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«Vi ammazzo»: minacce, botte e umiliazioni a moglie e figli

«Vi ammazzo»: minacce, botte e umiliazioni a moglie e figli

04 Giugno 2025, 03:01

Una moglie. Tre figli. Eppure, nemici. Le persone che sembrava disprezzare di più. «Sei grassa, nessuno ti vuole», aveva detto alla figlia. E il fratello Paolo (lo chiameremo così) era, per lui, una nullità: «Non vali niente», gli aveva urlato un giorno prima di mettergli anche le mani addosso. Ma anche la moglie, già poco tempo dopo il matrimonio, era diventata il suo bersaglio: umiliazioni e minacce spesso quotidiane. Accusato di maltrattamenti pluriaggravati (in parte riqualificati in percosse, lesioni e danneggiamento), l'uomo - 50enne, origine cinese, ma da tempo residente a Parma - è stato condannato con rito abbreviato a 1 anno e 10 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. La scelta del rito abbreviato gli ha consentito di beneficiare della riduzione di un terzo della pena. Che è stata sostituita con lavori di pubblica utilità da svolgere in un ente pubblico. Ma dovrà continuare a rispettare il divieto di avvicinamento all'ex moglie e ai tre figli.

Tutti ragazzi ormai cresciuti, ma fin da piccoli avrebbero dovuto respirare quel clima soffocante. Fatto di sopraffazione e violenza nei confronti della madre. Ma ben presto anche loro non sarebbero stati solo spettatori spaventati. Spesso ubriaco, urlava tutto il suo disprezzo per la moglie, ma anche verso il figlio maggiore e la figlia. Una valanga di offese e minacce che pian piano avevano creato una cappa di terrore in quella casa. «Vi ammazzo», gridava. E una volta, dopo quelle intimidazioni, aveva cominciato a spaccare mobili e oggetti vari lanciando i pezzi ovunque. A casa, ma era capitato anche all'interno dell'azienda di famiglia dove, un giorno, dopo aver litigato con la moglie, aveva scagliato una sedia giù dalle scale.

Lei che si sentiva sempre più ai margini. E anche maledettamente in colpa nei confronti dei ragazzi, che ormai faceva fatica a proteggere. Un giorno di dicembre del 2020 aveva tentato di bloccarlo mentre si stava lanciando contro il figlio, ma non ce l'aveva fatta, e Paolo, 20 anni, era stato colpito con schiaffi e pugni, poi era finito in Pronto soccorso.

Padrone della vita degli altri. E allo stesso tempo totalmente indifferente. Verso la fine del 2020 se ne era andato in Cina senza dare alcuna spiegazione, non dicendo nemmeno dove sarebbe andato a vivere. Qualche telefonata, ogni tanto. Tutt'altro che gradite, per altro, visto che in una chiamata aveva pensato bene di offendere la figlia.

Più di un anno e mezzo era rimasto lontano. E quando era tornato a casa, aveva insultato la moglie che si era rifiutata di avere un rapporto sessuale con lui.

Ancora padrone. Ancora violento.

Georgia Azzali

© Riproduzione riservata

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