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REGGIO EMILIA

La testimone dell'eccidio fascista di Fellegara: "Sentivo picchiare sui portoni"

L'audio inedito diffuso durante la cerimonia, il 3 gennaio

La testimone dell'eccidio fascista di Fellegara: "Sentivo picchiare sui portoni"

30 Dicembre 2025, 10:48

(ANSA) - BOLOGNA, 30 DIC - "Io da camera mia sentivo quando picchiavano i portoni delle case vicine con il calcio del fucile. La gente andava ad aprire, e loro si facevano indicare le case dei giovani. Era una nottata tremenda, nevicava tantissimo". Sono le parole di Adalgisa Gambarelli, novantaquattrenne, che il 3 gennaio 1945, a 13 anni, assistette al sequestro del fratello Nemo "Italo" Gambarelli e degli altri giovani poi uccisi dal commando fascista a Fellegara di Scandiano (Reggio Emilia). Quest'anno, in occasione della commemorazione dell'eccidio del 3 gennaio 1945, la rassegna Generazioni (R)esistenti darà spazio alla testimonianza inedita, raccolta recentemente e mai diffusa. Un estratto audio della voce di Adalgisa Gambarelli sarà trasmesso durante la cerimonia, pochi minuti prima del Ballo del Partigiano, per restituire alla comunità il racconto diretto di chi visse quella notte. Adalgisa ricorda soprattutto i suoni e l'attesa, il propagarsi della violenza nel gruppo di case attorno al Tresinaro: "Io mi affacciavo appena. Siccome avevamo una camera sola ed eravamo in sette, io dormivo da una zia vedova. Diceva sempre il rosario, e almeno così aveva qualcuno che rispondeva 'ora pro nobis'". Nemo Gambarelli aveva vent'anni, era in licenza militare ed era legato alla 76/a brigata Sap partigiana, come anche Renato Nironi, Roberto Colli e Mario Montanari, gli altri tre giovani uccisi quella notte. "Mio fratello era di leva - racconta Adalgisa - ed era stato dispensato per stare con la mamma. Alla fine della licenza sarebbe andato in montagna col fratello Amedeo". Dopo il sequestro, i ragazzi vennero portati nella bottega del paese e torturati. "Quando sono andati via ho sentito che sparavano: sembrava che lo facessero per impaurire la gente". La speranza durò poco. "Per arrivare alla villa del padrone si passava dal ponte, e lì li hanno visti: erano già per terra, morti". (ANSA).

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