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Il sorriso contagioso di Francesco Canali: l'introduzione di Claudio Rinaldi

Il sorriso contagioso di Francesco Canali: l'introduzione di Claudio Rinaldi

04 Dicembre 2020, 09:07

Vietato piangere, abbiamo esortato la prima volta che la «Gazzetta» si è occupata di Francesco Canali, il giorno in cui ha raccontato della sua malattia e di quell’idea – folle e meravigliosa al tempo stesso – di “correre” una maratona in carrozzina, spinto da quattro amici.
Non è facile non piangere, quando si sente Francesco raccontare come quella orribile malattia che è la Sclerosi laterale amiotrofica ha cambiato la sua vita. Eppure, sedici anni di drammatica e durissima convivenza non hanno scalfito di un’unghia la sua voglia di vivere, la sua fede, il suo coraggio, la sua incrollabile e bellissima testardaggine nel non arrendersi, nel non piangersi addosso, nel pensare che ogni giorno che trascorre insieme ai suoi cari è un dono di Dio.
Gli amici che vanno regolarmente a trovarlo (sono tantissimi: amici storici, alpini, ex giocatori di basket, podisti, suoi “tifosi” dall’epoca dell’impresa di Palm Beach) lo sanno benissimo: basta entrare in camera sua per vederlo sfoggiare un sorriso che mette in pace con il mondo. Ma come fa?, ci si chiede, tutte le volte: come fa ad accoglierti sempre con un gran sorriso, uno come Francesco, che passa le giornate guardando un muro, che non muove nessun muscolo, neppure di un centimetro, che non riesce a parlare, se non cercando faticosamente di farsi capire con il labiale, che respira grazie a una macchina, che viene nutrito attraverso un tubicino e che ha bisogno di assistenza ventiquattr’ore su ventiquattro?
È Francesco che dà una risposta: da ex giocatore e allenatore di basket (25 anni in tutto) sa che finché non suona la sirena la partita non è finita. Lui, ieri come oggi, combatte fino all’ultimo. Combatte insieme alla moglie Antonella, alle figlie Laura e Martina, a mamma Maria Cristina e papà Luigi. Non ci sono parole, per descrivere la forza d’animo dei suoi famigliari. Donne, uomini e ragazze fortissimi.
Francesco, lui è un mito, una forza della natura, un trascinatore nato. Uno che porta un esempio di forza, carattere, tenacia e che è di esempio per tutti noi, non solo per i malati di Sla. 
Questo libro esce nel decimo anniversario dell’impresa – non solo sportiva – che ha reso Francesco uno dei testimonial più noti in Italia per la sua lotta alla Sla. Il sogno di “correre” una maratona è stato coronato il 5 dicembre 2010, a Palm Beach, in Florida. Di quel giorno, resterà per sempre il ricordo dell’emozione e della commozione. Ma anche la bellissima sensazione di aver capito che era stato centrato un obiettivo ben più ambizioso: fare parlare della malattia, coinvolgere il mondo dello sport e dell’associazionismo, raccogliere fondi. Oltre centomila euro, con i quali sono stati finanziati un importante progetto di ricerca sulla Sla e l’acquisto di quattro auto per l’Ausl, destinate a infermieri domiciliari, e di uno strumento prezioso per la telemedicina, oltre a patrocinare la realizzazione delle nuove docce della mensa della Caritas in via Turchi. 
Dal dicembre 2009, quando la sfida è stata lanciata, al giorno della maratona, sono stati dodici mesi intensissimi, con decine e decine di eventi, incontri, manifestazioni. In città, in provincia, ovunque. Dal Tardini la sera di Inter-Parma, con l’applauso di ventimila tifosi, al Regio (gremito) per un indimenticabile concerto con le più belle voci della lirica. In mezzo, a Torrile, a Palanzano, a Busseto, a Borgotaro, a Pontremoli. Il mondo del basket (una bellissima e toccante maratona di otto ore, con due o tre generazioni di cestisti sul parquet per una sfida all’ultimo canestro), del baseball, del rugby, del podismo. Il Rotary, il Lions, gli Alpini, i Veterani dello sport. Il Cus, il Coni, le federazioni. Tutti conquistati da Francesco e dalla sua forza d’animo. Tutti coinvolti per il progetto “Vinci la Sla”, tutti pronti a diffondere il verbo della solidarietà verso chi è meno fortunato.
