Intervista
«I 7 Cervi»: nell’ottantesimo anniversario dei funerali dei Fratelli Cervi, un grande evento teatrale, intrecciato al mito di Antigone, invita alla partecipazione collettiva il 25 ottobre tra Gattatico, Campegine e Reggio Emilia. Nel solco dei valori della Resistenza, la chiamata corale si rivolge a tutti.
Furono migliaia, il 28 ottobre 1945, ad accompagnare i feretri dei Sette Fratelli Cervi e di Quarto Camurri lungo le strade di Reggio Emilia, quasi due anni dopo la loro fucilazione. Cuore della commemorazione, lo spettacolo «I 7 Cervi», scritto e diretto dal regista e drammaturgo Eugenio Sideri (su idea di Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Cervi) intende farsi memoria condivisa. Sabato 25 alle ore 10, un corteo scandito da azioni teatrali partirà da Casa Cervi per raggiungere il Cimitero di Campegine, dove si trova la tomba monumentale della Famiglia Cervi. Nel tardo pomeriggio, alle 19, prenderà il via un altro corteo: dal Poligono di tiro di Reggio Emilia, luogo della fucilazione il 28 dicembre 1943, verso il Teatro Ariosto, dove alle 20.30 andrà in scena lo spettacolo «I 7 Cervi. Hanno arato la terra e cadendo l’hanno seminata». Domenica 26 alle ore 11, al Ridotto del Teatro Valli di Reggio Emilia, sarà poi presentato il libro e testo teatrale «Cuori di terra. Memoria per i Sette Fratelli Cervi» di Monica Morini e Bernardino Bonzani. Per info www.istitutocervi.it.
Abbiamo parlato del progetto, presentato ieri mattina in Comune a Reggio Emilia, con Paola Varesi, responsabile del Museo Cervi e referente del Festival di Resistenza.
La memoria può farsi testimonianza viva?
«Il nostro intento è ricordare questa data del calendario civile con una partecipazione larga, diffusa. Tema molto attuale, peraltro, le piazze che si riempiono. Seguendo i feretri dei fratelli Cervi, quel 28 ottobre 1945, si creò un serprentone ininterrotto da Reggio Emilia a Campegine. Questa vicenda è patrimonio pubblico. I Cervi parteciparono alla nascita della Resistenza, ma a sancire l’ingresso nella memoria collettiva furono prima la fucilazione nascosta da parte dei fascisti, con sepoltura sommaria, poi l’immensa partecipazione di persone alla riesumazione. È importante mettere in evidenza la voce, facendo germogliare un impegno collettivo sui valori per cui i Cervi e Quarto Camuri morirono».
Lo spettacolo di Eugenio Sideri, allievo del Teatro delle Albe di Ravenna (realtà che ha ideato la pratica teatrale della chiamata pubblica e partecipativa) intreccia la tragedia dei Cervi al mito dell’Antigone di Sofocle. Genoeffa Cocconi, madre dei Cervi, rivendicò il diritto di piangere e onorare i propri figli, rimasti senza sepoltura per quasi due anni. Morì di crepacuore il 14 novembre 1944, senza poter presenziare ai funerali protetti del 1945. Al Museo Cervi la memoria collettiva si alimenta anche con il teatro.
«Il ventennale Festival di Resistenza, attraverso il teatro di vocazione civile, ci consente proprio di attualizzare i valori che animano le Resistenze. Come Antigone dissente dall’editto del tiranno Creonte, che le vieta di seppellire il fratello Polinice, Genoeffa Cocconi, sfidando il tiranno fascismo, recupera il valore del rituale del lutto e della degna sepoltura. Il regista traccia un parallelo tra la tragedia greca e quella contemporanea dei Cervi».
Come nella tragedia greca, l’azione scenica prevede i cori. Mentre quello piccolo è composto da quattro attori, al coro grande è ammessa l’iscrizione inviando un’email a “i7cervi@gmail.com”. La partecipazione ai cortei è invece libera?
«Ovviamente per i cortei non c’è bisogno di prenotarsi, anzi attendiamo quante più persone possibile, mentre per il coro grande accetteremo ancora iscrizioni. Un lavoro laboratoriale sui territori ha accompagnato la preparazione dell’azione teatrale. Molto proficua è stata anche la collaborazione con il Capas dell’Università di Parma, diretto da Francesca Bortoletti, con il workshop “Senza fiato e di corsa”».
Claudia Olimpia Rossi
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