un’eredità che accompagna Angela fin dall’adolescenza.
C'era anche lei alla festa per il centesimo compleanno del cugino Pino Pesci, figlio di suo zio Giovanni. In tono affabile, solo alcune parole, essenziali. «Sono nata nel Kent, i mei nonni sono originari di Bardi, vengo qui da quando ero piccola. Di Bardi, amo la gente, il paesaggio e il cibo. Ho imparato a cucinare cibo italiano da mia nonna Clorinda Margaritelli e dalle mie zie. Mi ha insegnato a cucinare con semplicità e onestà. Nei nostri ristoranti a Londra serviamo piatti italiani: tortelli, anolini, diversi tipi di pasta, torta fritta. Tante delizie».
Anche quest’anno, tra gli ospiti seduti ai tavolini dei bar di Bardi c’è stato Antonino «Nino» Mallaci Bocchio, villeggiante storico, originario della provincia di Messina. Era arrivato in paese come carabiniere in servizio alla stazione locale alla fine degli anni ‘50 e sei mesi dopo era ripartito come novello sposo, destinazione Londra. Galeotto fu il pino del Pavone, alla cui ombra di svolgevano cene e feste da ballo, ancora oggi nella memoria dei bardigiani. Racconta Nino: «A uno degli appuntamenti paesani, che allora erano frequenti, incontrai una bella ragazza, figlia di emigranti bardigiani in Inghilterra. Si chiamava Assunta e tra noi scoppiò l’amore».
I genitori della ragazza, Gino e Irma Viazzani, ristoratori a Londra, erano clienti abituali dell’hotel Pavone e ogni estate passavano un lungo periodo a Bardi. Nel 1960 ritornarono anche con il genero e poi con i nipotini Giannino e Antonino. Dopo la morte di Assunta, Nino ha ritrovato una parente della moglie, anche lei vedova, Rita Savini, emigrante londinese originaria di Arcisa, con la quale vive oggi. La coppia, residente a Londra, è fedelissima a Bardi: «Torniamo ogni anno in maggio per aprire la casa e poi in luglio fino a settembre. Curiamo l’orto. Il paese non è più come una volta, ma ci stiamo bene ugualmente. Frequentiamo amici e parenti e partecipiamo alle manifestazioni che vengono organizzate».
Alla Sagra di Pione non potevi non notarlo: quasi l’unico giovane in un gruppetto di anziani a cantare melodie popolari e giocare alla morra. Nicolò Biolzi, 19 anni, è nato e vive a Lugano ma in estate e durante qualche weekend torna nella montagna parmense. La frequenta da quando era bambino. Da Casanova viene la madre, Nadia Davighi. Il padre Massimo è nato a Lugano da Eugenio Biolzi, allevatore di cavalli bardigiani, di Cremadasca. «Mio nonno Eugenio mi ha trasmesso l’amore per il canto: mi è sempre piaciuto cantare con lui - racconta Nicolò -. A tre anni canticchiavo già “Cuore alpino”. Adoro il liscio, l’osteria, la briscola, il canto, la morra, il ballo liscio, le tradizioni, e ascolto i Girasoli. Tramite Fausto Fulgoni, che ha notato la mia grande passione per la musica popolare, ho inciso un cd intitolato “Un passo indietro verso il futuro”, sono canzoni inedite composte da lui».
Il giovane, che quest’estate è stato invitato a cantare in qualche festa di paese, sottolinea che a Lugano non esiste il canto popolare e, purtroppo, in tutto il Ticino non ci sono più balere. «In Italia sto bene, soprattutto d’estate quando ci sono le feste all’aperto. Un’altra persona che mi ha trasmesso la passione per la musica popolare è Domenico Forlini di Faggio, che mette tanto amore nel canto. Anche la mia bisnonna Carmela, la mamma di Eugenio, cantava, e canta mia cugina, Manuela Roffi, di Granere».
In Ticino, da settembre, Biolzi farà un apprendistato come contadino in un’azienda agricola. «A mia sorella piace la musica moderna. Anch’io mi diverto in discoteca, ma mi manca qualcosa. A fine serata ascolto i Girasoli. La musica tradizionale per me è insuperabile: mi piacciono il ritmo, i racconti, il ballo. Ai miei non piace tanto tornare a Bardi. Per me è diventata una malattia».
Laura Caffagnini
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