EDITORIALE
Doveva essere una notte di tregenda per i democratici statunitensi e per il presidente Joe Biden. Il re dei podcaster conservatori, Joe Rogan, uno a cui piace parlare sopra le righe, aveva preannunciato un’onda rossa (il colore dei repubblicani è storicamente il rosso) delle dimensioni «di quella che esce dall’ascensore di Shining» (il bellissimo film horror di Stanley Kubrik). L’ex presidente Donald Trump, nell’annunciare la probabile ricandidatura per il 15 di novembre, era parso più ottimista (e borioso) che mai. Gli stessi democratici sembravano accucciati a terra, come chi cerca di difendere gli organi vitali dalle mazzate che stanno per arrivare. Tutto congiurava contro di loro: un presidente con bassi indici di popolarità,
un clima economico con un’inflazione non più a due cifre, ma solo perché la Fed ha stretto in modo deciso e quasi crudele i cordoni della borsa, e un clima sociale avvelenato dall’insicurezza dovuta all’aumento, più percepito che reale, della criminalità. Una ricetta per il disastro, secondo tutti gli analisti e, anche, secondo tutti i sondaggi che segnalavano la possibile disfatta per i democratici. In più, per tradizione, le elezioni di metà mandato non vanno bene per il partito del presidente in carica che di solito perde posizioni alla Camera e al Senato.
Con queste previsioni, però, una mezza vittoria o una vittoria risicata rischiano di diventare una sconfitta. E una sconfitta non catastrofica, invece, può suonare come una vittoria. Ed è esattamente quello che è successo. Infatti, come detto, l'attesissima “ondata rossa” repubblicana non si è materializzata. Probabilmente i repubblicani prenderanno il controllo della Camera dei Rappresentanti, ma al Senato le cose non sono così semplici: anzi c’è la possibilità che, alla fine (con il ballottaggio quasi sicuro in Georgia il 6 dicembre), la spuntino i democratici. I repubblicani pensavano di poter capitalizzare l'alta inflazione e l'impopolarità di Biden. Ma le preoccupazioni per i diritti civili e soprattutto quello all’aborto, messo in questione questa estate dalla Corte Suprema conservatrice, hanno provocato una grande affluenza di elettori democratici. John Fetterman, un democratico, ha vinto la gara chiave del Senato della Pennsylvania, sconfiggendo il famoso medico della «trash tv» Mehmet Oz nonostante Fetterman abbia subito un ictus sei mesi fa e abbia un eloquio molto problematico. Così i democratici hanno guadagnato un seggio, rendendo più difficile l’assalto repubblicano. D'altra parte, il repubblicano Ron DeSantis ha vinto comodamente la rielezione come governatore della Florida, aprendo la strada per sfidare Donald Trump per la candidatura presidenziale del partito nel 2024. E anche questa non è una buona notizia per «The Donald» perché DeSantis è un conservatore duro e puro, ma è anche un politico navigato senza le stravaganze di Trump. E, soprattutto, senza il suo disprezzo per le regole. Anche per quelle della democrazia.
Per questo Trump è così furioso. Ha dato un avvertimento quasi mafioso a DeSantis – «So cose su di te che nemmeno tua moglie sa» – e ieri ha cercato di rivoltare la frittata, parlando di «grande vittoria repubblicana» che i media - tutti di sinistra, secondo lui - non vogliono riconoscere. Dichiarazioni con una base di verità, visto che i repubblicani con ogni probabilità riusciranno a riprendersi la maggioranza nella Camera dei rappresentanti. Ma, come detto, se tutti si aspettano una vittoria a valanga e questa non arriva, allora la percezione è quella di una sconfitta.
Detto questo i problemi per i democratici, e per Joe Biden, non sono certo finiti. I repubblicani, infatti, probabilmente hanno vinto abbastanza seggi per cambiare alcuni aspetti della politica Usa. Sul fronte interno, potrebbero chiudere il comitato che indaga sulla rivolta del 6 gennaio a Capitol Hill, iniziare le proprie indagini sui risultati delle elezioni del 2020 - molti legislatori repubblicani (il Washington Post ne ha contati 140 solo tra quelli appena eletti) negano falsamente la vittoria di Biden - e innescare uno stallo sull'opportunità di aumentare il tetto del debito degli Stati Uniti. Un film che si ripete a parti alterne tutte le volte che la Camera non è nelle mani del presidente eletto. Una tradizione, ormai. Ma molto dannosa per l’economia perché blocca per settimane l’attività della Pubblica amministrazione Usa. Per quel che riguarda la politica estera, infine, è probabile che la posizione americana nei confronti della Cina si indurisca e l’impegno Usa a sostenere l'Ucraina potrebbe ammorbidirsi, poiché i sondaggi hanno dimostrato che gli elettori repubblicani pensano che gli Stati Uniti stiano facendo troppo – in termini di aiuti in armi e fondi – per Kiev.
Insomma, visto che la politica americana ha riflessi sul resto del mondo, le cose non sono e non saranno semplici. Però la diga blu (il colore tradizionale dei democratici) ha retto e l’onda rossa non è stata uno Tsunami e nemmeno una marea di quelle che si vedono sugli oceani. Assomiglia di più a quelle che sperimentiamo nel Mediterraneo. Che non porta cambiamenti epocali. Solo un accumulo di alghe sul litorale.
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