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VIOLENZA SESSUALE

Molesta la compagna di scuola di 15 anni e poi se ne vanta con gli amici: 19enne rinviato a giudizio

Molesta la compagna di scuola di 15 anni e poi se ne vanta con gli amici: 19enne rinviato a giudizio

10 Giugno 2023, 03:01

Era il ragazzo «grande». Quello che se a quell'età ti degna di uno sguardo, ti fa sentire bella. Bella e importante. Quando hai 15 anni e lui è un 18enne, spavaldo e strafottente, ti senti lusingata ogni volta che ti concede un po' del suo tempo. Compagni di scuola, ma Mary (la chiameremo così) era entrata a far parte anche del gruppo di amici del ragazzo. Così, quel pomeriggio, subito dopo la scuola, quando lui l'aveva invitata a casa sua, gli aveva detto sì senza porsi troppe domande, tanto più che avrebbe dovuto aspettare un paio d'ore prima di prendere il treno che l'avrebbe riportata nel paese di montagna dove abita. Ma in quell'appartamento sarebbe stata molestata: avrebbe provato a dire di no, a sfilarsi dalla sua presa, ma lui l'avrebbe bloccata, strappandole anche una ciocca di capelli. E poi l'affronto che le aveva spezzato il cuore: il giorno dopo a scuola, ancora prima di parlare con le amiche, le era bastato incrociare gli sguardi di molti studenti per capire che ormai tutti conoscevano il suo segreto. E ora, a poco più di un anno di distanza, il ragazzo, origini moldave, è stato rinviato a giudizio per violenza sessuale aggravata dal gup Sara Micucci.

Eppure, Mary avrebbe voluto tenerselo tutto per sé quel dolore. «Perché mi avete chiamato?», aveva sussurrato perplessa ai carabinieri e alla psicologa quando l'avevano convocata. Forse non ne avrebbe mai parlato con nessuno. Tranne che con una delle sue migliori amiche, la ragazzina con cui quel giorno di febbraio del 2022 aveva fatto il tratto di strada in bus fino alla stazione. Poi Mary se ne era andata con il 18enne e un altro amico. Dopo un po' l'amica l'aveva chiamata per dirle di affrettarsi perché il treno stava per arrivare, ma Mary le aveva risposto tranquillamente che avrebbe preso quello successivo. Si erano riviste il giorno dopo: Mary era sfuggente, sembrava profondamente triste. E nel pomeriggio, prima con un messaggio poi al telefono, le aveva rivelato cosa era accaduto 24 ore prima. Era stata lei a trovare il coraggio, sostenuta dal padre, di chiamare il giorno dopo i carabinieri per cominciare a raccontare il dolore di Mary.

Lei che in quel periodo vedeva quel 18enne così bello e forte. «Avevo una cotta per lui, così avevo detto sì quando mi aveva chiesto di andare a casa sua», aveva confessato candidamente ai carabinieri. C'era anche un amico del ragazzo, ma lui sarebbe rimasto in un'altra stanza, non sarebbe entrato nella camera in cui il 18enne avrebbe portato Mary.

Qualche bicchiere di vino o superalcolico e l'idea di far sembrare tutto uno scherzo: «obbligo o verità», le aveva detto che si chiamava quel gioco. E l'«obbligo», subito dopo, era diventato ciò che le ha chiesto di fare. «Solo che io gli ho detto che non avevo intenzione di farlo. Mi ha costretta ed è stato un po' violento», rivela Mary ai carabinieri. E si era toccata anche la testa, là dove lui aveva fatto presa strappandole qualche capello.

Ma quando era uscita da quella casa il dolore si doveva ancora sedimentare. Mentre lui la riaccompagnava in stazione, lei aveva solo voglia di rifugiarsi a casa. Il giorno dopo, a scuola, le era apparso invece tutto così crudelmente chiaro: «Ho iniziato un po' a realizzare quando tutti venivano da me a chiedermi se stavo bene».

Tradita e ingannata, eppure si sentiva sporca, sopraffatta dalla vergogna.

Georgia Azzali

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