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Pranzo solidale

«Noi profughi, tornati a vivere grazie al vostro grande cuore»

«Noi profughi, tornati a vivere grazie al vostro grande cuore»

di Eugenia Carpana

17 Giugno 2022, 07:30

Qualche momento di leggerezza e di ritorno alla normalità per i profughi ucraini che domenica, durante il pranzo solidale organizzato dalla sezione salese dell’Avis in collaborazione con tutte le associazioni locali di volontariato, si sono potuti ritrovare condividendo momenti di convivialità anche con gli abitanti di Sala Baganza.

Nel centro feste di via Di Vittorio erano presenti anche il sindaco Aldo Spina, il vicesindaco Giovanni Ronchini, l’assessore alle Politiche sociali Giuliana Saccani e Adriano Temporini, direttore di Pedemontana sociale oltre ai tanti volontari delle associazioni salesi, dalla Proloco alla Protezione civile, dall’Anpi al circolo Enigma dal Baseball Club a Calabria & Friends. «Questa è l’ennesima dimostrazione di cosa significano “solidarietà” e “politica sociale inclusiva” - afferma Adriano Temporini -. Si sono riuscite a mettere in piedi, in tutti i comuni della Pedemontana e in tutta fretta, numerose attività come doposcuola, centri estivi, corsi di alfabetizzazione». Più di 160 sono le persone accolte nel territorio dell’Unione di cui ben 130 in famiglia e solo una trentina nei percorsi istituzionali. «Questo restituisce una responsabilizzazione della comunità», osserva Temporini.

Tra i tanti ragazzi che si sono offerti volontari per dare una mano con il servizio ai tavoli, ci sono anche Anna e Tania, fuggite dalla guerra. «Sono arrivata a marzo, da Kharkiv, con le mie due figlie di dieci anni - racconta Tania -. La nostra casa è stata distrutta durante i bombardamenti. Qui vive mia madre che lavora in Italia da vent’anni. Mio marito è rimasto a combattere a Kharkiv, al confine con la Russia, con Belgorod. Ha voluto che noi andassimo lontano dalla guerra. Ci manca tantissimo. Vogliamo tornare al più presto, ma non a Kharkiv, perché lì non abbiamo più un posto dove vivere».

Anche Anna è arrivata in Italia tre mesi fa, dal Donbass, con i suoi due figli di 5 e 15 anni, il marito è ancora in Ucraina. «Qui non ho nessuno, ma ho scelto l’Italia perché mi piace e perché è lontana dal mondo russo. Vorrei poter tornare a casa. Ma voglio che i miei figli vivano! Non sapete cosa sia la Russia. Da lì me ne sono andata nel 2014. Ho imparato la lingua ucraina e imparerò qualsiasi lingua pur di tenere al sicuro i miei figli».

E poi c’è Luigi del circolo Enigma, 25 anni. La sua famiglia ha aperto le porte ai rifugiati. «La casa di mio nonno, a Lemignano di Collecchio, è abbastanza grande così abbiamo potuto ospitare tre famiglie ucraine, una decina di persone» spiega. «Sono arrivati da noi ad aprile - aggiunge suo padre Fausto -, ci sono ragazzi dai 6 ai 15 anni e tutti hanno potuto riprendere la scuola. I bambini le elementari a Vicofertile, il ragazzo di 15 anni è riuscito a terminare gli studi di ragioneria al Melloni». Ringraziamenti alle famiglie e alle associazioni per il loro grande spirito di solidarietà da parte del sindaco Aldo Spina. Il ricavato del pranzo solidale confluirà nella raccolta fondi della fondazione Munus per gli aiuti alle famiglie ucraine e al sostegno del loro percorso di integrazione.

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