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Confagricoltura: «Fondi per difendersi ». Enalcaccia: «Una normativa precisa c'è»

Gli addetti ai lavori concordi: «Contro i lupi servono aiuti»

Gli addetti ai lavori concordi: «Contro i lupi servono aiuti»

di Maria Chiara Pezzani

06 Ottobre 2022, 08:42

Le aggressioni ai due cani nei territori di Monchio e Palanzano, a cui si sommano altri episodi di predazione a pecore o altri animali d’allevamento, non ultima l’uccisione di una vacca incinta a Torrile, ripropongono il problema della presenza del lupo, che vede da un lato la crescente preoccupazione delle persone, dall’altra la sfida che rappresenta la convivenza, in particolare per il settore agricolo.


«Episodi gravi»  «Quanto accaduto con l’aggressione ai due lagotti è un fatto che colpisce fortemente l’opinione pubblica - commenta Mario Marini, presidente di Confagricoltura Parma -. I due episodi sono molto gravi, non c’è dubbio, per le conseguenze che hanno avuto. Tuttavia bisogna comunque cercare di fare tutto quanto possibile affinché la convivenza con il lupo, predatore naturale e specie protetta, possa esserci, perseguendo la massima sicurezza possibile per i cittadini e per gli operatori del settore primario. Questo senza dimenticare, comunque, che il lupo può essere un potenziale problema per le aziende agricole - evidenzia Marini -. Il rischio principale, ovviamente, è la predazione del bestiame, sia per gli animali al pascolo che per quelli che si trovano nelle stalle».
In pianura «Attacchi di lupi si sono avuti sia in Appennino che in pianura dove il lupo è tornato negli ultimi anni, per ragioni che definirei del tutto “naturali” nel senso che, da grande predatore, è spinto ad avvicinarsi ai luoghi nei quali può trovare cibo a disposizione e un pascolo non adeguatamente protetto con cani da guardia o una stalla senza recinzioni sono molto “appetibili”. Come Confagricoltura Parma siamo convinti che la convivenza tra il lupo, l’uomo e le attività agricole e allevatoriali sia possibile e necessaria – afferma -. Per farlo, però, bisogna dotarsi di una serie di strumenti che consentano di tenere i lupi a debita distanza delle aziende. Pensiamo, ad esempio, alle recinzioni elettrificate fisse o mobili; ai ricoveri notturni anti-lupo e ai cani da guardia».


Le accortezze «E poi servono una serie di accortezze che molti agricoltori ed allevatori mettono già in pratica come, ad esempio, una corretta gestione dell’attività aziendale evitando di lasciare scarti organici nelle letamaie o rifiuti alimentari e scarti di cibo nelle immediate vicinanza dell’azienda, fattori che possono rappresentare un “richiamo” per il lupo. Certo è che in tutto questo gli agricoltori – già chiamati ad affrontare numerose sfide (impennata dei costi di produzione ed energetici) – non possono essere lasciati soli. Per questa ragione è molto importante l’attenzione a questi temi dimostrata dalla Regione Emilia Romagna che, proprio in questi giorni, ha pubblicato un nuovo bando con un contributo massimo di 2.500 euro per l’acquisto del materiale necessario per costruire recinzioni a difesa degli animali da attacchi dei lupi e per difendere le colture da ungulati e altri animali come l’istrice e poi ancora per l’acquisto di cani da guardia o dissuasori acustici contro gli uccelli». Un aspetto resta centrale per Marini: «La presenza dell’uomo in montagna è fondamentale come presidio sociale e come prima forma di cura del territorio e come tale va tutelata. Affinché questa presenza sia garantita è necessario fare in modo che l’uomo possa svolgere la propria attività, anche economica da cui trarre sostentamento, in maniera agevole, evitando che certe situazioni, non adeguatamente controllate, portino l’uomo ad allontanarsi dai territori montani».


«Numero eccessivo»  Sugli episodi interviene anche Leopoldo Testi, presidente provinciale Enalcaccia e rappresentante provinciale dell’associazione ambientalista e conservazionistica Wilderness Italia, che ribadisce quanto già affermato in passato: «È da tempo che evidenzio la necessità di contenere il numero di lupi – spiega -. Non hanno competitori, si avvicinano alle case, predano non solo animali selvatici, ma anche pecore e cani che si trovano vicino alle case e chiunque abbia un animale sa il legame che si crea con il proprio animale e il dispiacere nel vedere questa fine. Insisto sulla necessità di un piano di controllo, così come si sta facendo negli altri stati europei. In Svizzera addirittura viene attuato anche all’interno dei parchi. Non aspettiamo che succeda l’irreparabile. È motivo di apprensione per tutti. Come presidente chiediamo a gran voce che si intervenga senza indugio – conclude -. Non c’è nulla da inventare, la normativa europea esiste, così come nel nostro paese».
 

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