E' un artista salsese il protagonista della mostra al Galata Museo del mare di Genova che si terrà dal 17 gennaio al 7 febbraio 2020. Nella Galleria delle esposizioni al 2° piano saranno visibili le opere di Stefano Bergamaschi, in arte Steve Barney.
All’interno di «Quando le pareti divennero pavimenti» venti opere che raffigurano uno dei più grandi naufragi Italiani e rappresentano l’ultimo naufragio di un artista irrequieto e alla disperata ricerca di un senso della vita. Il naufragio come metafora, l’immagine figurativa che affonda nel colore, dentro le visioni metafisiche della mente.
«Volevo dare colore a qualcosa che non aveva più colore. Il mio leit motiv è dal negativo trarre il positivo - spiega Steve Barney - ho voluto con tutte le mie forze presentare questo progetto a Genova dove questa nave (protagonista del naufragio all'Isola del Giglio il 13 gennaio 2012, ndr) è stata portata e smontata pezzo dopo pezzo. Per me Genova è una fine ma anche un punto di partenza per trovare una sintesi tra figurativo e astratto, tra il dolore e la speranza».
Curatori della mostra sono i giornalisti e scrittori Nanni Delbecchi e Vito Oliva.
Una notte di sette anni fa - racconta ancora Barney - ebbe la visione: «Avevo appena finito di rivedere Shining di Stanley Kubrick quando sullo schermo televisivo sono apparse le prime immagini sfocate e buie di una grande nave boccheggiante piegata su un fianco. Da quel momento ho rivisto per ore e ore insonne sul divano di casa fino all’alba e poi ancora e ancora quelle immagini di una tragedia senza senso che capovolgeva la realtà».
Un fatto che colpisce (dentro) Bergamaschi e che lo porterà alle «pareti che divennero pavimenti». «In quel preciso momento ho avuto un transfert tra l’hotel Overlook sommerso dalla neve nel Colorado e quella nave da crociera, sommersa e piegata che si stava coricando sugli scogli del Giglio. Dentro di me ho cominciato a fantasticare, a immaginare che cosa sarebbe potuto accadere se in quel preciso momento a bordo ci fossi stato io. Da allora non ho più smesso di pensare al capovolgimento della prospettiva della vita».
Bergamaschi entra poi nello specifico della realizzazione delle opere. «Quel corto circuito ha rivoluzionato la mia visione, le mie immagini, il mio modo di vedere. In sette anni ho sviluppato questa nuova tecnica con acrilico e polvere di colore che mi consente di rivisitare completamente una fotografia facendola diventare qualcosa che non è più reale».
«Io non mi considero né un pittore né un’artista - aggiunge Barney -. Sono un’ape che vola di fiore in fiore, cerco continuamente immagini in cui intravvedo un cambiamento totale, la possibilità di una rielaborazione, di una trasformazione, sino a creare un ‘immagine completamente ribaltata in cui io vedo un cambiamento totale. Cerco qualcosa di nuovo nell’arte anche se l’impresa, dopo Picasso, è praticamente impossibile. Mi faccio guidare dall’istinto, non so dove voglio arrivare».
L'evento L'inaugurazione il 17 gennaio
La mostra, dal 17 gennaio al 7 febbraio 2020, è compresa nella visita del Museo in orari museali: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 18, sabato, domenica e festivi fino alle 19.30. Per info: ww.galatamuseodelmare.it.
La biografia Salsese del '63, ha esposto in tutto il mondo
Stefano Bergamaschi, in arte Steve Barney, nasce a Salsomaggiore nel 1963. Il suo percorso come artista inizia negli anni 80, quando comincia a scattare foto con una Praktica semiautomatica. Molti di questi scatti saranno alla base ed ispirazione per i suoi primi lavori su tela. I primi anni 2000 sono segnati dalla contaminazione tra fotografia e pittura, tra realtà e visione. Centrali per la formazione dell’artista sono stati gli incontri con il fotografo Riccardo Zipoli e con il pittore parmense Luigi Ariggi, allievo di Mario Schifano. Successivamente studia alla Fondazione Mirò a Barcellona.
Negli anni a seguire incontra Vittorio Sgarbi e partecipa nel 2010 al Concorso nazionale Premio Arciere, viene inserito come pittore emergente al Festival dei due Mondi a Spoleto. Nel 2011 espone alla Biennale di Venezia e a New York nel 2005, a Ginevra (2007) e a Parigi (2009) e a Hong Kong (2013).
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