Ciao Francesco, sono Maurizio l'amico (ci siamo conosciuti giocando a Ruzzle) di tua Mamma Cristina.
Tua Mamma mi ha parlato di te molto tempo dopo la nostra fortuita conoscenza, è stata sempre garbata e delicata, qualche giorno fa, è arrivato inaspettato il libro che commemora la tua (vostra) partecipazione alla maratona. Devo dirti la verità, conoscevo la tua malattia solo per sentito dire e soprattutto per il fatto che una mia giovane compaesana è stata anche lei colpita dalla SLA Devo dirti che sono un "esperto" di arti marziali (poi ti racconto a grandi linee la mia esperienza in questo campo) sono alto un metro e settantacinque e peso intorno ai cento chili, ma già leggendo la prefazione del tuo libro...mi è venuto il classico groppo in gola... Proseguendo, hai parlato del tuo passato, prima da atleta e poi da allenatore, mi sono identificato immediatamente. Penso che noi sportivi, soprattutto se lo sport è stato praticato cercando di dare l'anima, buttando il cuore sempre oltre l'ostacolo cercando di ignorare i segnali che il corpo invia al cervello, fermati, sei stanco, il tuo avversario è più forte, i polmoni scoppiano, il colpo che hai ricevuto al plesso solare ti fa mancare il fiato...ecc (sono sicuro che mi capisci perfettamente) siamo preparati alla sofferenza, almeno era quello che pensavo fino a quando non ho letto delle tue imprese, non posso neanche lontanamente immaginare cosa voglia dire essere malati di SLA, ma tu lo fai sembrare facile, la affronti con quella faccia che ispira tranquillità, quel sorriso disarmante e non ho mai percepito minimamente ad un accenno di autocommiserazione. Cosa dire dei tuoi amici, solo fantastici, non sono riuscito a trattenere le lacrime mentre leggevo dei vari allenamenti, le difficoltà ed i contrattempi Ti dico in tutta sincerità che mentre tagliavi il traguardo, mi è sembrato di essere lì, dietro alla tua mega carrozzina mentre gioivo con voi.
Ho iniziato la pratica del Judo all'età di sette anni, intorno ai tredici vengo notato da un maestro di Milano (Cesare Barioli) che mi porta nella sua palestra, il Busen.
Mi ricordo che tornavo da scuola, terza media, mangiavo un panino al volo e poi col treno mi fiondavo a Milano, l'allenamento era dalle sedici alle diciannove, mi facevo una pizza e poi dormivo nel sacco a pelo sul tatami della palestra... Alla domenica dalle nove alle dodici si faceva solo "randori" (combattimento) non ti dico le botte che ho preso il sangue ed il sudore che ho versato in quei tre anni, ero il più giovane il più leggero ed inesperto del gruppo!!
Alla fine mi feci male seriamente alle caviglie, gioco forza a malincuore ho dovuto abbandonare Dopo la pausa militare, a proposito io ero un Fante, ho trovato il Karatè, negli anni a seguire ho conseguito il quinto dan ed il diploma da Maestro. Ecco, la carriera di maestro mi ha regalato grandissime soddisfazioni, ho avuto la fortuna di avere tra i miei allievi tre ragazze che sono arrivate in nazionale vincendo titoli mondiali ed Europei. I problemi alle anche, mi hanno operato di protesi competa due volte a sinistra ed una a destra, hanno anticipato l'addio al insegnamento, la grande soddisfazione è stata che una delle mie ragazze, dopo essersi laureata in scienze motorie ha preso in mano la palestra ed è mooolto più brava di me. Ecco, non ti nascondo che, anche se davanti a mia moglie ed ai miei atleti ho sempre avuto un atteggiamento "marziale", ho pensato, ma perché proprio a me??
Dopo averti incrociato e conosciuto meglio la tua storia, mi rendo conto di quanto sono fortunato.
Chissà che un giorno non ci si possa conoscere "dal vero" Grazie Francesco sei un vero fuoriclasse riesci con la tua tranquilla eleganza ad entrare nelle vite delle persone migliorandole sei un forte albero con radici profonde al quale, noi persone normali possiamo aggrapparci durante le tempeste della vita senza paura di essere travolti dalle maree... Maurizio Savio
Caro Maurizio, tu dici di sentirti fortunato. Lo sono anch'io. Sedici anni di malattia non sono pochi per la Sla. Anche se questa patologia comporta dei sacrifici noi sportivi siamo preparati, o almeno lo dovremmo essere. Ma io nel mio piccolo ho imparato tanto dallo sport. Anche tu, magari non te ne sei accorto, sei forte. Lo sport, oltre a tanto sudore, è anche una palestra di vita, e io ne ho fatto tesoro.
Francesco
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