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Ucraina

Morto a Sumy un italiano ex folgore che combatteva con Kiev: è Thomas D’Alba, un ex insegnante di batteria

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05 Luglio 2025, 17:23

L’italiano Thomas D’Alba, che aveva prestato servizio nella Folgore e circa due anni si era arruolato con l’Ucraina, è morto al fronte. A darne la notizia vari media tra i quali Avvenire che cita l’annuncio sui social di un creator digitale e attivista ucraino Vladislav Maistrouk, che lo conosceva e lo aveva incontrato di recente. D’Alba, originario di Legnano, sarebbe morto intorno a metà giugno. «D’Alba era un uomo gentile e coraggioso, un italiano. E’ caduto in battaglia, nel Donbas, difendendo l’Ucraina e l’Europa», scrive Mainstrouk.

Un insegnante combattente. Così descrivono Thomas D’Alba, classe 1985, di Legnano (Milano) morto a Sumy, fronte ucraino, probabilmente a metà giugno, gli insegnanti della Scuola di Musica Paganini di Legnano.
«Ha lavorato con noi come insegnante di batteria per 10 anni - spiega il direttore della scuola Fabio Poretti -. A febbraio, scaduto il contratto, ci ha comunicato la sua decisione di partire per l’Ucraina. Non ci ha mai spiegato cosa l’abbia spinto a farlo, non è nemmeno sceso nei dettagli su cosa andasse a fare di preciso in Ucraina. Di certo, e chiunque l’abbia conosciuto può garantirlo, non lo hanno spinto motivazioni economiche. Era un uomo giusto, non in vendita».
Diplomato in una scuola professionale di musica D’Alba, ex parà, il quarantenne aveva lasciato la Folgore per abbracciare la sua grande passione per la musica. Il diploma in batteria gli ha permesso di insegnare «per dieci anni, con passione, a giovani e adulti. In questi mesi non ha mai interrotto le comunicazioni con noi. Quando poteva mandava un messaggio. Sempre riservato, ma era il suo modo per farci sapere che stava bene. Per spiegare che persona fosse Thomas: nei due giorni di turno di riposo da soldato andava a suonare per i bambini ricoverati negli ospedali ucraini».
D’Alba non era sposato, amava la musica quanto «odiava le ingiustizie». «Quando una settimana fa abbiamo ricevuto il primo messaggio che lo dava come disperso al fronte - ha sottolineato - siamo rimasti in silenzio per due ragioni. La prima: la speranza che potesse in qualche modo tornare. La seconda: è sempre stato riservato, e ha sempre chiesto riservatezza a tutti, sulla sua attività come parà e sulla sua scelta di andare a combattere con Kiev».

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