La lettera
La notte del 28 ottobre, a cinquecento metri dalla sede del nostro Istituto e a duecento metri da Borgo del Naviglio – dove nell’agosto del 1922 si eressero le barricate antifasciste e dove i fascisti uccisero tre uomini – un gruppo di giovani e giovanissimi, riuniti all’interno della sede di una sezione di un partito di governo, ha intonato a più riprese, e a squarciagola, canti inneggianti al Duce, al fascismo e alle camicie nere.
Inneggiavano a quel Duce e a quel fascismo che in Italia instaurarono una dittatura ventennale, che abolirono le libertà fondamentali, che perseguitarono e incarcerarono migliaia di oppositori politici; a quel regime che deportò e sterminò migliaia di uomini, donne e bambini per motivi razziali e politici, che trascinò il Paese in una guerra mondiale, causando la morte di centinaia di migliaia di italiani, distruggendo non solo le nostre città ma anche quelle di altri Paesi, travolti da invasioni scellerate e criminali.
Si tratta di un episodio grave, reso ancor più inquietante dal fatto che i protagonisti siano giovani e giovanissimi, lontani da quella storia ma oggi, più che mai, in grado di conoscerla e comprenderla grazie agli strumenti che la cultura, la scuola e la tecnologia mettono a disposizione. Grave anche perché avvenuto in una sede di un partito che siede nel Parlamento della Repubblica Italiana, una Repubblica nata dall’antifascismo, e in una città Medaglia d’Oro della Resistenza.
Quei giovani e giovanissimi che ieri notte inneggiavano al fascismo possono oggi godere delle libertà che il loro Duce avrebbe negato, libertà garantite dal sacrificio e dalla lotta di migliaia di donne e uomini che quel regime perseguitò, incarcerò e uccise.
Qualcuno liquiderà quanto accaduto come una “ragazzata” o una “goliardata”. Noi crediamo invece che episodi come questo rappresentino un allarme serio e un fallimento collettivo, in primo luogo sul piano educativo e culturale. Per questo il lavoro della memoria, della conoscenza e della formazione rimane oggi più che mai necessario.
Come ogni anno, il nostro Istituto continuerà a fare la sua parte: incontreremo studenti, promuoveremo la ricerca e l’educazione alla cittadinanza, accompagneremo ragazzi e insegnanti nei Viaggi della Memoria, visitando i luoghi e i memoriali dei campi di concentramento. Da parte nostra, continueremo a difendere la storia e i valori su cui è nata la nostra democrazia, opponendoci con fermezza a ogni tentativo di riscrivere, banalizzare o cancellare il passato.
Domenico Vitale
Direttore Isrec Parma
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