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perizia psichiatrica

Omicidio di Sharon Verzeni, Sangare era capace di intendere e volere

Omicidio di Sharon Verzeni, Sangare era capace di intendere e volere

19 Agosto 2025, 09:48

Quando ha colpito a morte Sharon Verzeni mentre faceva jogging a Terno d’Isola, Moussa Sangare era capace di intendere e di volere. Lo ha stabilito il perito incaricato dalla Corte d’Assise di Bergamo, dove si sta celebrando il processo per l’omicidio della barista di 33 anni, uccisa a coltellate la notte del 30 luglio dell’anno scorso.
Giuseppina Paulillo, direttrice dell’Unità operativa complessa 'Residenze psichiatriche e psicopatologia forensè dell’Ausl di Parma era stata incaricata il 18 marzo scorso dalla presidente della Corte d’Assise Patrizia Ingrascì. Già lo scorso luglio Sangare - nato 30 anni fa a Milano da genitori originari del Mali - era stato giudicato capace di intendere e di volere anche dalla psichiatra Valentina Stanga, nominata come perito dal gup Maria Beatrice Parati durante un altro processo 'parallelò, quello celebrato in abbreviato per le accuse di maltrattamenti ai danni della sorella e della madre dello stesso imputato e terminato con una condanna in primo grado a tre anni e 8 mesi.
Dopo l’arresto per l’omicidio di Sharon, un anno fa, Sangare aveva ammesso le proprie responsabilità, salvo poi ritrattare alla prima udienza del processo per omicidio, spiazzando il suo stesso difensore, l’avvocato Giacomo Mai. Ora, secondo questa nuova perizia, l’imputato avrebbe sì «un disturbo misto di personalità di tipo narcisistico e antisociale e un disturbo da uso di cannabinoidi», ma questi disturbi, secondo Giuseppina Paolillo, «non sono andati a influire sulla comprensione della realtà».
Nel contempo non sono stati ravvisati disturbi della percezione né sintomi di comportamenti deliranti. Pertanto nella relazione Sangare è descritto come «un soggetto alla ricerca di esperienze eccitanti e adrenaliniche, poco propenso a prendere in considerazione le conseguenza per sé e per gli altri e con difficoltà nell’adattarsi alle norme sociali». Dunque un tipo cosiddetto «anaffettivo», anche nei confronti della madre e della sorella, e più concentrato sul desiderio di fare soldi, pur vivendo in realtà di lavoretti saltuari e poco redditizi e indulgendo spesso in «comportamenti parassitari». Sangare non ha dunque mostrato sensi di colpa né rimorsi per aver ucciso Sharon in quanto non capace di riconoscere o di identificarsi con le necessità e i sentimenti altrui. Il suo atteggiamento, di fronte alle accuse, è descritto come «fatuo e superficiale». La prossima udienza del processo è prevista per il 22 settembre.

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