×
×
☰ MENU

Intervista

Anson Williams (ovvero Potsie): «Il segreto della serie Happy Days»

Anson Williams (ovvero Potsie): «Il segreto della serie Happy Days»

di Emilio Targia

15 Febbraio 2024, 03:01

«Che posto fantastico l’Italia. Che meraviglia che siete voi italiani!»: Anson Williams, 74 anni splendidamente portati, il celebre Potsie Weber della indimenticabile serie tv «Happy Days», che quest’anno celebra i 50 anni dalla prima puntata in onda negli Usa, nutre un affetto speciale nei confronti del nostro paese. «In Italia trovo sempre un affetto speciale nei miei confronti. Siete gente dal cuore grande. Io credo che quella serie avesse una chimica speciale, che è rimasta “dentro” l’anima delle persone e ha creato una connessione indistruttibile, grazie anche a un po’ di magia. Per questo dopo 50 anni nessuno l’ha dimenticata, e la gente ci vuole ancora così bene. Io non smetterò mai di ringraziare per tutto questo amore, è incredibile e mi rende felice».

La vostra forza è anche stata quella di aver formato una «squadra» molto solida su quel set…
«Perché c’era amore in quel che facevamo. Non giravamo solo una sit-com, avevamo la consapevolezza di interpretare qualcosa di speciale. Ma il merito è soprattutto di Garry Marshall, ideatore e produttore di “Happy Days”. Dobbiamo a lui questo legame così forte che si è creato fin dall’inizio tra noi. Lui era uno straordinario produttore ed una persona fantastica. Ha dato un’anima a “Happy Days”, ci ha insegnato tantissimo e ci ha fatto capire quanto fosse importante attrezzarci per il futuro, per quella che sarebbe stata la nostra vita dopo la serie. Gli devo molto, e mi commuovo sempre pensando a che persona splendida fosse».

Come è stata la sua vita una volta conclusa l’esperienza di «Happy Days»?
«Già su quel set ogni tanto mi piazzavo dietro la macchina da presa. Poi, ho cominciato a fare il regista nel 1985, e ho diretto alcune serie tv, tra cui “The Secret Life of the American Teenager” e molti episodi di serie come “Star Trek Deep Space Nine”, “Star Trek Voyager”, “Beverly Hills 90210”, “Melrose Place. E anche tantissimi programmi Tv. Ho sempre provato a trasmettere ai giovani attori gli insegnamenti di Marshall, tra cui quello di non farsi ostacolare dal proprio ego. Ci diceva: Siete famosi, la luce è accesa. Ora fatela brillare!».

Cosa pensa del successo travolgente delle serie tv sulle piattaforme di questi ultimi anni?
«Penso che sia una cosa molto positiva. Ma sono anche fermamente convinto che la gente tornerà al cinema, e le sale torneranno a riempirsi».

Che progetti artistici ha per l’immediato futuro, oltre a festeggiare il 50° anniversario di «Happy Days»?
«Sto lavorando ad un adattamento teatrale di un testo, scritto da mia moglie Sharon, “Crazy mama: a Memoir of Love and Madness”, un monologo interpretato da Carolyn Hennesy, che tratta il tema delicato del disagio mentale. E poi ovviamente tornerò presto in Italia. Mi piacerebbe avere una seconda casa nel vostro Paese…».

La vostra «famiglia» - così speciale - di «Happy Days» in questi anni è stata anche molto attenta a non dimenticarsi di chi è venuto a mancare…
«Perdere Erin Moran, Al Molinaro, Pat Morita, Tom Bosley e il nostro produttore Garry Marshall è stata dura. Ma credo che il loro talento, attraverso “Happy Days”, continui ad irradiare gioia nel mondo-»

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI