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Il racconto della vittima: «Sono finito all'ospedale»

«Sono stato aggredito in stazione solo perché sono gay»

«Sono stato aggredito in stazione solo perché sono gay»

di Luca Pelagatti

20 Ottobre 2025, 03:01

«Ho vissuto tre anni a Parma quando frequentavo l'università e sono sempre andato in giro senza problemi, vestito come mi pareva, senza timori. Mai avrei creduto di essere aggredito, picchiato per come sono, per quello che indosso. E invece, purtroppo, è successo». A parlare è Anis Smati, origini tunisine e residenza a Carpi, una laurea in ingegneria nel curriculum e un presente come studente dell'Accademia di Belle arti a Bologna. «Sabato sono venuto a Parma per andare a Mercanteinfiera dove avrei dovuto lavorare come interprete. Non ci sono mai arrivato: ho trascorso invece il pomeriggio al pronto soccorso dove mi hanno diagnosticato un lieve trauma cranico». Un incidente casuale, un piede appoggiato maldestramente?. No, a spedirlo al Maggiore sono state le botte rimediate da uno sconosciuto che lo ha visto e lo ha aggredito. E solo per i vestiti che indossava. «Sono sceso dal treno e stavo andando a prendere un taxi quando quel tale, un uomo di colore, ha cercato di farmi uno sgambetto alle spalle per farmi cadere. Ovviamente mi sono girato e gli ho chiesto cosa stesse facendo? E quello mi ha risposto: «Vai via, frocia di merda, altrimenti ti picchio». Non si erano mai visti, mai si erano rivolti la parola, non sapevano nulla l'uno dell'altro. Ma è bastato un vestito un po' più estroso del solito per fare esplodere quella rabbia senza senso. «Gli ho chiesto come si permettesse di comportarsi così e per tutta risposta quello che mi ha dato un pugno, una testata. E sono finito a terra». Erano da poco passate le 14 e intorno, come sempre, la gente passava, i passeggeri correvano verso i binari. Mentre quello continuava a picchiare. «È stato tutto veloce, violento e surreale. Mi sono ritrovato con dolori ovunque, gli occhiali rotti e i vestiti strappati ma quello che mi ha veramente ferito è stata l’indifferenza delle persone attorno. Mi sono sentito invisibile». Per fortuna, però, non del tutto solo: Anis Smati è corso verso la pattuglia dell'esercito presente a pochi passi e ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine che sono arrivati poco dopo. Ma intanto quello straniero, fuori di se, continuava a inveire, a minacciare. «I carabinieri l'hanno identificato: è uno straniero regolare in Italia e i militari mi hanno spiegato che in casi come questi non esiste l'arresto: si può agire solo su denuncia di parte. Ovvero la mia». Una querela che Anis Smati ovviamente intende presentare in queste ore. Ma resta la terribile rabbia, l'amarezza. E quella brucia ancora più dei lividi. «Una persona ti insulta, ti picchia, ti lascia a terra ferito, e continua a camminare libera per la città. Questa non è giustizia. Ma non è solo questo: quanto mi è successo non riguardia solo l’essere gay, essere “diversi”, ma è il sintomo di un problema sociale e umano più grande. E questo riguarda tutti noi». E' ovvio, ora partiranno accertamenti, sicuramente la legge metterà in moto le procedure, chi ha compiuto un gesto orribile sarà chiamato a risponderne. Ma Anis Smati, oltre ai risvolti giudiziari vuole fermarsi un attimo a riflettere. A farsi domande. «Viviamo in un periodo storico in cui l’odio, la maleducazione e la violenza sembrano essere sempre più tollerati. Sono davvero triste per questo mondo che si definisce moderno, ma che di fronte a certe situazioni mostra quanto stiamo tornando indietro. A come l'umanità stia svanendo». «Ecco perché non voglio soltanto raccontare ciò che mi è successo: voglio dire che nessuno dovrebbe sentirsi libero di aggredire un’altra persona. E nello stesso modo nessuno dovrebbe avere paura di essere se stesso».

"Ogni aggressione rappresenta un fatto grave che ci deve interrogare come comunità. Quello che è accaduto ad Anis ferisce Parma tutta, perché colpisce il diritto di ciascuno di noi di essere se stesso, senza paura". Caterina Bonetti, assessora con delega a Diritti e Pari Opportunità interviene in merito all’aggressione omofoba avvenuta nella città emiliana ai danni del 24enne modenese, Anis Smati.
In una nota, Bonetti aggiunge che «denunciare significa non restare soli e contribuire a costruire una città più giusta e consapevole. A tutti gli omofobi, razzisti e violenti voglio dire chiaramente una cosa: a Parma non c'è spazio per l’odio».
Il centro antidiscriminazione Lgbtqi+ 'Un Arcobaleno per Parmà e l’Associazione L’Ottavo Colore puntano il dito sul mancato intervento dei passanti per fermare il pestaggio: «Un’indifferenza che pesa e a volte può fare la differenza, condanniamo questo episodio che non è un caso isolato ma è «il sintomo di un problema sociale e umano più grande, che riguarda tutti noi».

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