Editoriale
Sono ormai parecchi anni che il virus malefico della “Cancel culture”, scaturito dal ceppo iniziale del “Politicamente corretto”, dilaga pressoché indisturbato in tutto l’Occidente. Nell’impressionante catalogo delle sue vittime, spiccano personaggi come Cristoforo Colombo: vero recordman mondiale in fatto di statue decapitate, abbattute o comunque rimosse (siamo circa a 40 ma il conto è in continuo aggiornamento) in quell’America da lui stesso incautamente scoperta. Gli fanno buona compagnia politici e statisti del calibro di Churchill e di Thomas Jefferson (quest’ultimo padre fondatore e terzo presidente degli Stati Uniti). Sommi drammaturghi come Shakespeare e Voltaire. Giornalisti, con l’Italia di nuovo ben rappresentata grazie ai ripetuti sfregi inferti al monumento di Montanelli a Milano. Lungo la sua implacabile avanzata, il virus non ha risparmiato neppure Gandhi. Ma sì, proprio lui: il profeta della non violenza declassato, al pari degli altri suoi illustri compagni di sventura, al rango di razzista subdolo e bieco. Stessa sorte riservata pure al missionario spagnolo Junipero Serra, canonizzato evidentemente per una colossale svista da papa Francesco. E non è finita qui.
Dato che l’ultimo arrivato (per ora) nella “lista nera” è nientepopodimenoché nostro Signore Gesù Cristo, ritenuto “colpevole” - con l’implicita complicità della madre Maria Vergine oltre che dello Spirito Santo - di essersi incarnato in un corpo troppo dichiaratamente maschile e quindi non abbastanza “fluido” e interscambiabile come previsto dai dettami delle teorie “di genere” oggi di gran voga.
Detto ciò, se pensavate che il virus suddetto avesse perso cammin facendo in forza e pericolosità vi siete sbagliati di grosso. Da bravo virus, è solo mutato e continua imperterrito ad allungare i suoi tentacoli pandemici su chiunque gli capiti attorno. Comprese le due attiviste “ambientaliste” che hanno spalmato di zuppa di pomodoro “I Girasoli” di Vincent Van Gogh esposti alla National Gallery di Londra. Ufficializzando così la nascita di una nuova variante, per altro già avvistata in precedenza durante il 2022. Lo scorso maggio, al Louvre di Parigi, un finto paralitico con una parrucca da donna in testa aveva scagliato una torta alla panna contro la Gioconda di Leonardo urlando slogan ambientalisti. Identici a quelli intonati dal commando entrato in azione due mesi più tardi agli Uffizi di Firenze e avente come bersaglio stavolta la Primavera di Botticelli. Niente di irreparabile, dato che in entrambi i casi i vetri di protezione dei quadri hanno impedito che la “protesta” - se così la si può chiamare - andasse oltre il livello simbolico. Idem per quanto riguarda l’oltraggio appena consumatosi a Londra, che tuttavia ha confermato l’esistenza di una escalation su cui non è più possibile continuare a chiudere gli occhi. Tanto meno pensando alla fine tutt’altro che “simbolica” delle statue e dei monumenti di cui si parlava all’inizio. In ogni caso, a spingerci a correre ai ripari finché si è ancora in tempo dovrebbero bastare l’età e gli allucinanti proclami degli autori di questi gesti a metà fra il folle e il criminale. “Cosa vi interessa di più: l’arte o la vita?”, hanno gridato le artefici poco più che adolescenti dell’ultimo raid alla National Gallery tutte fiere e contente dello scempio appena compiuto. Entrambe sfoggiavano le insegne della rete internazionale “Just stop oil” che vuole la rinuncia immediata al petrolio e al gas. A parte il fatto che chiedere e pretendere questo con l’Europa boccheggiante per il caro energia significa rendere un pessimo servizio alla stessa causa ecologista, colpisce l’insensatezza assoluta della strategia utilizzata per veicolare il messaggio. L’intera storia dell’arte è un inno alla salvaguardia del Pianeta. Se esiste poi un autore moderno che incarna tale missione, questi è proprio Vincent Van Gogh. Le sue meravigliose notti stellate, le sue cangianti marine dipinte durante il soggiorno in Provenza, i suoi campi di grano invasi dal sole e solcati dai corvi, le sue foreste luccicanti dopo la pioggia autunnale, i suoi umili contadini piegati nella cura incessante dei doni di nostra Madre Terra sembrano la trasposizione su tela del Cantico delle Creature di San Francesco. E dal fondamentale rapporto del genio olandese con la natura traspare l’eco anticipata della ultra ecologica enciclica «Laudato si’» a firma del pontefice che si è voluto chiamare con il nome del poverello di Assisi e universalmente considerata il “manifesto” dell’ambientalismo odierno.
Le due esagitate pulzelle di Londra e i loro mandanti non potevano quindi scegliersi bersaglio più disastrosamente errato dei “Girasoli”, altro capolavoro intrinsecamente “ecologista” di cui esistono cinque versioni ognuna del valore di mercato di svariate decine di milioni dollari. Ma non è tanto questo l’aspetto che più conta e deve allarmarci. Bensì l’attacco ormai su vasta scala ai musei, cioè ai luoghi deputati a custodire la nostra ricchezza più grande: l’Arte e più in generale la Cultura.
Dovendo quindi suggerire la pena più adatta per le due prodi inglesine finite agli arresti per “deterioramento”, si potrebbe pensare a un congruo numero di mesi di lavori socialmente utili da svolgere pulendo i gabinetti e i corridoi della National Gallery. Così, tanto per ricordare non solo a loro e ai falsi rivoluzionari come loro ma a tutti noi che, mai come oggi, l’alternativa è fra l’Arte e la barbarie. Ovvero, fra la salvezza e il suicidio oltre che dell’Occidente dell’intera razza umana.
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