di Luca Pelagatti
C'era una volta Parma. Ed era molto diversa dalla nostra, da quella di oggi. Era una città di case sparse su stradoni di terra e polvere dove sferragliavano i tram; un'infilata di facciate dall'intonaco smangiato e le imposte sbilenche; una città di case con le latrine all'esterno, dove anche il cortile era casa.
Un luogo sospeso tra la miseria dei «capannoni» e il decoro degli appartamenti borghesi col tinello beige e la bambola di pezza sul trumeau. Una Parma certo povera e di certo non molto felice, dove anche il crimine era diverso. Ma non meno feroce.
Per scoprirlo, e per fare un salto nel tempo, ecco un libro che, in apparenza, racconta un piccolo mondo. Che pagina dopo pagina, diventa grande. Proprio come una città.
Il volume si intitola «Parma vista con gli occhi della polizia scientifica» e detto così, appunto, sembra una storia di genere, roba buona per appassionati di gialli. In realtà la chiave di tutto sta nel sottotitolo: «Fotografie del Gabinetto di polizia scientifica di Parma dal 1927 al 1943». Già, perché il volume, scritto dallo scrittore e regista Gian Guido Zurli e dal docente universitario Edoardo Fregoso, (edito da Tipocrom Editore, in edicola con la «Gazzetta» da domani a 12 euro più il prezzo del quotidiano. E all'Archivio di Stato le foto saranno in mostra dal 10 maggio) è una raccolta di immagini che sono state scattate per ricostruire un reato, per incastrare un criminale.
Ma sono anche foto che riportano alla luce la città com'era. Quella, iscritta nell'arco di tempo dall'irruzione della modernità nella vita quotidiana fino allo scoppio della guerra. Dopo la quale, per le bombe e non solo, Parma avrebbe cambiato volto ancora una volta. Iniziando a correre verso l'oggi.
Ma la città abbozzata in questi scatti in bianco e nero è ancora quella con un piede nell'800. Lo svelano le sue storie, come quelle del pittore senza fissa dimora Germano Scalchi, che vive dove capita e che muore, dimenticato, per una esplosione in una via Emilia Est che è quasi campagna, circondata dai fossi. E la sua storia, cinicamente senza importanza, sembra una sorta di bohème senza la consolazione di una romanza.
O, ancora, la vicenda crudele che riporta alla sera del 10 dicembre 1930 in cui, a Tabiano, una sventagliata di pallini uccide due anziani, una mamma di 26 anni e il suo bimbo neonato. Come in ogni melò la madre, invano, fa scudo col corpo al figlio e solo una settimana dopo l'assassino si costituisce. Si chiama Guerrino Bellengi e il movente resta sconosciuto. Ma si svelano invece le foto della casa, che definir misera è una carezza, e dell'omicida che con il suo nome fuori moda – perché anche i nomi raccontano la storia – e quella faccia coi baffoni e il fazzoletto al collo, rivela qualcosa che sentiamo lontano. Ma che in fondo è nel Dna di ognuno di noi.
La stessa sensazione – quasi una vertigine – che si prova sfogliando il libro che sfrutta la tecnologia di oggi per mostrarci l'ieri: basta infatti puntare il nostro telefono su un QR Code stampato per vedere come era la via Emilia da Sant'Ilario a Fidenza negli anni '30. Questo grazie ad una serie di fotogrammi montati in sequenza e scattati allora per raccontare gli incidenti tra pedoni e mezzi a motore. Sembra assurdo: ma in questo modo si moriva tanto anche allora.
Incidenti e drammi legati alla vita di Parma che qui mostra la sua gente, le sue vie, le sue case. E aneddoti che paiono finzione da cinema come quella del furto in borgo Zaccagni dove il ladro - più che la cautela potè la gola - si fermò a bersi un bicchierino di qualcosa di forte. Sembra una scena dei «Soliti Ignoti»: ma le impronte incastrarono un certo Felice Tanzi che finì in San Francesco.
Insomma, nomi, scorci, facce per quasi tutti dimenticati. Ma che sono la scusa per sfogliare un mattinale di polizia che è anche una guida della nostra città. Ma non solo: l'ultimo capitolo infatti è dedicato ad un crimine che non avvenne qui ma a Correggio. E stiamo parlando del caso della Cianciulli, della Saponificatrice. Una storia maledetta che è uno dei casi noir più celebri e sconvolgenti, in questo caso è ricostruito con le foto scattate dall'agente tecnico Oreste Calistri del Gabinetto di polizia scientifica di Parma che è il nostro Virgilio in questo viaggio in una altra dimensione. Fatta di ricordi in bianco e nero. Perché c'era una volta Parma. E' emozionante, oggi, provare a capire com'era.
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