Simposio del Cio
Osteopati, medici e scienziati insieme in un grande congresso. E' quanto accadrà oggi a Parma al «Festival dell'Osteopatia», evento giunto alla seconda edizione che riunirà all'Hotel Parma e Congressi circa 250 partecipanti per parlare di medicina osteopatica nella sua globalità. Ad organizzare è il Cio-Collegio italiano di osteopatia di Parma, centro osteopatico e scuola di formazione in osteopatia presieduto dall'osteopata Mauro Fornari.
Fornari, perché un festival dell'osteopatia con medici e scienziati?
«E' sempre stato nello spirito del Cio, quale centro di formazione ma anche di ricerca in ambito osteopatico, organizzare simposi scientifici. Quest'anno, come tre anni fa quando si è tenuta la prima edizione del Festival, abbiamo fortemente voluto con noi medici e scienziati perché finalmente l'osteopatia e la comunità scientifica si stanno confrontando con uno spirito costruttivo in favore della salute del paziente».
Cio esiste dal 1994, com'è cambiata nel tempo la percezione dell'osteopatia?
«Nella metà degli anni Ottanta, quando l'osteopatia approdò in Italia grazie ai colleghi francesi e inglesi, non era considerata né una medicina né una scienza, nonostante negli Stati Uniti già 19 università formassero osteopati. Per tutti era una pratica manuale di dubbia credibilità. Gli anni successivi non sono stati facili: molti erano diffidenti e gli osteopati non riuscivano a informare in maniera convinta. Finalmente poi il rapporto con il mondo medico classico è migliorato e a fare da ponte è stato principalmente la condivisione del linguaggio anatomico».
A Parma qual è il rapporto fra osteopatia e medicina classica?
«A Parma dal 2011 esiste una collaborazione fra il Collegio italiano di osteopatia e l'Università cittadina. Questo ci ha permesso di sviluppare numerose iniziative e di portare avanti progetti scientifici. Il corpo docenti del Cio ha al suo interno, oltre ad osteopati, anche illustri medici ospedalieri e docenti universitari. Questo è stato possibile grazie a un confronto articolato e minuzioso sulla materia medica».
La formazione base in osteopatia passerà alle università. Cosa ne pensa?
«La legge che ha riconosciuto l'osteopatia, al contempo prevedendo una formazione universitaria triennale, è accolta in modo critico. Da una parte fa piacere il riconoscimento professionale, ma i limiti sono tanti. Il più importante è che un corso universitario di tre anni è totalmente insufficiente per formare un osteopata. A oggi la formazione è di 5 anni full time o di 6 anni part-time con laurea sanitaria. Metteremo comunque a disposizione il nostro centro clinico già attivo e le nostre consulenze alle università che ce lo chiederanno».
Come si trasformerà il Cio?
«Con la notizia del passaggio della formazione in osteopatia alle università, anche se non si conoscono le tempistiche, dall'anno scorso abbiamo deciso di non accettare nuovi iscritti. Svilupperemo invece la formazione postgraduate per osteopati e l'attività del centro clinico per la cittadinanza frequentato da tirocinanti esperti sotto la supervisione di professionisti con una lunga esperienza di insegnamento. Le sedute osteopatiche nell'ambito del tirocinio clinico hanno un prezzo calmierato per andare incontro a tutte le esigenze economiche e servono al Cio anche per fare ricerca».
r.c.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata