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Stalking

Perseguita l'amante gay: condannato

Perseguita l'amante gay: condannato

di Roberto Longoni

22 Luglio 2024, 03:01

Sessant'anni uno, una trentina in meno l'altro. I loro destini si incrociarono su un popolare sito d'incontri. Dopo il primo appuntamento, i due presto si dimostrarono un reciproco apprezzamento anche dal punto di vista fisico: dall'amicizia nacque così qualcosa di diverso. Una relazione destinata a restare clandestina, però, perché, mentre il più giovane era libero da vincoli, l'altro - che fino ad allora aveva tenuto la propria bisessualità segreta forse anche a sé stesso - era sposato e con figli. Fu forse quel limite a creare l'«equilibrio» desiderato dal sessantenne, che a quanto pare non aveva intenzione di stravolgere la vita familiare per rifarsene un'altra. Tutto precipitò con la morte della moglie di quest'ultimo: da allora, oltre al lutto, l'uomo dovette affrontare guai in crescendo. L'amante sarebbe diventato il suo stalker, fino al momento in cui non venne rinchiuso in cella. Giudicato con rito abbreviato dal Gup, è stato condannato a un anno e mezzo, oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare in carcere.

Forse i due non si erano capiti o semplicemente le aspettative di uno non corrispondevano a quelle dell'altro. Il trentenne si sarebbe convinto che non fosse più il caso di tenere nascosta la relazione: da vedovo, anche l'altro sarebbe dovuto uscire allo scoperto. Ma il sessantenne tergiversava: i figli non sapevano nulla e lui non trovava il modo di spiegare la situazione. O forse aveva semplicemente voglia di chiudere la relazione.

Ma intanto le richieste deltrentenne si facevano sempre più pressanti. Inascoltate, si trasformarono in insulti e in molestie. Il trentenne prese a tempestare colui che ormai era un «ex» con telefonate e messaggi. Si presentò al suo posto di lavoro, cominciò ad appostarsi sotto casa sua, continuando a suonare il campanello, infilandogli biglietti sotto il parabrezza. Un giorno, per dodici ore presidiò il portone del sessantenne, nel tentativo di incontrarlo. E venne anche la fase delle minacce, la principale delle quali era: «Dirò tutto ai tuoi figli».

Così avvenne, perché anche loro furono pedinati, quasi ad avvalorare le intenzioni dello stalker: li avrebbe fatti fuori, se l'altro non fosse stato con lui. In realtà, in quei mesi d'inferno, il trentenne minacciò di uccidere un po' tutti: anche l'ex amante, anche sé stesso. Esasperato e impaurito, il sessantenne alla fine decise di denunciare: per l'altro, che lo seguì fino alla caserma dei carabinieri, non fu che l'ennesima occasione di pedinarlo.

Poco dopo, i carabinieri furono costretti a intervenire d'urgenza. Lo stalker aveva individuato l'«ex» nel parcheggio di un supermercato, finendo ancora respinto. Questa volta passò dalle parole ai fatti, assestando una sberla a colui che lo rifiutava. L'altro, forse preso alla sprovvista, cadde e batté il capo. Quando la pattuglia arrivò, il trentenne stava ancora accarezzando la testa dell'uomo che aveva appena aggredito. Per lui scattarono le manette.

Roberto Longoni

© Riproduzione riservata

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