La bassa vallata del Taro e le foto di una volta
Terenzo Sino agli anni della ripresa economica italiana, la festa di Ferragosto di Cassio rappresentava il principale evento per le comunità di Terenzo, con le giostre, il mercato e le serate nel dancing Rio Verde, oggi in disuso, con il suo caratteristico pero al centro della balera.
Dai giri di valzer ai passi del tango e ai ritmi beat, intere generazioni sono passate da lì, come pure le stelle del folk italiano, dall’indimenticabile Gigi Stok, ai complessi di musica leggera. In un progresso che stava faticando a decollare, le occasioni di svago erano poche, come il tiro al piattello, con marchingegni improvvisati, le bocce e poi sul finire degli anni ‘60 l’arrivo del motocross, prima con un tracciato sul monte Prinzera e poi sul «mitico» circuito di Monte Cassio.
E poi, per restare in tema di motori, il momento imperdibile dell’anno era l’atteso appuntamento con mitica corsa automobilistica «Parma-Poggio», e poi la «Fornovo-Cassio». Chiusi nelle rispettive comunità, un momento di incontro per una partita a carte o per trascorrere momenti in compagnia, era l’osteria: un luogo per tutti che si sostituiva alla secolare della «veglia» dei paesi.
Fra gli sport praticati nella stagione invernale c’era lo sci.
Le abbondanti nevicate di quegli anni e i tanti pendii rappresentavano gli scenari ideali per il passatempo, in piste improvvisate e con sci artigianali, preparati dai ragazzi nel corso dell’estate. Con la bella stagione, invece, i corsi d’acqua si affollavano di giovani attorno agli spuntoni di roccia o vicino ai «fondoni».
La fine degli anni Sessanta segnò la svolta per tanti giovani. Alla moda dei pantaloni a «zampa di elefante» e alle camicie ricamate, seguirono i nuovi ritmi della musica leggera e la costruzione di campi sportivi, come a Lesignano Palmia, Selva Castello e Monte Cassio, la formazione di squadre parrocchiali e di società sportive.
Uno slancio rinnovato per i giovani del tempo, che però coincise anche con lo spartiacque fra tradizione e modernità, fra permanenza nelle nostre campagne e l’esodo verso la città.
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