Teatro Due
Dieci tra ex allieve ed allievi di un corso al Teatro Due di Parma chiedono di non spegnere i riflettori sulla vicenda di presunti abusi e molestie alle attrici, da parte di un regista e docente. Sul caso, risalente al 2019, c'è una sentenza del tribunale del Lavoro, di settembre 2025, che ha condannato la fondazione del teatro in solido con il regista, al risarcimento a due attrici per molestie sessuali e violenza sessuale durante un corso di alta formazione, mentre non risultano pronunce penali.
«Prendiamo parola con fatica, e con un senso di amarezza che non può più essere taciuto, sugli eventi che coinvolgono il Teatro Due di Parma e che in questi giorni hanno riacceso delle riflessioni necessarie. Lo facciamo per esprimere la nostra piena solidarietà» alle due attrici e «a tutte le persone che hanno avuto il coraggio di testimoniare, rendendo possibile una sentenza che segna un punto di non ritorno nella storia recente del teatro italiano». «Le 59 pagine della sentenza - scrivono gli ex allievi - raccontano qualcosa che riguarda tutte e tutti noi: abusi consumati all’interno di un contesto di formazione professionale dedicato alla crescita artistica e umana; proprio là dove la fragilità di attrici e attori è più esposta e dove la fiducia dovrebbe essere tutelata con maggiore cura, non tradita». «Concordiamo - dicono ancora - con la sentenza del Tribunale, che riconosce come la direzione del teatro non abbia vigilato adeguatamente rispetto ai comportamenti illeciti da parte del regista». Gli ex allievi dicono di dolersi, inoltre, nel «constatare che il nome del suddetto» regista «viene tutt'ora omesso dalla maggior parte delle dichiarazioni fatte a mezzo stampa o dai principali canali web che si occupano della vicenda. Scegliamo dunque di mettere nero su bianco ciò che tutti sanno, ma pochi dicono». Per la lettera è «inaccettabile la gestione istituzionale e in seguito mediatica che ha accompagnato e seguito questa vicenda: l’assenza di parole capaci di riconoscere il dolore delle donne abusate durante il nostro corso e negli ultimi trent'anni e l’incapacità di assumersi l’onere delle proprie non azioni».
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