Sfogliando questo libro riviviamo tutti un anno eccezionale: ognuno si commuoverà, come allora, ripensando all’evento e all’emozione che più gli è rimasta nel cuore. 
E riviviamo quei 42 chilometri e 195 metri a Palm Beach. Tanto lunghi quanto entusiasmanti, per chi lo ha spinto, per chi ha assistito sbracciandosi e urlando per incitare l’Aisla Running Team e per chi ha fatto il tifo a distanza, ma era come se fosse in Florida, a spingere la super carrozzina di Francesco.
A proposito: carrozzina pensata, disegnata e realizzata da Alex Zanardi. Il grandissimo Alex Zanardi, che in questi giorni sta combattendo una battaglia durissima: e vorremmo tutti poter fare qualcosa per aiutarlo a vincerla. Non ci sono parole per ringraziarlo per quello che ha fatto per Francesco. Sopra a tutto, gli ha regalato l’amicizia: perché ha un cuore grande così e perché ha capito, la prima volta che lo ha incontrato (merito di Paolo Barilla: un altro a cui va un grande, grandissimo grazie), che Francesco ha la sua stessa testa, la sua tenacia, la sua voglia di mettersi in gioco: andando ben oltre la sua disabilità e la malattia.
Negli occhi di tutti noi resterà per sempre l’arrivo della Maratona di Venezia, con Alex che traina con l’handbike la carrozzina di Francesco. Gli spingitori e Paolo Barilla dietro, in bici. Alex che ferma l’handbike a tre dita dalla riga del traguardo, per scendere sui suoi moncherini e spingere Francesco: doveva essere lui ad arrivare primo. Vengono i brividi, a rivivere quei momenti, a rivedere la foto dell’arrivo.
La «Gazzetta» ha seguito tutte le imprese di Francesco con passione, con calore, con amicizia. E con grande orgoglio: Francesco è stato per anni un validissimo collaboratore del nostro giornale, spaziando dalla cronaca alla provincia, allo sport. E raccontando ai lettori, per anni, le innumerevoli iniziative degli Alpini. Chi non ricorda l’adunata nazionale organizzata a Parma nel 2005? La «Gazzetta» dedicò tantissime pagine e un bellissimo inserto a quell’evento. Il merito fu di Francesco (come Giuliano Molossi, direttore del nostro giornale per 17 anni, ha ricordato tante volte).
Poi, abbiamo sposato con entusiasmo il progetto “Vinci la Sla”, lo abbiamo raccontato passo dopo passo, iniziativa dopo iniziativa. Corsa la maratona, l’entusiasmo di Francesco non si è certo spento, né il progetto fermato. La festa all’auditorium Paganini è un altro ricordo indelebile: avrebbe dovuto essere una serata per ringraziare gli amici che avevano dato una mano e fatto il tifo, ci siamo ritrovati con un insperato “tutto esaurito”, a dimostrazione di quanti tifosi ha saputo circondarsi Francesco. Solo con il suo sorriso contagioso.
Sono arrivati premi, riconoscimenti, benemerenze: ha avuto la medaglia d’oro del Premio Sant’Ilario, è stato nominato Cavaliere della Repubblica, Alpino dell’anno, cittadino onorario di Palanzano, socio onorario del Cus Parma e del Rotary Club Parma, ha ricevuto il premio Fair Play del Panathlon Parma e il premio Fair Play dell’area Emilia Romagna-Marche del Panathlon International, con segnalazione alla giuria di Parigi (unico parmigiano di sempre) per il premio Fair Play mondiale, il premio Sport Solidarietà di “Sport Civiltà”, l’attestato di benemerenza per il corso di laurea magistrale di Scienze e tecniche delle attività motorie dell’Università degli studi di Parma, i premi “Avis Padre Lino” e “Cuore Alpino”. E anche un «sentdéz e lode» da Crociato 63, l’autore di «Pagéli di Crozè in djalètt Pramzàn», con questa toccante motivazione: «La pu béla stòrja äd sport e d’amicìssja ch’a m' arcord, la fòla äd Nadäl pu béla e pu véra ch’a 's podìss imaginär, al pu bél ezémpi ch’i portè in regal a tutt, a s' i fat emosjonär tutt mo dabón dabón, a sì dil parsón'ni favolózi che Pärma e i Pramzàn j'én orgoljóz d’aver cme concitadén! Grasja!». 
Grazie Francesco! Grazie per l’esempio che ci hai dato e continui a darci, grazie per il tuo sorriso, grazie per la tua idea folle e meravigliosa. È stata dura, spingerti, ma è stato straordinario. Grazie.


 

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