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I luoghi della cultura sono sicuri: lo dicono i numeri. E i fatti

I luoghi della cultura sono sicuri: lo dicono  i numeri. E i fatti

di Katia Golini

13 Ottobre 2020, 08:59

L'assessore Guerra: «Nessuno ha lesinato gli investimenti». Meo (Teatro Regio): «Abbiamo ispirato altri»

Donati (Teatro Due): «Siamo i primi a non voler correre rischi». Triola (Toscanini): «Tutto regolamentato»

Mascherine, misurazione della temperatura, distanziamento, contingentamento degli ingressi e delle uscite per evitare gli assembramenti, prenotazioni dei biglietti, tracciamento, sanificazione degli spazi: i luoghi della cultura sono sicuri. I più monitorati, regolamentati, controllati.   Lo dicono i fatti (chiunque sia andato a teatro lo sa bene e ha apprezzato restrizioni e vincoli, visto il fine) e anche i numeri. Uno studio di Agis (Associazione generale italiana dello spettacolo) dice che   su 347.262 spettatori che hanno partecipato ai 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, danza, prosa e concerti nel periodo che va dal 15 giugno (riapertura post-lockdown) ad ottobre, un solo spettatore è risultato positivo al Covid-19. Da qui l'appello - a cui il  ministro Franceschini ha risposto ieri  - a non introdurre norme ancora più restrittive  nel Decreto della presidenza del consiglio atteso a breve. 
Scongiurato il rischio del giro di vite, resta il fatto che i luoghi della cultura sono davvero  i più adatti a stare insieme in totale tranquillità.  «Si è diffusa la  preoccupazione a livello nazionale perché un'eventuale nuova limitazione  avrebbe inflitto  una seconda mazzata al settore - spiega l'assessore alla Cultura Michele Guerra -, mazzata difficile da sopportare nella situazione di difficoltà generale. Un'altra interruzione del pensiero e del dialogo con gli spettatori sarebbe stata troppo rischiosa. Non c'è dubbio che i  luoghi della cultura sono particolarmente sicuri. Tutti a Parma  hanno sviluppato un'attenzione altissima mirata alla cura del pubblico portando le misure di sicurezza ai massimi livelli. Nessuno si è tirato indietro e nessuno ha lesinato gli investimenti. Ho già avuto modo di dirlo: il luoghi della cultura, teatri, cinema e musei,  rappresentano il banco di prova del senso di responsabilità e della consapevolezza. Visti i risultati penso proprio che è da qui che si deve ripartire. Se la città fosse un teatro... potremmo proprio stare sereni, purtroppo non è così». 

Si sono attrezzati i nostri teatri, dai più piccoli ai più importanti. Anche in vista della stagione fredda. Quanto a misure anti-contagio, ha fatto l'impossibile Anna Maria Meo, direttrice generale del Teatro Regio e direttrice artistica del Festival Verdi. Oltre ai provvedimenti di rito (anche il tracciamento dei singoli spettatori), ha deciso di  «rivoluzionare» non solo la pianta dei posti in platea e nei palchi, ma di apporre alle sedute barriere di plexiglas che non intralciano la vista né la possibilità di scambiare una parola con i vicini di posto. «Abbiamo fatto delle scelte che sono state d'ispirazione anche per altri teatri e siamo riusciti a ricavare circa 600 posti, che possono aumentare leggermente se nei palchi si siedono dei congiunti. E' stato faticoso, ma ce l'abbiamo messa tutta per non privare il pubblico del piacere di venire a teatro sentendosi sicuro, tranquillo, protetto. Le persone hanno voglia e hanno il diritto di riappropriasi delle abitudini di un tempo, di quelle necessità vitali rappresentate dalla cultura in generale». 

«Il teatro è luogo regolamentato per eccellenza - dice Paola Donati, alla guida di Fondazione Teatro Due, che  -. Controlli sugli spettatori, distanziamento, sanificazione dei locali sono garantiti. Abbiamo ovviamente dimezzato gli accessi, sia all'Arena sia negli spazi interni, e riscontrato una grande voglia di partecipare, rispettando senza difficoltà le regole sanitarie. Sabato, con Moni Ovadia, abbiamo anche ripensato il sistema di illuminazione in sala e governato gli afflussi alla caffetteria perché siamo i primi a non voler correre rischi. Il problema è ridefinire gli spazi, ma una volta fatto questo possiamo operare in totale sicurezza per il pubblico. Teatri, musei, cinema sono pezzi di vita delle persone che ci lavorano e che li vivono. La loro funzione è creare socialità, far circolare le idee. Vogliamo continuare a lavorare anche perché le persone vogliono esserci».


Alberto Triola, sovrintendente della Filarmonica Toscanini, ringrazia il presidente di Agis per l'impegno profuso nella difesa del settore e il ministro Franceschini per la risposta. Anche al Paganini sono in vigore norme rigide, ma efficaci e apprezzate dagli spettatori: «Oltre al controllo della temperatura, al distanziamento, all'eliminazione dell'intervallo,  al contingentamento degli ingressi e delle uscite abbiamo deciso di essere rigidi anche sulla tracciabilità. Ai nostri ospiti chiediamo un documento d'identità in modo da sapere esattamente chi entra e dove si siede. Oggi possiamo dire con grande fierezza che il pubblico dei nostri concerti assiste allo spettacolo dal vivo in totale sicurezza. Un appello? Non priviamoci della gioia  e del conforto che vengono dall'ascoltare bella musica o dall'andare a teatro. E non perdiamo l'occasione di condividere con gli altri questi momenti. La sicurezza è garantita».

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