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Pizzarotti: "Ho un nuovo avviso di garanzia". L'accusa: truffa ai danni dello Stato e falso ideologico per una vicenda legata al Regio

Pizzarotti: "Ho un nuovo avviso di garanzia". L'accusa: truffa ai danni dello Stato e falso ideologico per una vicenda legata al Regio

07 Maggio 2021, 03:43

Il Procuratore: "Operato correttamente e nella massima discrezione"

"Mercoledì mi hanno notificato un nuovo avviso di garanzia, l’ennesimo, per i seguenti reati: falso ideologico e truffa ai danni dello Stato". E' lo stesso sindaco Federico Pizzarotti a renderlo noto via social.

La vicenda - spiega lui stesso - ha a che fare con due opere liriche messe in scena dal Teatro Regio a Busseto. "Vengo accusato di aver truffato lo Stato perché per le rappresentazioni delle opere liriche “I Masnadieri” e “Rigoletto” al Teatro di Busseto dovevano essere, cito testualmente, “impiegati 45 professori d’orchestra”, circostanza che per l’accusa non è “corrispondente al vero”. Ecco questo è quello che farebbe di un sindaco un falsario e truffatore. E’ ovvio che anche in questo caso ritengo di aver agito pienamente in buona fede, con onestà, trasparenza e negli interessi di Parma. Mi difenderò ancora una volta come è doveroso e giusto che sia, confidando nella Giustizia e nelle leggi di questo Stato", scrive.

E poi ricorda: "In nove anni di esercizio delle mie funzioni sono stato indagato ben sei volte, ma come era prevedibile, considerata la mia correttezza, quei processi si sono sempre chiusi con archiviazioni o sentenze di assoluzione, senza neppure arrivare a giudizio. Turbativa d’asta, abuso d’ufficio, ancora abuso d’ufficio, disastro colposo e ora truffa ai danni dello Stato e falso ideologico. Leggendo questi capi d’accusa pare che non sia un cittadino al servizio della città nella quale sono nato e cresciuto, ma un pericoloso truffatore fuorilegge. Tuttavia i reati a me contestati non sono mai andati a dibattimento: i giudici, anche d’appello, hanno sempre affermato non sussistessero le gravi accuse ingiustamente attribuitemi.

"Non posso negare  - continua Pizzarotti  -che, stante la trasparenza dei rapporti tra la Fondazione e il Ministero, la notizia di essere indagato mi lascia del tutto incredulo. Tuttavia, proprio per questo, saprò difendermi nella consapevolezza della mia onestà intellettuale e morale peraltro doverose nell’esercizio delle mie funzioni istituzionali al solo fine di tutela del pubblico interesse. Riflettendo sulle precedenti vicende giudiziarie che mi hanno coinvolto e sono finite nel nulla (quattro da parte della stessa PM che ora mi contesta la truffa), ciò che mi rattrista ancora una volta è osservare che colui che s’impegna per il bene dei cittadini è un facile bersaglio, al contrario, chi ha istruito azioni giudiziarie avventate e infondate impiegando centinaia di migliaia di euro pubblici continui ad esercitare la propria funzione senza mai dover rendere conto degli esiti del proprio operato. Più precisamente il danno vero, profondo, in vicende come queste è un possibile indebolimento del rapporto di fiducia tra cittadino e istituzioni. Mi difenderò dimostrando ancora una volta nella consapevolezza di aver agito nell’interesse pubblico".


La replica della Procura

Il Procuratore di Parma Alfonso D'Avino  nel tardo pomeriggio in una nota afferma che non può che sottolineare "l’assoluta correttezza del suo Ufficio". Nel corso dell'accertamento di fatti-reato, legittimamente porta avanti delle investigazioni, essendo emersi indizi di reità, è stato emesso un invito a comparire per rendere l'interrogatorio nei confronti di una delle persone sottoposte ad indagini, "ovvero per compiere un atto che, nel contempo, ha valenza investigativa ma costituisce altresì l’occasione per l’interessato per esporre le proprie ragioni, così difendendosi (come la legge prevede) “nel processo”.

Tutto ciò - aggiunge il procuratore - è avvenuto nella massima discrezione e segretezza, a tutela della riservatezza delle persone e delle Istituzioni pubbliche coinvolte.

Desta pertanto perplessità l’espressione – riportata dalla stampa come proveniente dal profilo facebook dell’interessato - secondo cui “non è bello aprire un giornale e leggere di essere un truffatore”, posto che nessun giornale era a conoscenza della notizia prima che, improvvidamente, proprio l’interessato ne facesse pubblica menzione.

La Procura di Parma non intende ovviamente alimentare polemiche lanciate mediante l’evocazione di pregresse vicende giudiziarie e/o la personalizzazione delle inchieste, nella consapevolezza che l’unica strada da percorrere, per un Ufficio così delicato come la Procura, sia quella del mantenimento dell’equilibrio istituzionale, secondo cui i processi si fanno nelle aule di Giustizia, ove, nell’ambito della normale dialettica, Accusa e Difesa si confrontano civilmente intorno ad una ipotesi di reato.

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