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la storia

Buon anno a quelle tre suore di Parma in partenza per l’India

Inizia la missione di suor Antonella, suor Elisabetta e suor Mary

suore missionarie

di Pino Agnetti

01 Gennaio 2022, 10:07

Vanno in una nazione dove i cristiani sono perseguitati. Al punto che l’ultimo Natale è trascorso fra statue di Cristo in frantumi e assalti a preti e fedeli al grido di “Morte alla Chiesa!”. Vanno in una terra dove il Covid ha ucciso, finora, mezzo milione di persone e ne ha contagiate altre 35 milioni. Eppure vanno! Serene, determinate, sorridenti. Come sempre. A realizzare l’antico sogno della loro Madre fondatrice: quella Anna Maria Adorni che, prima di approdare nel 1820 dalla natia Fivizzano a Parma dove fino alla morte avvenuta nel 1893 si sarebbe dedicata a tirare via dalla strada ladre e prostitute e a visitare i carcerati, ad appena sette anni aveva tentato di imbarcarsi per le Indie per portarvi il Vangelo.
Ora, a distanza di due secoli, saranno suor Antonella, suor Elisabetta e suor Mary a compiere il viaggio solo immaginato da colei che, il giorno della sua beatificazione nel Duomo di Parma (3 ottobre 2010), è stata ribattezzata la “Madre Teresa di Parma”. Il segno ulteriore di un destino e di una volontà imperscrutabili, di una chiamata nella chiamata per le tre Ancelle dell’Immacolata di Parma che domani si imbarcheranno per il Paese in cui la vera Madre Teresa - la “piccola matita di Dio” come lei stessa amava definirsi - ha vissuto e giace sotto una candida lapide adornata dei soli versi del Vangelo di Giovanni “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Un programma già bell’e che pronto anche per le nostre tre Ancelle che, in vista della partenza, sono andate a salutare le consorelle più anziane ospiti della casa della congregazione a Scurano, sull’Appennino parmense. Un momento di grande commozione, ma anche di gioia e di festa autentiche considerato che presto la congregazione avrà un’altra “casa” stavolta in Kerala, lo Stato meridionale dell’India in cui risiede la più alta percentuale di cristiani (circa il 18%) di tutto il Gigante asiatico. Qui, la coesistenza pacifica fra indù, musulmani e i “figli di san Tommaso” (come tuttora si fanno chiamare i cattolici locali in onore del santo martire che arrivò in India nel 52 dopo Cristo) ha retto molto meglio che altrove alle periodiche ondate di odio razziale e religioso. Tuttavia, anche il Kerala è stato teatro di recente di gravi episodi di intolleranza e di fanatismo ad opera dei fondamentalisti nazionalisti indù che - smentendo le speranze aperte dall’incontro svoltosi nei mesi scorsi in Vaticano fra papa Francesco e il presidente indiano Modi - puntano a fare dell’India una nazione dal punto di vista culturale e religioso “pura”. Mentre, quasi di riflesso e a complicare ulteriormente le cose, nella regione vanno moltiplicandosi i segnali di un rafforzamento dell’estremismo islamico e in modo particolare dell’Isis.
Ancora una volta come già in passato, dunque, l’India si trova a dovere scegliere fra il disegno del profeta della non violenza e “padre della patria” Gandhi il Mahatma (che vuol dire Grande anima) di uno Stato laico e multireligioso e il suo modello opposto. Incarnato dalle durissime leggi “anticonversione” (fino a dieci anni di carcere per chi si converte a religioni diverse dall’induismo) adottate già da sette dei suoi Stati - non però il Kerala - col risultato, appunto, di fare da innesco e da copertura alle brutalità delle frange più estreme.
Cosa potranno mai fare, in questo gioco gigantesco e caotico, tre piccole suore? Chi se lo domanda, con per altro comprensibile scetticismo, evidentemente non conosce la storia miracolosa di Anna Maria Adorni, amica di almeno altri tre grandi Santi (Guido Maria Conforti, don Bosco e Andrea Carlo Ferrari) e venerata da ben cinque Papi (Pio XII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco). Così come probabilmente non saprà che le sue eredi operano in Romania fin dai tempi della caduta del comunismo e, dal 2012, anche in Kenya, nel villaggio di Kibiko, dove le Ancelle dell’Immacolata hanno portato perfino l’acqua e ridato il sorriso ai bambini malati di Aids. Risultati semplicemente straordinari per una piccola congregazione che, in Italia, lotta da sempre in prima linea contro la piaga immonda della tratta tanto da avere fatto dell’Istituto del Buon Pastore una delle istituzioni più luminose e meritorie di Parma.
Buon anno, allora, a queste tre giovani e intrepide donne. Ad attenderle ci sono i poveri, i lebbrosi, gli orfani, gli “intoccabili” (i membri dello strato più basso della ferrea gerarchia castale indiana), le donne vittime della violenza del secondo Paese più popoloso del pianeta. Ed anche l’eterno sospetto che accompagna i missionari sparsi per il mondo. “Non importa, ci penserà la Madonna a proteggerle”, sospira suor Maria Assunta Pedrinzani, Vicario generale della congregazione. “E poi, anche laggiù loro saranno un segno di pace per tutti”. Vengono alla mente le parole di Madre Teresa di Calcutta: «C’è un solo Dio, ed è Dio per tutti. Ho sempre detto che dobbiamo aiutare un indù a diventare un indù migliore, un musulmano a diventare un musulmano migliore ed un cattolico a diventare un cattolico migliore».
Di nuovo buon anno Antonella, Elisabetta e Mary. Quanto a noi, non importa se credenti o non, accompagniamole con il nostro pensiero e con le nostre preghiere. Un modo magari insolito per concludere questo tanto tribolato 2021. Ma anche per provare a scacciare le tenebre che continuano ad avvolgerci e a opprimerci e per tenere lo sguardo bene alzato verso l’alto. Sapendo che, da domani, ci saranno altre tre stelle a rischiarare da lontano il cielo di Parma.

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