Indagine regionale
In classe studiano educazione alimentare, consumano meno zuccheri e bibite gassate, mangiano più frutta e ortaggi, vanno a scuola a piedi o in bicicletta. Ma trascorrono più tempo, rispetto al passato, davanti alla tv e allo smartphone e, nonostante l’attività fisica sia in aumento dal 2008, hanno uno stile di vita ancora troppo sedentario.
Sono i i risultati dell'indagine «Okkio alla salute”, il sistema di sorveglianza nazionale, coordinato dall’Iss (Istituto superiore di sanità), in collaborazione con la Regione, che indaga sovrappeso e obesità, abitudini alimentari e attività fisica dei più piccoli.
Una ricerca che in Emilia-Romagna nel 2023 ha coinvolto 5.245 bambine e bambini iscritti a 263 classi terze, tra gli 8 e i 9 anni, e 4.631 genitori.
I risultati complessivi mostrano una tendenza positiva rispetto alle abitudini alimentari e agli stili di vita dei più piccoli, e anche rispetto alla media nazionale: sono in costante calo dal 2008 i bambini in sovrappeso o in condizioni di obesità (15 anni fa erano il 29,1% mentre nel 2023 il 25,7%).
Fattore di rischio è la presenza di un genitore in sovrappeso in famiglia: se un genitore è affetto da obesità, circa un bambino su quattro risulta in sovrappeso.
Anche la durata dell’allattamento al seno, secondo lo studio, può essere incisiva: tanto è minore, più cresce la percentuale di bambini e bambine con problemi di peso.
Perfino le ore di sonno sono importanti: quelle dei bambini e delle bambine in sovrappeso o con obesità sono in media inferiori a quelle dichiarate dai bambini sotto-normopeso.
Inoltre, l’indagine evidenzia una correlazione tra l’eccesso di peso, le difficoltà economiche della famiglia e un minore livello di istruzione della madre. Un dato, quest’ultimo, che tende a influenzare anche tutti gli altri aspetti dello stile di vita.
Aumenta la mobilità attiva, con il 30% dei bambini che nel 2023 è andato a scuola a piedi, in bici o con il monopattino, dato in crescita rispetto al 24% del 2019 (e al 20% del 2008).
Maggiore consapevolezza, in famiglia, sui comportamenti salutari: il 57% dei genitori ha ridotto il consumo di alimenti già pronti o in scatola e il 67% ha aumentato quello di frutta e ortaggi.
Bene anche la scuola: l’educazione alimentare è prevista nell’attività curriculare dell’85% delle scuole oggetto di indagine (era l’82% nel 2019). Gli istituti che distribuiscono frutta, latte o yogurt nel corso della giornata sono più che raddoppiati dal 2008, arrivando al 47% nel 2023 (contro il 21% di 15 anni fa) e i distributori automatici di alimenti sono nel 52% delle scuole, la metà dei quali fornito di merende sane. Inoltre, nel 62% delle classi analizzate si svolgono normalmente almeno due ore di educazione fisica a settimana, mentre le scuole che offrono la possibilità di effettuare attività motoria all’interno dell’edificio, ma fuori dall'orario scolastico, sono il 62%.
Cresce, tuttavia, il tempo trascorso davanti a tv e smartphone (il 36,4% dei bambini ne è esposto quotidianamente da tre a quattro ore) e, nonostante l’attività fisica degli under 10 segua un trend in aumento costante dal 2008, poco più di un bambino su 20 ha un livello di movimento raccomandato per la sua età.
«La prevenzione è lo strumento più efficace - sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi - per intercettare e correggere precocemente stili di vita che possono portare a sovrappeso e obesità nei bambini, con tutte le conseguenze che comportano. È essenziale agire in anticipo, promuovendo una sana alimentazione, l’attività fisica, la riduzione della sedentarietà e offrendo alle famiglie un adeguato supporto tramite formazione, counselling ed educazione nutrizionale. Serve un approccio di rete - prosegue l’assessore - che coinvolga scuole, sanità, famiglie, istituzioni e comunità. La partecipazione e la collaborazione tra istituzioni locali, organizzazioni pubbliche e private e società civile sono infatti indispensabili per fare in modo che l’adozione di sani stili di vita non ricada solo sulla responsabilità individuale o delle singole famiglie - conclude Fabi - ma diventi un obiettivo condiviso e sostenuto da una responsabilità collettiva».
red.sal.
Massimo Fabi
Ex direttore generale dell'ospedale Maggiore e oggi assessore regionale alle Politiche per la salute.
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