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Paura ad Ugozzolo: due cani aggrediti dai lupi. Sono entrati nel cortile di una casa

Paura ad Ugozzolo: due cani aggrediti dai lupi. Sono entrati nel cortile di una casa

10 Novembre 2025, 09:33

«Durante la notte abbiamo sentito i cani abbaiare ma abbiamo pensato che fossero semplicemente agitati, che li avessero provocati i cani della casa vicina. Invece, poi al mattino, abbiamo capito che erano stati aggrediti. E siamo rimasti sconvolti».

A parlare è una residente di Ugozzolo: la sua casa è a meno di 500 metri dall'A1 e via Benedetta è a circa 800. Quindi è praticamente in città: ma ad aggredire i suoi cani sono stati i lupi.

La scoperta, come detto, è stata fatta ieri mattina quando i padroni di casa hanno trovato i loro animali feriti, pieni di sangue. E la grosse chiazze vermiglie dimostrano che i loro animali si sono difesi, hanno lottato.

«Li abbiamo portati subito dal veterinario che li ha curati. Le ferite erano serie». Come è normale che sia quando dei cani, in questo caso di grossa taglia, vengono assaliti. E la battaglia diventa feroce.

«Intorno alla casa abbiamo un grande giardino ed è recintato. Ma evidentemente i lupi hanno trovato qualche buco nella rete, un passaggio. E si sono infilati dentro. Adesso, al di là della preoccupazione per quello che è accaduto, siamo molto in pensiero per il futuro: nella nostra casa ci sono dei bambini che abbiamo sempre fatto giocare liberamente. Ma dopo un'aggressione come questa come si può restare tranquilli?»

Una domanda ovvia, naturale: anche perché i lupi, evidentemente più di uno, non hanno esitato ad assalire dei cani di certo non «da borsetta»: «Noi abbiamo un alano e due pastori del Bernese: a riportare le ferite sono stati l'alano, che è molto anziano, e la femmina di pastore che è di carattere dolce, mansueto. Il maschio invece, probabilmente, è riuscito a difendersi, a tenere a distanza i lupi».

Gli stessi che sono ovviamente scappati facendo perdere le proprie tracce nelle campagne intorno. Le stesse dove, da tempo, si monitora la presenza di un branco.

«Che nella zona intorno a via Burla ci sia un gruppo di lupi è risaputo - spiega il colonnello Pier Luigi Fedele, comandante provinciale dei carabinieri forestali delle province di Parma e Piacenza. - Questo fatto ha una spiegazione ben precisa: in quell'area c'è una numerosa presenza di nutrie, che i lupi sono soliti predare e in più si tratta di una zona di ripopolamento nella quale sono frequenti fagiani e lepri». Insomma, c'è abbondanza di cibo. E i lupi che sono «predatori intelligenti e opportunisti» ne approfittano. Ma, lo dicono le analisi sul campo, capita che i lupi non trovino le prede a cui sono abituati: e cerchino altrove gli animali da aggredire.

«In questo senso noi svolgiamo controlli, ad esempio, su chi gestisce le stalle: spesso i proprietari invece si smaltire correttamente le carcasse di bestie morte, le scaricano tra i rifiuti, nelle porcilaie. Questo spinge i lupi ad avvicinarsi alle stalle in cerca di cibo facile: e di conseguenza cresce il pericolo».

In particolare per gli animali da compagnia: che finiscono per diventare a loro volta delle prede.

«Il consiglio che diamo - prosegue il colonnello Fedele - è per chi abiti in zone di campagna è di proteggere cani e gatti durante la notte tenendoli in zone recintate, chiuse». Anche a costo, è evidente, di installare delle strutture che impediscano ai lupi di avvicinarsi sfruttando varchi di fortuna e passaggi anche piccoli.

«Si tratta di animali che percorrono anche grandi distanze e che sono presenti in maniera importante nella nostra provincia i anche grazie alla presenza di un ambiente a loro congeniale. Ma la diminuzione di animali come i cinghiali, che sono da sempre bersagli preferiti dai lupi, può spingerli a cercare altrove obiettivi da colpire».

E questi possono essere anche non lontano dalla città, tra i campi che circondano le case. «Nel nostro caso sono arrivati praticamente alle scale che portano a casa nostra - è la conclusione della padrona dei casi assaliti. - E quindi è normale che siamo davvero molto preoccupati».

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