PROCURA
Tentato omicidio, minaccia aggravata e di porto -senza giustificato motivo- di uno strumento atto ad offendere (uno spray al peperoncino): con queste accuse è finito in carcere Oussem Joudi, classe 2002 (per altri fatti si era dichiarato nato nel 2003), cittadino tunisino senza fissa dimora in Italia. Dopo giorni di ricerche estenuanti, i carabinieri di Fidenza sono riusciti a individuare l'aggressore che aveva fatto perdere le sue tracce e hanno dato esecuzione al provvedimento di fermo emesso dalla Procura.
Inoltre è accusato di tentato omicidio aggravato all’aver commesso il fatto in presenza di un minorenne ai danni di un altro cittadino tunisino, classe 1981.
I fatti risalgono al 29 aprile scorso: la vittima si trovava nei pressi di piazza Matteotti, a Fidenza, in compagnia del figlio minorenne e della moglie quando si è avvicinato loro un uomo (poi identificato per Joudi) che -avvedutosi della presenza della donna- avrebbe dato in escandescenze ed avrebbe iniziato ad inveire contro di lui dicendo che, nel corso della mattina, la donna gli avrebbe mancato di rispetto. Poi ha iniziato a minacciare: “Vedi che ammazzo te e la tua famiglia!” e poi, in una escalation di violenza, avrebbe estratto dalle tasche dei pantaloni uno spray al peperoncino, azionandolo contro la vittima per tre volte ed infine -quando questa era crollata a terra- lo avrebbe colpito con alcuni calci all’addome, allontanandosi, per poi tornare subito dopo munito di un’arma bianca di grosse dimensioni (verosimilmente un’ascia o un machete), con la quale colpiva la vittima alla schiena. Ferendolo gravemente: i medici hanno poi diagnosticato una “ferita dorsale e irritazione congiuntivale”, con una prognosi di giorni 20.
La dinamica è stata ricostruita non solo grazie alle indicazioni della vittima (che ha riconosciuto in foto l’aggressore, individuandolo nell’odierno indagato) e di alcuni testi presenti, ma anche in virtù delle immagini ricavate da più telecamere di videosorveglianza, che hanno consentito di riprendere le varie fasi della aggressione.
Per quanto riguarda la qualificazione giuridica del fatto, dagli accertamenti effettuati presso l’Ospedale è emerso che la ferita da taglio patita dalla vittima poteva avere conseguenze mortali in ragione della profondità della ferita stessa, del conseguente profuso sanguinamento, dell’utilizzo di un oggetto suscettibile di causare un’infezione e, infine, della parte del corpo coinvolta; tuttavia, secondo i sanitari l’esito mortale è stato scongiurato grazie alla muscolatura del dorso della vittima, particolarmente pronunciata e dall’abbigliamento da lavoro indossato da quest’ultima: di qui l’accusa di tentato omicidio.
Atteso che, subito dopo il fatto, la persona indiziata di averlo commesso si allontanava dalla zona, rendendosi irreperibile e tenuto conto della sua condizione di senza fissa dimora, la Procura di Parma ha deciso di adottare il decreto di fermo, ovvero quella misura precautelare che, in presenza di determinati reati (delitto per il quale la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a due anni e superiore nel massimo a sei anni), può essere emessa quando vi sia fondato pericolo di fuga.
Lunedì 5 maggio i carabinieri sono riusciti ad individuare il posto dove l’indagato si trovava ed hanno pertanto dato esecuzione al fermo; il Pubblico Ministero ha chiesto al Gip la convalida di tale fermo e, in data 8 maggio il Gip di Parma -all’esito dell’udienza fissata- ha provveduto a convalidare il fermo e ad emettere ordinanza di custodia cautelare in carcere.
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