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VIA IMBRIANI

Tentò di uccidere l'amico con il coccio di una bottiglia: condannato a 6 anni

Tentò di uccidere l'amico con il coccio di una bottiglia: condannato a 6 anni

di Georgia Azzali

22 Febbraio 2024, 03:01

Un amico. Ma glaciale nei suoi confronti. Insofferente, addirittura infastidito, quando lui gli avrebbe raccontato della famiglia lontana e della figlia che aveva festeggiato il compleanno senza che lui potesse starle accanto. «”Perché sei triste? Non ti voglio più vedere qui. Cosa stai facendo nella mia zona?”. Questo mi aveva detto, poi si era avvicinato a me e io ho avuto paura», ha raccontato ieri davanti al giudice. Il timore e subito dopo quel coccio di bottiglia portato alla gola dell'amico: ecco la verità, dai mille interrogativi, di Mohamed Ben Amor - 34 anni, tunisino - distillata in udienza sul pomeriggio del 7 maggio scorso in via Imbriani. La ferita non era stata particolarmente profonda, ma la volontà, secondo l'accusa, era quella di uccidere l'amico, 45 anni, anche lui tunisino, che se l'era poi cavata con qualche giorno d'ospedale.

Resta il reato. Pesantissimo. Tentato omicidio, aggravato dai futili motivi, che aveva portato il pm Emanuela Podda a chiedere 10 anni di pena, pur tenendo conto dello sconto di un terzo per la scelta del rito abbreviato. Il gup Gabriella Orsi, pur non derubricando il reato, ha però riconosciuto a Ben Amor, incensurato, le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante, e lo ha condannato a 6 anni. Esclusa, invece, la parte civile, così come richiesto da Claudia Pezzoni, difensore di Ben Amor, perché l'atto di costituzione non era stato presentato in modo corretto, in base alla nuova normativa.

Una lite e poi l'aggressione. Ma restano ancora molte ombre sul perché della violenza di quella domenica pomeriggio. Ben Amor che si sente «incompreso» e così reagisce? Tra lo sfogo e la violenza sarebbe però passato un giorno, perché Ben Amor avrebbe parlato della sua profonda tristezza, per la lontananza dalla famiglia che vive in Sicilia, già il sabato. «Vatti a lamentare da un'altra parte», si sarebbe sentito rispondere dall'altro.

Ma 24 ore dopo la miccia si era riaccesa. Si erano ritrovati sempre lì, in Oltretorrente, insieme ad altri connazionali. «Ero andato perché volevo vedere la partita», ha raccontato Ben Amor anche ieri durante il processo. Certo è che, al di là del campionato di calcio tunisino che li avrebbe visti su fronti opposti, ad unirli, quella domenica pomeriggio, ci sarebbero invece state diverse birre bevute. Oltre agli strascichi della giornata precedente, però, Ben Amor avrebbe sentito l'altro «rivendicare la sua zona». Il che farebbe pensare a questioni di droga, più che a dissapori legati a problemi personali o familiari. Eppure, ieri, davanti al giudice, Ben Amor si è anche avventurato in un'altra spiegazione dell'improvvisa ostilità dell'(ex) amico nei suoi confronti: «Era geloso perché io ho tre figli, e lui non ne ha».

Ma è Ben Omar che spacca il collo della bottiglia e poi colpisce. Lasciando l'altro a terra. E cominciando a macinare passi appena scatta l'allarme. Ma farà poca strada. Bloccato dai carabinieri nella zona.

Georgia Azzali

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