MALTRATTAMENTI
«Non importa se faccio cinque anni di galera, quando esco te la faccio pagare». Più che una minaccia. Una promessa di vendetta per Giulia (la chiameremo così), perché lui era già stato dietro le sbarre. Solita trama di violenze, anche in passato. E atteggiamenti maledettamente simili: stalking asfissiante, dopo sette anni di matrimonio spesso segnati da aggressività e controllo ossessivo. Era uscito dal carcere da cinque mesi, eppure a gennaio è tornato alla carica. Per due giorni si era presentato a casa di Giulia, facendole anche segno che le avrebbe tagliato la gola e insistendo per vedere il figlio di 4 anni. E 24 ore dopo aveva tentato il blitz: un pugno che aveva mandato in frantumi un finestrino dell'auto della suocera su cui in quel momento c'erano anche Giulia, sua cognata e il bambino, appena uscito dalla materna. Arrestato, è tornato in cella. E ieri, dopo una prima condanna nel 2022, ne è arrivata un'altra, firmata dal gup Gabriella Orsi, per maltrattamenti aggravati, oltre che per danneggiamento: 4 anni e 2 mesi. Unico sconto per l'ex marito - 37 anni, origini mantovane - è stato quello di un terzo previsto per legge dal rito abbreviato.
Lui e Giulia si erano conosciuti quando erano ancora giovanissimi. E anche la decisione di andare a convivere era maturata in fretta, quando lei aveva solo 17 anni. Una lunga attesa prima della nascita del bambino, nel 2019, ma anche una storia segnata da una compagna che ogni tanto tornava a riaffacciarsi nella vita di lui: l'eroina. Fino a quando, nel 2022, le loro strade si erano divise. Una separazione consensuale, sulla carta, ma il rancore e la violenza non sono stati certo cancellati dai mesi di carcere, dopo la prima denuncia e la condanna.
In quei giorni dello scorso gennaio era stato un crescendo di paura e angoscia. Anche dopo la separazione lui e Giulia avevano continuato a sentirsi e vedersi per il bambino. Era stata lei a raccontargli che sarebbe uscita con un amico, e lui si era fatto trovare sotto casa per controllare come si era vestita. «Pu...a», le aveva urlato in faccia scagliando tre calci al portone del condominio. Al ritorno, dopo la serata, lui era ancora lì: stazionava nell'androne e solo con l'arrivo dei poliziotti era tornato verso casa, per altro a poca distanza.
Ma il giorno dopo si era ripresentato davanti al condominio già in mattinata, insistendo per voler vedere il figlio, e in serata era arrivato fin sul pianerottolo dell'appartamento.
Sempre più rabbioso e forse sotto l'effetto di droga: Giulia l'aveva intuito perfettamente quando, nel primo pomeriggio del 19 gennaio, dopo una lunga telefonata, le aveva detto che sarebbe andato lui a prendere il figlio alla materna. Sapeva che doveva fare in fretta: così, insieme alla madre e alla sorella, si era precipitata a scuola. Il tempo di far salire il bambino in auto, e lui era già lì, a pochi metri dalla macchina. La madre di Giulia, alla guida, aveva tentato di fare retromarcia per poi partire, ma lui continuava a far segno di fermarsi, oltre che a far squillare il telefono della ex moglie. «Devo darvi una cosa», urlava. E a quel punto era stata Giulia a a dare lo stop alla madre. Ma lui aveva sfondato con un cazzotto il vetro del finestrino posteriore. Poi, sotto casa, con i carabinieri in arrivo, era tornato a minacciare. Ancora una volta.
Georgia Azzali
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