ENERGIA
Pagina 106, scheda n.9 del Paesc, il Piano d'azione per energia sostenibile e il clima del Comune: «La presente scheda considera al 2030 un potenziale fotovoltaico installabile su Parma pari a 165 MW». Un obiettivo ambizioso. Secondo alcuni impossibile da realizzare visti i ritardi, le difficoltà e i mille intoppi che incontra chi, dopo aver installato un impianto fotovoltaico, vorrebbe allacciarlo alla rete.
«Se la velocità è quella che ho sperimentato personalmente, ci vorranno secoli per raggiungere l'obiettivo fissato dal Paesc». Enrico Ottolini, consigliere comunale di Europa verde, usa un'iperbole per descrivere con quanta fatica, in città, si riesca a sfruttare l'energia pulita del sole per produrre energia elettrica. E pensare che Parma è stata selezionata dalla Commissione europea per far parte della «Missione 100 città climaticamente neutrali e smart».
Questa è la teoria. La pratica, almeno per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici, racconta una realtà molto diversa, disseminata di ostacoli. E tutti gli occhi sono puntati su Ireti, la società che in città si occupa delle «nuove connessioni» degli impianti di produzione. Tra cui i pannelli fotovoltaici.
«Il 5 agosto ho caricato la pratica sul Portale produttori di Ireti. Loro avevano 20 giorni di tempo per allacciare il mio piccolo impianto da 3 kW. Sono passati quasi 90 giorni e non ho ricevuto nessuna risposta. Hanno ignorato anche i miei due solleciti. E pensare che Ireti sta pagando delle sanzioni per questi ritardi. Se per allacciare il mio impianto servono più di tre mesi, quanto tempo servirà per allacciare alla rete 80 ettari di impianti, in grado di garantire i 165 MW previsti dal Paesc? Secoli, immagino».
Per cercare di far luce sui ritardi - che costringono Ireti a risarcire chi aspetta più del dovuto - Ottolini farà una comunicazione in uno dei prossimi consigli comunali. «È giusto che anche il Comune si faccia carico di queste problematiche».
Quella dei parmigiani in attesa di allacciarsi alla rete è una compagnia numerosa, come dimostrano le tante telefonate e lettere che arrivano in Gazzetta. «Il nostro impianto fotovoltaico, in grado di produrre 11kW, è stato ultimato ad aprile 2021. Dopo un anno e mezzo sto ancora aspettando». Alessandro Pagliari è uno dei tanti che credono nell'energia solare e che, nonostante i ritardi e i disguidi, rifarebbero tutto. «Sì, non cambierei idea. Ma ricordo che a causa di una voltura, gli operatori hanno dovuto rifare l'intera procedura per ben quattro volte. E già questo ha ritardato tutto».
L'odissea è continuata con il ritardo nell'invio dei preventivi dell'allaccio da parte di Ireti, con gli appuntamenti andati a vuoto con il loro tecnico e con un Iban comunicato dalla società ma non attivo. Risultato: forse oggi, così ha promesso Ireti a Pagliari, il tecnico andrà ad allacciare il suo impianto fotovoltaico, pronto da aprile 2021. «Se tutta questa procedura l'avesse dovuta seguire mia nonna, la titolare dell'impianto, cosa avrebbe potuto fare? Subire e basta».
Il problema è noto da tempo. Già a metà aprile la Gazzetta aveva acceso un faro sui ritardi. In quell'occasione Ireti, società della multiutility Iren, aveva ricordato che i ritardi dipendevano, in parte, dalla mole delle richieste. Da qui la promessa: «Stiamo cercando di potenziare il servizio».
Nel frattempo, la società è costretta a rimborsare chi ha aspettato troppo a lungo. È successo a un residente di via Bixio, che ha ricevuto un risarcimento di circa 10mila euro. Altri si sono dovuti accontentare di cifre più contenute, tra i 600 e i 700 euro. L'elenco dei rimborsati è lungo. Come quello delle lamentele.
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