STARE BENE
E se la nostra memoria registrasse e tenesse a mente tutto quello che legge, vede, sente come nel film Limitless, in cui il protagonista attraverso un «aiutino» chimico riusciva a incamerare tutto ciò su cui posava gli occhi, come sarebbe la nostra vita? Giovanni Gelmini, geriatra e direttore del Distretto Sud-est dell’Ausl di Parma, ci conferma quanto il buon senso ci suggerisce: la funzione del dimenticare ci permette di trattenere le cose importanti e di lasciar disperdere l’eccedente.
Se non avessimo la capacità di dimenticare, di assegnare una priorità alle cose da ricordare, diventeremmo tutti pazzi. L’abilità di ricordare ciò che è fondamentale e scartare quanto superfluo è da considerare quindi preziosa. Certo, con l’età la memoria si indebolisce, soprattutto quella a breve termine, ma quanto pesa l’usura del tempo sulle funzioni cerebrali? «Il cervello è sostanzialmente uno degli organi che meno risente, in condizioni normali, dell’usura degli anni. Il luogo comune secondo cui la vecchiaia equivale alla comparsa di “arteriosclerosi” cerebrale è un pregiudizio duro da sconfiggere e, purtroppo, ancora troppo radicato nella nostra cultura sociale. - spiega il dottor Gelmini – È pur vero che col passare degli anni il cervello può essere più facilmente colpito da malattie (demenza, malattia di Parkinson e parkinsonismi, ictus cerebrale, ecc.), ma in questo caso, ovviamente, non potremo più parlare di invecchiamento normale, bensì di invecchiamento cerebrale patologico. Ed anche in rapporto ad esso, tra l’altro, che è importante fare opera di prevenzione o ricercare sintomi spia in grado di diagnosticare e curare in fase precoce molte patologie del cervello, evitando o ritardando in tal modo la loro comparsa, la loro progressione e le loro complicanze».
Come possiamo esercitare la memoria anche in tarda età?
«Per essere sempre efficiente il nostro cervello deve essere continuamente stimolato. Ed anche la memoria, compresa quella più carente e che riguarda i fatti recenti, può risultare pienamente efficiente e conservata se l’invecchiamento si associa a due condizioni fondamentali: allenamento psichico e motivazione».
Come possiamo allenarci?
«Qualche strategia c’è: interesse e partecipazione all’argomento in esame non devono mai mancare come anche il rilassamento, poiché la tensione può prolungare una perdita di memoria; favorire attenzione e concentrazione anche creando un ambiente circostante idoneo; puntare su organizzazione (assegnare un posto alle cose da «non dimenticare») e metodo (leggere senza rileggere e ripetere può non risultare efficace); ausili mnemonici e associazione di idee che sono utili a qualsiasi età».
Con l’avanzare dell’età capita un po’ a tutti di non ricordare una parola o di dimenticare fatti recenti, quando dobbiamo preoccuparci?
Livia Ludovico, neurologa, direttrice del Centro per i disturbi cognitivi e demenze Fidenza e responsabile del Programma aziendale demenze-Ausl Parma, ci spiega che in Italia le persone affette da demenza, la cui forma più conosciuta è l’Alzheimer, sono circa 1 milione. Nei giovani questa malattia è rara mentre la possibilità di svilupparla cresce con l’avanzare dell’età. «La demenza non è una malattia specifica - precisa la dottoressa Ludovico - ma descrive un generale deterioramento delle capacità cognitive, (memoria, linguaggio, comprensione, apprendimento, capacità di lettura e scrittura) tale da interferire con la vita quotidiana. La demenza, purtroppo, non può essere guarita ma può essere curata. E i campanelli d’allarme da non trascurare sono: perdita di memoria e difficoltà ad apprendere cose nuove, disorientamento nel tempo e nello spazio (non sapere in che stagione siamo); difficoltà nelle attività della vita quotidiana (telefono, spesa, medicine, denaro...); confusione in ambienti familiari (riporre gli oggetti in posti sbagliati); cambiamenti di umore e comportamenti mai riscontrati prima, (sbalzi di umore, facile irritabilità, uscire in piena notte senza motivo); riduzione della vita di relazione. Questi cambiamenti spaventano molto i familiari». L’Ausl di Parma ha pubblicato un vademecum dal titolo: «La salute inizia dal cervello! Le regole per mantenerlo attivo e prevenire le demenze» grazie al quale è possibile capire come riconoscere i primi sintomi e come agire. Il primo passaggio resta sempre il colloquio con il medico di famiglia che indirizzerà il proprio paziente al Centro per i disturbi cognitivi e demenze di riferimento.
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