Il concept
Sente l’esigenza, Mini, di riempire il vuoto che separa Countryman dalla «berlina». Sente, soprattutto, l’esigenza di cambiare stile e imprimere una svolta al suo percorso verso l’unica destinazione consentita, quella del 100% elettrico. Mini Aceman è solo una concept e può sbizzarrirsi senza preoccuparsi di omologazioni e costi di una produzione in serie, tuttavia non ci meraviglieremo se il prossimo anno, più probabilmente quello successivo, il nome Aceman popolasse per davvero anche i listini.
Lunga 4 metri e 05, come ogni Mini che si rispetti si distingue per gli sbalzi ultraridotti e per un muso familiare, declinato tuttavia in chiave assai più tecnologica e meno…romantica: griglia ottagonale con cornice verde a LED, spumeggianti fari Matrix LED a loro volta non più tondeggianti.
Le barrette arancio sui fascioni? Sono altoparlanti, avvisano che Aceman - silenziosa, in quanto full electric - sta per arrivare. La «Union Jack» non è scomparsa: eccola sui fari posteriori e sull’originale portapacchi sul tettuccio piatto. Interni minimal, come da tradizione, ma è un minimalismo hi-tech: il cruscotto è pulitissimo, ogni funzione si governa da uno schermo OLED circolare al centro della plancia, in grado di proiettare le grafiche anche sulla superficie del cruscotto stesso.
Mobilità del futuro, uguale sensibilità ambientale: niente pelli, niente cromature, voto 10 anche in ecologia. Dopo i fuochi d’artificio in salsa concept, la sfida più difficile: un modello di business sostenibile.
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