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Alberto «Tino» Setti: Berceto, il Parma e un rimpianto

Uno dei simboli del mondo dilettantistico ancora oggi in panchina

Alberto «Tino» Setti  - Berceto, il Parma e un rimpianto

di Remo Gandolfi

05 Febbraio 2022, 13:01

Il calcio e una passione che non accenna a diminuire. Alberto «Tino» Setti è uno dei simboli del nostro calcio dilettantistico e dell’amore incondizionato verso questo sport. Prima un grande passato da calciatore e oggi ancora in «prima linea» sulla panchina della Valtarese, in Prima categoria.
Ricordi la tua prima partita «ufficiale» da ragazzino?
«Assolutamente sì! Parliamo del 1979/1980 un Berceto-Virtus giocato al Campo del Seminario a Berceto. Giocavo con ragazzi che avevano dai due ai quattro anni più di me. Da quel giorno giocai sempre titolare. Una emozione incredibile giocare una partita con la divisa ufficiale del Berceto davanti a tantissime persone del paese. Sarei in grado di ricostruire ogni singola azione dei venti minuti che giocai».
Chi sono stati i tuoi primi «maestri»?
«Il primo a Berceto fu Francesco Corchia, per tutti “Teddy”, che ha insegnato a tante generazioni di bercetesi a giocare a calcio. Ci insegnava a giocare a zona in quei primi anni Ottanta. Quando arrivai al Parma Calcio nel 1982 il maestro per noi ragazzi è stato Ermes Polli il mitico ex-giocatore del Parma. Tecnica sempre al primo posto. Un vero maestro».
Quando hai capito che avevi decisamente qualcosa in più della media?
«Un momento storico mi ha fatto capire che ero sulla strada giusta. Venni convocato e subito titolare in un derby con la Reggiana nel 1983 categoria Berretti con ragazzi di due/tre anni più vecchi di me. In panchina Bruno Mora. E non aggiungo altro».
L’entrata nelle giovanili del Parma. Che ricordo hai di quel periodo?
«Posso tranquillamente dire il periodo sportivo più esaltante della mia vita calcistica. Dal mio paese di montagna al Parma … era un sogno che diventava realtà. Allenarsi in Cittadella con tante persone intorno al campo è stato molto bello e gratificante. Nell’ambiente c’era un grande entusiasmo con l’allora diesse Riccardo Sogliano vero comandante della nave e allenatori del valore di Mora, Polli, Battistini, Benedetto, Cannata. Ma la vera differenza rispetto alle altre società la fece il preparatore atletico, un emergente Vincenzo Pincolini che portò nel calcio una preparazione fisica completamente diversa da quella che in si faceva in quegli anni. E’ stato un grande innovatore».
L’esordio in Coppa Italia di Serie C con il Parma di Arrigo Sacchi. Cosa ricordi di quel giorno speciale?
«Indimenticabile. Avevo già partecipato a qualche amichevole ma una partita ufficiale all Tardini con la maglia del Parma era davvero un sogno che si avverava. Prepartita bellissimo con Mister Sacchi a dettare le direttive di pressing e di gioco. Tanta emozione ma giocato il primo pallone passarono tutti i timori. Peccato per il risultato, perdemmo 1-0. Al ritorno pareggiammo 0-0 e fummo eliminati».
C’è una partita in particolare che ti è rimasta impressa nella memoria?
«Torneo Allievi Beppe Viola a Salsomaggiore in finale contro la Sampdoria dove marcai Ganz con allenatore Marcello Lippi. Vincemmo 2-1 ed alla fine fui premiato come miglior giocatore».
Chi è stato l’allenatore più importante della tua carriera?
«Sono legato affettivamente a tutti gli allenatori che ho avuto e da tutti ho ricevuto tanto. Bruno Mora è stato però quello più importante, un allenatore che trasmetteva la voglia di vincere, l’applicazione in tutti i momenti della partita e soprattutto il non sentirsi inferiore a nessuno. In Cittadella a fine allenamento molto spesso mi fermava e mi faceva ripetere all’infinito gesti tecnici per migliorarmi individualmente. Uno spettacolo. E pensare che sino a pochi anni prima alzava Coppe Campioni e vinceva scudetti. Un esempio».
C’è un compagno che ricordi con particolare affetto?«
Carlo Cavazzini, mio secondo per tanti anni. Un amico vero che purtroppo se n’è andato troppo presto».
Chi è stato l’avversario più ostico che hai incontrato?
«Andrea Talignani, il “Talo”. Marcarlo era davvero difficile. Non sapevi mai cosa volesse fare. Una velocità di esecuzione formidabile. Le partite contro il Brescello erano sfide toste e tutte le estati nei tornei dei bar capitava spesso di incontrarci ed erano duelli fantastici».
La gioia più grande della tua carriera calcistica?
«Da giocatore la partita Valtarese-Fabbrico che decise il secondo posto in Promozione annata 93/94. A noi bastava un pareggio per mantenere la posizione e gli spalti del mitico “Bozzia” erano completamente gremiti. Una partita all’ultimo respiro dove riuscimmo a mantenere lo 0-0 con una prestazione perfetta. Da allenatore direi la vittoria a livello Regionale degli spareggi tra le seconde classificate campionato di Prima Categoria con la squadra del mio amato paese Berceto».
Qualche rimpianto?
«Purtroppo si, un rimpianto enorme. Estate 1986, sono convocato per il ritiro di Tizzano con il Parma di Arrigo Sacchi e sono tra i 18 della rosa in serie B. In quella estate il diesse Sogliano riceve le offerte per un mio prestito da parte di tante squadre di serie C1 che puntualmente rifiuta. Una settimana prima del ritiro in un incidente in moto mi distruggo il ginocchio destro. Fine dei sogni. Avrei potuto avere una carriera tra i professionisti? Non lo saprò mai».
Alberto Setti e il calcio oggi. Cos’è cambiato nel calcio dilettantistico da quando hai iniziato a giocare?
«Quello che più mi colpisce è il cambiamento dei paesi nei confronti della propria squadra. Un tempo la squadra di calcio era il fiore all’occhiello di ogni paese e la popolazione partecipava alle partite con grande passione con campi sportivi affollati e grande “arlia” tra paesi. Nei bar non si parlava d’altro per l’intera settimana. Ora questo viene vissuto con molto distacco e lo testimoniano le poche presenze ai campi sportivi».
Infine ti chiediamo di compilare la formazione ideale dei calciatori con i quali hai giocato nella tua carriera. ‘
«E’molto difficile perché i giocatori bravi sono stati tanti. Ci provo.Modulo 3-4-1-2. Portiere direi impossibile scegliere tra due super giocatori come Gasparini e Mariotti in rigoroso ordine alfabetico. Difesa a 3 con Boggio, Pioli Leonardo e Bozzia. Centrocampo a 4 con Cerri, Bertolotti, Bozzetti e Morini. Trequartista Cappelli, attaccanti Guerra e Fabio Pasini. Allenatore Carlo Cavazzini».

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