La terra e l’acqua. Sono le due vocazioni di Monica Malmassari, titolare dell’azienda agricola «Al Fusinaro» di Monchio delle Corti, in Alta Val Cedra, dove coltiva frumento e patate e ha riaperto, nel 2020, la troticoltura che un tempo era del nonno. «A ottobre, riparte la semina e sarà un mix di quattro varietà antiche, tra cui il “Miracolo di Grossi” - spiega -. A parte la parentesi del grano “moderno” seminato la scorsa stagione, il grano che intendo coltivare è del tipo detto “antico”. La prima fornitura me l’ha data un coltivatore della zona, Olinto Malpeli, che oggi panifica solo ed esclusivamente con le farine ottenute da questo frumento ottenendo un pane molto apprezzato. Da allora, tutto quello che semino è autoprodotto: quello raccolto prima dell’anno scorso, infatti, mi ha permesso di fare scorta di seme. Una scelta, la mia, che va nella direzione di coltivare solo le varietà che si dimostreranno capaci di diventare forti su questo specifico territorio, adattandosi alle non facili condizioni di un’agricoltura di montagna. L’appezzamento che ho scelto per la mia coltivazione è infatti a 1154 metri sul livello del mare».
«Mi avevano detto - aggiunge - che non ci sarei riuscita, invece ho trebbiato. È una scommessa che voglio vincere. Anche se la resa è molto bassa rispetto alla pianura, riesco comunque a mettere da parte la semenza per il futuro e a macinare il resto per la vendita di farina».
La coltivazione del grano occupa un ettaro, «mentre alle patate dedico una biolca», rivela. E poi c’è l’allevamento di trote, alimentato dalle acque del Cedra di Valditacca, dove la temperatura raggiunge un massimo di 15°C nei mesi estivi.
«L’impianto, di dimensione modeste, è costruito in natura - racconta la titolare - protetto dall’abbraccio di grossi massi di arenaria e boschi di castagno, lasciando il paesaggio circostante “quasi selvaggio”».
L’attività risale in realtà ai primi anni ‘60 su idea del nonno di Monica, Ilvio Malmassari (classe 1923), incaricato dalla Provincia di Parma di produrre trote Fario per il ripopolamento dei torrenti locali. «Dopo pochi anni, il nonno decise di allevare solo trota Iridea per la vendita e il consumo nella sua trattoria, denominata, appunto “Al Fusinaro” in onore del luogo dove sorge. Attorno ai primi anni ‘90 decise di dismettere l’incubatoio per la produzione di avannotti, concentrandosi solo sull’accrescimento di trotelle fino alla trota adulta adatta al consumo».
L’attività venne poi chiusa nel 2018 alla morte di Ilvio, ma nel 2020 Monica ha voluto riaprirla «non solo con l’intento di continuare il processo cominciato dal nonno, ma soprattutto per non dimenticare la promessa fattagli di onorare il lavoro compiuto in una vita intera, con il ricordo di un’infanzia felice fra boschi e torrente».
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